L'attività sismica del bacino del mediterraneo e quella eruttiva dei vulcani, sia emersi che sommersi, si mantiene piuttosto attiva ed anzi tende all'incremento, in modo particolare nell'area dell'Egeo e nel bacino del Mar Tirreno, e in special modo nell'area dell'anello eolico e nella piana abissale del Tirreno dove i vulcani continuano la loro attività eruttiva.
Sostanzialmente quindi la zolla euro-asiatica continua a spingere contro quella africana con lenti movimenti di assestamento sia nei fondali marini che sulla terra emersa e l'espressione più significativa dei vari scorrimenti e compressioni si manifesta attraverso l'accumulo ed il repentino rilascio di energia: il terremoto.
La pericolosità di un terremoto è determinata da molteplici fattori (intensità, durata, profondità ecc.) e conviverci significa adattare la vita sociale, culturale e pratica ad una serie di precauzioni e prevenzioni.
Occorre abituarsi a considerare il terremoto come tanti altri eventi (bufere, temporali, trombe marine ecc.) con una grande ma importante differenza: non è prevedibile, ma forse probabile.
Questo perché si conoscono le zone sismiche e quelle maggiormente a rischio, con la possibilità quindi di adottare necessarie ed opportune prevenzioni, come ad esempio con accorgimenti antisismici per le costruzioni e la conoscenza del comportamento da tenere in occasione di un evento sismico.
Sorvoliamo sulla dolente nota dell'abusivismo edilizio: dove spesso non si tiene conto delle caratteristiche costruttive, figurarsi del minimo accorgimento antisismico, ma desideriamo mettere in risalto il fatto che le splendide coste del mar Tirreno si possono trovare coinvolte in uno scenario molto più complesso, se alla concomitanza di un terremoto oppure di uno smottamento su qualche pendio dei vulcani sommersi della piana abissale tirrenica, si affiancasse un altro catastrofico evento: uno tsunami o maremoto.
Senza dimenticare alcuni dei cataclismi dei secoli addietro (1693 Catania, 1908 Messina) ed altri di minore ma non drammatica entità, una blanda avvisaglia di ciò che potrebbe capitare l'abbiamo avuta nel dicembre 2002 quando un maremoto di non eccessive proporzioni ha interessato le coste del Cilento a seguito del franare del versante della Sciara del Fuoco, alle pendici del vulcano Stromboli.
La vivacità e l'instabilità del vulcani del mar Tirreno non permettono molta tranquillità e forse sarebbe il caso di riflettere sulle catastrofi che potrebbero causare. In special modo fa paura il Marsili, il vulcano sottomarino più imponente d'Europa, nei confronti del quale anche il prof. Boschi nutre qualche preoccupazione quando asserisce che: "l'edificio del vulcano non è robusto e le sue pareti sono fragili" ed il geologo Dario Belegni aggiunge: "…ritengo che sia opportuno che si cominci a parlare anche dei possibili rischi di tsunami nel Mediterraneo generati da frane sottomarine ed eruzioni vulcaniche. A tale proposito l'esistenza del vulcano attivo Marsili, come si sa da tempo, è un pericolo potenziale e reale sul fondo del Tirreno proprio di fronte alle nostre coste".
E non dimentichiamo che Marsili è in buona compagnia, circondato com'è da altri vulcani attivi e non meno pericolosi tra cui Vavilov, Palinuro, Magnaghi ecc., tutti potenziali attori di possibili disastrosi tsunami.
Dopo il catastrofico tsunami della Tailandia sono state avanzate proposte per installare anche nel mediterraneo un sistema di allerta rapida da tsunami; è indubbio che a differenza di un terremoto, il maremoto lascia qualche modesto margine temporale, ma a mio modesto avviso potrebbero risultare in parte efficaci solo in presenza di un evento non particolarmente intenso, per le caratteristiche del Mediterraneo e del Mar Tirreno. In particolare, in presenza di uno tsunami di grandi proporzioni, il sistema non avrebbe spazi temporali sufficienti per poter attivare contromisure; forse occorrerà valutare altre soluzioni ma soprattutto è necessario che le popolazioni conoscano i pericoli ed imparino comportamenti idonei a ridurre per quanto possibile i rischi almeno fisici.
Le onde che si formano in occasione di uno tsunami si allargano ad elevate velocità ed avvicinandosi alle coste, diminuiscono la velocità ma aumentano l'altezza, formando così veri e propri muri d'acqua.
In occasione dello tsunami del dicembre 2004 in Tailandia, una bambina inglese si è salvata solo perché a scuola le avevano insegnato che, quando il mare si ritira, non bisogna fermarsi a guardare l'evento o farsi prendere dalla curiosità di osservare ciò che emerge, ma allontanarsi velocemente.
Sbirciando tra le statistiche che si trovano in internet, si scopre che nel bacino del Mediterraneo
negli ultimi quattrocento anni si sono verificati circa quindici maremoti a secolo… Quello in cui ci troviamo è iniziato solo da pochi anni.