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luglio 2011
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ALCUNE RIFLESSIONI SU VARI LIVELLI DELLA POLITICA

Recentemente, su alcuni quotidiani, è stato pubblicato, a cura del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo, un decalogo, sintesi del libro "Manuale del buon politico" scritto da Luigi Sturzo circa sessant'anni fa.
1) E' prima regola dell'attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che hai promesso.
2) Se ami troppo il denaro, non fare attività politica.
3) Rifiuta ogni proposta che tenda all'inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico.
4) Non ti circondare di adulatori. L'adulazione fa male all'anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.
5) Non pensare di essere l'uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori.
6) E' più facile dal no arrivare al si che dal si retrocedere al no. Spesso il no è più utile del si.
7) La pazienza dell'uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai.
8) Dei tuoi collaboratori al governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti.
9) Non disdegnare il parere delle donne che si interessano alla politica. Esse vedono le cose da punti di vista concreti, che possono sfuggire agli uomini.
10) Fare ogni sera l'esame di coscienza è buona abitudine anche per l'uomo politico.
Per conoscere il pensiero di questo profeta inascoltato ci si può collegare al sito www.centrosturzo.it
Passano gli anni, si succedono governi di diverso orientamento politico, ma la malerba della corruzione, le cricche di affaristi, continuano sempre a prosperare nel sottobosco della politica. Scrive a questo proposito il cardinale Ravasi: "Per molti politici far prevalere l'interesse pubblico su quello privato è una barzelletta, tanto l'arraffare per sé è divenuto una regola che si abbraccia subito appena si è al potere". Così la prima qualità che si richiede a un politico è la furbizia, cioè l'ingegnosità votata all'egoismo, al tornaconto personale. Scriveva, molti anni fa, Giuseppe Prezzolini: "l'italiano ha un tale culto per la furbizia che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia, non soltanto per la propria furbizia ma per la reverenza che l'italiano ha per la furbizia stessa". Ma quali sono stati i risultati di questo modo di far politica?
A questo riguardo, il professor Franco Cassano, nel libro pubblicato di recente "L'umiltà del male", afferma: "Senza slancio morale la politica si riduce agli affari privati di una casta e fallisce il suo compito; in eredità lascia solo devastazioni e impedisce la crescita di una classe dirigente capace di occuparsi della cosa pubblica". "Il dramma si ripete ogni volta che i migliori, invece di chinarsi sui meno dotati per stimolarli a innescare una spirale positiva si ritirano in un isolamento orgoglioso e snobistico, una sorta di narcisismo etico". Per Cassano è essenziale che i migliori "scendano dalle altezze nelle quali si sono isolati e si inoltrino nelle zone grigie dove abita la maggioranza degli uomini per comunicare loro la verità del bene". Queste considerazioni valgono per tutti i livelli della politica, da quelli più alti fino a quelli più bassi. Veniamo ora alla politica che ci riguarda più da vicino. Tra meno di un anno nel nostro Comune (Centola) si svolgeranno le elezioni amministrative. Ormai credo sia arrivato il momento dei bilanci e, anche a voler osservare con occhio benevolo l'operato dell'amministrazione comunale, non si può non rilevare l'enorme distanza tra i suoi programmi, le nostre attese, e i risultati raggiunti. Il nostro Comune sembra una barca che sta affondando. Fra poco, molto probabilmente, si accenderanno animate discussioni sui colpevoli di questa difficile situazione. In giro vedo molto pessimismo, sembra che non ci siano molte possibilità di salvarci dal naufragio, però ritengo che in questo momento drammatico, ognuno dovrebbe dare il proprio contributo per evitare il peggio.
Bisognerebbe innanzitutto riflettere sui nostri errori e cercare di promuovere una nuova classe dirigente capace di superare i dissidi tra i gruppi politici del passato, evitare faziosità e contrapposizione cieca e aprioristica. Se riconduciamo la politica alla ricerca del "bene comune", può aver senso la controversia, ma non il conflitto, non l'odio di parte, che spesso si è visto nelle campagne elettorali del passato. Credo che dovremmo rivolgerci alle nuove generazioni, anche se molti dei giovani più preparati hanno dovuto emigrare e di quelli che sono rimasti molti appaiono demoralizzati, perché pensano di non avere futuro, che non verranno premiati valori come il merito o le capacità professionali, ma che contano solo le raccomandazioni e i raccomandati. Se prevale questa interpretazione della realtà basata solo sullo scetticismo, sul pessimismo, sul cinismo, se non si ha più la capacità di sperare, se a volte non si riesca neppure a esprimere ciò di cui si ha veramente bisogno, allora credo che ci sia qualcosa di sbagliato nella nostra cultura. Se le premesse culturali rimangono queste, possiamo sperare solo di sopravvivere, ma non puntare al benessere. Ritengo che una buona qualità della vita, nel nostro paese, si potrebbe ottenere solo se si ricreano le condizioni per stabilire delle relazioni basate sulla fiducia reciproca tra i singoli cittadini e tra questi ultimi e gli amministratori comunali.

Gustavo Mion