La Primula di Palinuro è un occhiello giallo che spunta dalle crepe delle nostre coste. Pur avendo “nobili e antiche origini” vive una vita solitaria e modesta. Essa fu scoperta nel 1767 dal botanico napoletano Vincenzo Petagna durante un suo viaggio in Calabria. Approdato in una delle insenature che si aprono lungo la costa degli Infreschi, lo studioso trovò questa pianta e le diede il nome scientifico di Primula palinuri Petagna. Bisogna però precisare che questa non fu una vera e propria scoperta, ma piuttosto una “riscoperta”, in quanto un altro botanico napoletano, Fabio Colonna, aveva già scoperto questa pianta nel 1592 e la inserì nella sua opera, il Phytobasanos, denominandola “Alisma” (…in Palinuri rupibus humidis frequens), ma non la riconobbe come una nuova specie e quindi non le diede un nome ufficiale.
La primula di Palinuro è oggi tra le specie tutelate presenti nel Cilento e infatti costituisce il logo del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni. La rara ed emblematica abitatrice delle rupi costiere cilentane è conosciuta dai naturalisti di tutto il mondo, anche se noi fino ad ora non le abbiamo dato il giusto risalto. E' stata inserita nelle Liste Rosse IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), che rappresenta il più vasto database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il globo terrestre, nella categoria “Vulnerabile”. Tale categoria (VU) viene assegnata ad una specie quando la sua popolazione risulta diminuita del 50% in dieci anni o quando il suo areale si è ristretto sotto i 20.000 km² o il numero di individui riproduttivi è inferiore a 10.000. Inoltre la primula di Palinuro è inserita negli elenchi nazionali ed internazionali delle specie protette a rischio di estinzione, rappresentando una delle specie vegetali che necessitano di una protezione rigorosa, in quanto il suo areale, oltre ad essere molto ridotto, è anche fortemente frammentato.
La Primula palinuri è un fiore più unico che raro; difatti nasce esclusivamente in alcuni tratti costieri, per un’estensione inferiore a 100 chilometri, che partono dal basso Cilento fino all’inizio della costa calabra ed esattamente a Palinuro, nei pressi del capo, sullo scoglio del Coniglio e nella costa della Molpa, a Marina di Camerota sull’isola della Calanca e al porto naturale degli Infreschi, a Punta Caina nelle vicinanze di Maratea, in Basilicata sulla scogliera di Fiuzzi e sull’isola di Dino presso Praia a mare in Calabria. Fiorisce tra la fine di febbraio e la prima metà di marzo, cresce a una distanza non superiore ai 300 metri dal mare e fino a 200 metri di altezza e affonda di preferenza le sue radici nel terreno di accumulo delle fenditure di pareti calcaree verticali esposte a nord o nord-est. Si presenta con una rosetta alla base di circa 20-25 cm. di diametro, formata da numerose foglie carnose e coriacee col bordo dentato e attaccata alla roccia; da questa si diparte lo stelo per circa 12-20 cm culminante con numerosi fiori dall’intenso colore giallo dorato e dal calice bianchissimo. Ha una storia affascinante e misteriosa.
Le primule sono specie che abitano le montagne e preferiscono il Nord, ma una di esse, forse due milioni di anni fa (o addirittura nel Terziario antico e prima delle glaciazioni del Quaternario), iniziò un lungo viaggio che la portò al Sud. Sopravvisse a tutte le mutazioni ambientali senza mai mutare. Quando il Mediterraneo cominciò ad arricchirsi di specie nuove ed habitat rumorosi, lei, custode della memoria di un mondo poco abitato, andò ritirandosi in spazi isolati. Raggiunse le ripide rupi a picco sul mare, scelse rocce particolari nelle quali affondare le radici (calcari e dolomie mesozoiche del Triassico e del Giurassico) e si orientò a nord, senza mai esporsi completamente al sole.
È lì che la si può ancora trovare, a contatto con gli spruzzi delle acque marine da cui non si allontana mai troppo. E tra febbraio e marzo, quando la maggior parte delle specie è in riposo vegetativo, offre uno dei grandi spettacoli della natura: i suoi fiori sbocciano colorando di giallo le fessure delle rupi sul mare.
La sua storia rassomiglia un po’ al paese che la ospita. Palinuro, ritenuto “la Perla del Cilento”, vive – ahimè - una vita solitaria per la maggior parte dell’anno, come un Signore nel suo medioevale castello. D’altronde anche la primula, pur studiata, monitorata, diventata simbolo, è ancora retaggio di poche persone: botanici e studiosi. Così come questo paese, dal mare cristallino e dall’azzurro quasi irreale, vive, anzi sopravvive di luce riflessa di un passato ormai tramontato, di una nostalgia che a volte fa male. Forse non è un caso che questo fiore sia capitato qui. L’animo profondo di questo paese è stato un richiamo per l’occhiello giallo, esile e sensibile. Insieme, forse, potranno intraprendere un cammino nuovo che li condurrà lontano. Ognuno porterà il suo bagaglio riscattandosi a vicenda… per vivere tra la gente e per la gente.
Davide Cusati