10 luglio 2019

Mamma mia! Questa volta Palinuro si è veramente incazzato!

di Paolino Vitolo

Notizia così così: proprio oggi che doveva arrivare la nave Palinuro della Marina Militare, come da programma indicato nell’articolo del 9 luglio “Palinuro festeggia…”, il tempo si è guastato. Ma questo lo sapevamo già, quindi la notizia non è un gran che.

Notizia bomba: proprio oggi che doveva arrivare la nave Palinuro della Marina Militare, detta nave è in avaria nel porto di Salerno. E non sappiamo quando arriverà.

Direi che come minimo tutti gli importanti personaggi che hanno organizzato l’evento dovrebbero dotarsi di un robusto corno contro il malocchio. Ma non penso che questo tipo di scongiuro sia sufficiente: sarebbe meglio che ci si passasse la mano sulla coscienza e si pensasse agli errori e alle omissioni in cui si è miseramente inciampati.

Dovete sapere che Palinuro, cioè il nocchiero di Enea, è da quasi tremila anni particolarmente arrabbiato con i palinuresi. È vero che gli indigeni selvaggi e trogloditi di allora uccisero il povero marinaio per compiere inconsapevolmente l’anatema di Nettuno, che aveva detto che la nave di Enea non sarebbe mai arrivata sui lidi della futura Roma senza il sacrificio di un componente dell’equipaggio:


«Unum pro multis dabitur caput.
Una sola vittima per la salvezza di molti»

(Eneide, V, 815)

Ma è anche vero che la povera vittima dovette sentirsi molto offesa dal fatto di essere stato lasciato a marcire insepolto sulla spiaggia, fatto che gli impediva di entrare nell’oltretomba. E infatti egli apparve ad Enea sceso nell’Ade in compagnia della Sibilla cumana e lo supplicò di dargli sepoltura, esortandolo a cercare il suo corpo tra i flutti degli approdi velini.


«Aut tu mihi terram inice, namque potes, portusque require Velinos.»

(Eneide, VI, 365)

Ed Enea dovette accontentarlo, perché a Caprioli ci sono i resti di un cenotafio di epoca romana, conosciuto come “sepolcro di Palinuro”.
Guarda caso, proprio il cenotafio davanti al quale si doveva lanciare in mare la corona di alloro durante i festeggiamenti di questi giorni. Evento cancellato per motivi imperscrutabili con decisione fulminea, che purtroppo, a quanto pare, Palinuro non ha gradito.
Speriamo che si calmi sabato prossimo, quando ci sarà la cerimonia di svelatura della sua statua. Speriamo che il tempo si aggiusti e che anche la nave che porta il suo nome si aggiusti e possa arrivare in queste acque.

Non sarà facile però farlo calmare, perché i palinuresi moderni, anche se non ammazzano più i naufraghi sulle spiagge, continuano a commettere errori. Infatti, Palinuro (il paese, non il marinaio) continua da anni a degradarsi: se ne è andato il Club Med, se ne è andato lo Sporting, il centro storico va a pezzi, non si capisce se c’è una piazza e, infine, non si capisce se il porto è porto o accozzaglia di lidi balneari. L'unica attività fiorente è quella dei parcheggi a pagamento.

E poi, per citare un argomento che mi sta a cuore, la Lega Navale Italiana Sezione di Palinuro, pur avendo ben 75 soci, non ha ancora una sede, e neanche un approdo marino dove ospitare le 12 barche acquistate ben due anni fa per fare scuola vela e per diffondere soprattutto fra i giovani la cultura del mare e dall’ambiente.

E, a proposito! Avete presente il programma pubblicato nel succitato articolo del 9 luglio? Se guardate bene in esso non c’è mai, in nessun evento, una rappresentanza della Lega Navale. È vero, ci sono “giacchette” a non finire, che saranno felici di “papariarsi”, ma questi personaggi a Palinuro (il nocchiero, non il paese) non piacciono.

Egli è un marinaio e preferisce i marinai. Ma questi – guarda caso – non sono stati invitati alla festa.

Auguri, ragazzi. Speriamo bene!

 


Cenotafio di Palinuro (acquaforte di Franz Ludwig Catel, 1812)