Una festa. La festa di una comunità attorno a chi meglio ne interpreta sensibilità e ricordi. Maria Luisa Amendola, Marisa per tutti noi presenti alla "Casa canadese" la sera del 18 marzo 2017, ha presentato il suo libro “Ritti antichi” (Detti antichi), raccolta di Proverbi di antica saggezza, corredata da racconti e Filastrocche. Maria Luisa Amendola, nel suo ruolo di stimolo culturale e di infaticabile promozione di eventi sociali, ancora una volta ha saputo sollecitare e raccogliere i contributi indispensabili della comunità palinurese, cilentana. La base sono i ricordi collettivi, il collante che insieme al dialetto locale contribuisce a unire gli abitanti al loro territorio nel tempo e nello spazio.
Il risultato, ancora stasera, è stato un momento di coesione che, ovviamente, non ha l'ambizione di risolvere i tanti problemi esistenti qui come ovunque. Ma ha l' obiettivo di perseguire un risultato, questo sì. E l' obiettivo stasera era la rinascita del "Cine Mattinale", dopo troppi anni di incuria e indifferenza. Un' altra battaglia difficile. Ancora una volta il passato e il presente si incontrano : sentir risuonare nel dialetto cilentano immagini e contenuti di una cultura e società dichiaratamente passate, per sostenere una battaglia del presente, la rinascita di un luogo di aggregazione che potrebbe arricchire l’offerta inadeguata di spazi e occasioni di stimolo. Con apparente leggerezza e momenti di aperto divertimento, la serata ha rievocato una vita spesso tutt’altro che idilliaca, trattando temi socio-ambientali, quale il ruolo della donna, i rapporti familiari, il lavoro e le sue stagioni, le aspettative di tutti, fino alla omologazione città/paesi e all’impatto della tecnologia sul vissuto di ciascuno di noi. Il tutto nel risuonare protagonista del dialetto, la lingua delle emozioni che apre le porte della memoria. Cronaca della serata
La serata, dunque, si è svolta a Palinuro, presso la “Casa Canadese”, struttura da poco restituita alla cittadinanza. La sala si è presto riempita, in un omaggio dichiarato all’ Autrice e dimostrato anche con mazzi di fiori e frequenti applausi. Accanto a Marisa Amendola, Paolino Vitolo che ha curato la formattazione informatica del libro e ne ha introdotto i temi trattati, Maria Rosario LoSchiavo che ha coordinato l’ organizzazione dell’evento ed ha posto numerose e puntuali domande all’Autrice, coinvolgendo anche il pubblico, e Pina Esposito che ha interpretato (più che letto) numerosi proverbi, oltre a brani musicali come “La Cilentana”, cantati con molta partecipazione. E proprio la musica ha aperto la serata, con il brano struggente “U mare de nonna Sabella” scritto da Domenico Scarpati, il “Totoccio” autore del “Paravisu r vasciu”.
Paolino Vitolo ha quindi dato subito la parola al Sindaco, Carmelo Stanziola. Il Sindaco ha ribaltato i termini usuali di accoglienza, dicendosi lui onorato di essere presente stasera, ed ha espresso apprezzamenti motivati per il ruolo di Marisa Amendola (Una concittadina che ci fa incontrare), per la passione culturale da proseguire, e per chi cura le parole antiche e il passato comune.
Paolino Vitolo, con un ricordo emozionato della propria scoperta di Palinuro nel 1964 e una rivendicazione appassionata del suo essere a buon titolo palinurese (oltre che napoletano), ha completato la presentazione del libro di Marisa Amendola, opportunamente richiamando l’attenzione alla dedica di tale libro (“Alla gente della mia terra e a quanti vogliono conoscerla”), dedica che esprime bene la “missione culturale” dell’Autrice. Vitolo ne ha ricordato la biografia, i lunghi anni di insegnamento a Palinuro, gli altri libri scritti e quelli in fase di imminente presentazione.
Dopo il citato stacco musicale de “La Cilentana”, Maria Rosaria Lo Schiavo ha avviato la sua incisiva “intervista” all’ Autrice, partendo dal sottotitolo del libro Chi vai pe’ stu mare ‘sti pisci piglia, che inquadra l’ambito della discussione. Una frase, quella del sottotitolo, che non è limitativa ma mette a fuoco il taglio naturalmente, ma solo inizialmente, “localistico” della discussione, in quanto i temi trattati, partendo dalla conosciuta base locale, si raccordano immediatamente a temi universali. Alla domanda sul perchè di questo libro, la Amendola ha prima di tutto voluto ringraziare il Sindaco, il pubblico, il Comitato pro cine Mattinale (il libro – realizzato a proprie spese dall’Autrice - ha l’obiettivo di finanziare il progetto di riapertura del Cine Mattinale a Palinuro). Ha quindi chiarito la sua volontà di non solo riprendere il dialetto antico, ma di volerne fissare i termini sulla carta. E ancora, il desiderio di riportare nel presente un po’ del comune tempo passato, raccontato attraverso i proverbi e le filastrocche. Alla seconda domanda, ineludibile, di come era e come è cambiata la gente di questa terra, l’Autrice non ha potuto che rispondere : “molto”, distinguendo due fasce di individui, quelli nati nella prima metà del ‘900, a disagio con l’impatto forte dei cambiamenti (comunque inevitabili) e i più giovani, a proprio agio con la tecnologia, considerata dalla Amendola utile ma spesso fagocitante.
La lettura espressiva da parte di Pina Esposito dei primi proverbi, sul rapporto genitori-figli, ha consentito a Maria Rosaria di chiedere cosa stia succedendo ai giovani, che cosa ha travolto il rapporto genitori-figli. Marisa ha articolato la risposta citando la Riforma del diritto di famiglia del 1975, la giusta parità tra i genitori ma poi anche i cambiamenti radicali del rapporto genitori-figli. Il ruolo, ancora, della tecnologia che ha dato ai più giovani un dannoso senso di superiorità rispetto agli adulti,con prevaricazioni e ribellioni troppo diffuse. La Amendola considera che molti ragazzi siano di fatto trascurati in conseguenza della rottura dei nuclei familiari un tempo consolidati. L’autonomia va bene, ma il vivere ognuno per conto propro no...ha concluso. Con riferimento ai proverbi sull’invidia, Maria Rosaria ha chiesto all’Autrice cosa pensa che susciti invidia oggi. E lei ha risposto che, forse come sempre, si invidia degli altri il benessere economico e il potere. Il proverbio “A lanterna in mano a cecati”, è servito a Maria Rosaria Lo Schiavo per una domanda a sorpresa al prof. G. Lupo, sulla adeguatezza dei responsabili culturali. Lupo, una vita trascorsa nella scuola, ha dato valutazioni irrimediabilmente negative, facendo risalire al mitico ’68 sì il merito di aver portato la democrazia nella scuola ma anche negatività di cui ancora si risente. Come prevedibile, molti proverbi (di elaborazione maschile...) riguardano le donne, evidenziandone la seduzione “connaturata” e le capacità pratiche – come ha sottolineato Maria Rosaria nella domanda su quale donna vive oggi nel Cilento. Nella sua risposta, Marisa ha distinto nuovamente le categorie in base all’età : le più anziane conservano la propria cilentanità (tradizioni, valori, abitudini), le più giovani sono “globalizzate”. Come detto, il libro contiene anche Racconti. Del più lungo, “Se le corna fossero frasche”, Maria Rosaria ha sintetizzato l’avvio e poi Pina Esposito ha letto le descrizioni conclusive. Il Racconto è una vivida, colorata, amara considerazione degli effetti della omologazione città/paesi, esasperando un aspetto della emancipazione femminile e della globalizzazione dei comportamenti. Maria Rosaria ha poi colto nel Brigantaggio un altro aspetto della storia cilentana cui dedicare uno spazio, attraverso la lettura della atroce lettera del Brigante Colamarino alla sua donna (presto sua vittima).
Subito dopo Nico Travaglia ha cantato la Ballata “Brigante se more”, accompagnato dalla musica di pianola e tamburello. E ancora, nella ricchezza dei temi trattati, la “saggezza” cilentana nel quotidiano, vista attraverso i suoi proverbi. Alla domanda su cosa sia la saggezza oggi, Marisa ha risposto : saggio è chi sa usare tutti gli strumenti della tecnologia, senza esserne dominato, come – ha aggiunto – succede ai giovani. E ancora proverbi, sull’”ottimismo cilentano”, la speranza cioè che le cose vadano meglio in un prossimo futuro. Gerando Luise, l’insegnante appassionato ed esperto di dialetto, che ha contribuito alla revisione dei testi, ha aggiunto al concetto di “ottimismo” il contraltare di una certa incapacità di reagire alle difficoltà sociali. Per quanto riguarda i contributi linguistici al libro, Gerardo Luise ha citato l’inserimento alla fine di molte parole, altrimenti “tronche” di una “e” (detta alla francese, cioè, scritta ma da non pronunciare) : interventi necessari, ha spiegato, in assenza di un “canone” scritto per quanto riguarda il dialetto cilentano, in particolare nel Cilento del sud, concludendo in modo poetico “scrivere è anche musica”. Sul piano meno poetico della durezza del vivere, Gerardo Luise ha aggiunto che la società cilentana ha vissuto a livello medievale (baronìe) fino a pochi decenni fa, spesso con una tristezza diffusa e il “cappello-in-mano”, il dover fare di necessità virtù, aspetti che rappresentano l’altra faccia della medaglia nella ricostruzione dei tempi passati, tempi ricordati come belli solo perchè si era giovani. D’altro canto, anche Marisa Amendola non ha mai mitizzato il tempo passato, di cui vuole mantenere la memoria, non certo farne rivivere le amarezze e le difficoltà. In questo campo, ha concluso nella sua risposta Gerardo Luise, il cambiamento c’è stato con l’emigrazione. Altro tema di eterna validità, il rapporto tra marito e moglie, nella evoluzione dei costumi. Lo spunto lo ha dato un detto sul marito “gonneddaro”, cioè dominato dalla moglie (un tempo una rarità statistica, forse). Il ruolo della moglie oggi è profondamente cambiato, ha riconosciuto Marisa in risposta alla domanda di Maria Rosaria, affermando convinta l’importanza di collaborazione e amicizia nella coppia. Nell’aggiungere che le donne a volte “si sono prese un po’ troppo”, ha concluso che la saggezza è nella giusta misura. A questo punto dell’ incontro, Marisa Amendola ha offerto un momento assolutamente delizioso, vivace, effervescente, con la sua lettura di un Racconto non inserito nel libro, in quanto scritto da lei dopo la stampa : “A mala nuttata e a figlia femmina”, titolo ripreso dal proverbio omonimo. Pur trattando un tema molto serio e a volte drammatico, come la discriminazione di un tempo verso le figlie femmine, in quanto femmine, il taglio del Racconto e della interpretazione dell’Autrice è stato volutamente colorito, ironico, partecipato, convincente.
Verso la conclusione della serata, Maria Rosaria – nel definire i proverbi una metafora contadina e marinara, espressione di economie semplici, ha chiesto all’Autrice se ritenga che oggi, con le iniziative di ritorno alla natura (Agriturismo) e al cibo naturale, con la esaltazione delle bellezze naturali ancora esistenti, si possa sperare in un riscatto sociale di questa area. La risposta è l’espressione dell’abituale spirito positivo e propositivo di Marisa Amendola : sì, la speranza di cuore nel rilancio di questa terra c’è, ottimismo motivato dalle risorse esistenti (“non abbiamo niente da invidiare ad altre zone”) e dalla attività delle Associazioni presenti sul territorio. Naturalmente, ha aggiunto, ciascuno deve fare la sua parte. Un’ultima domanda, a completamento di una panoramica tematica davvero ricca e varia, Maria Rosaria l’ ha dedicata al tema della spiritualità, cui molti proverbi, naturalmente, sono dedicati, chiedendo quale sia lo stato della spiritualità dei cilentani, oggi. Marisa Amendola non ha potuto che constatare come si sia pressochè dissolto il rapporto con Dio, con la Provvidenza. Le persone, ormai, fondano solo su sè stesse il potere di risolvere tutto, ha concluso, in modo realistico ma lasciando filtrare un percepibile senso di perdita. Maria Rosaria (qui come D.ssa Lo Schiavo) ha rinforzato questa percezione affermando che la completezza dell’essere umano è non limitarsi alla fisicità, ma vivere le sue tre dimensioni : corporale, psicologico-mentale, spirituale. Una poesia è stata letta a questo punto, a integrare l’offerta culturale della serata : “I suoni del mondo”, versi scritti dall’ Autore di questo articolo dopo il ritorno nel Cilento, sua terra di origine lasciata nel 1960. Poesia acutamente scelta da Maria Rosaria per il ruolo che dà ai suoni dialettali, rievocatori di un mondo interiore solo apparentemente rimosso, e pienamente in linea con la tematica della serata. Una riflessione finale ha riguardato i giovani : come possono “beneficiare” di questi proverbi? Ossia, dei “messaggi” di cui spesso queste forme di saggezza popolare sono portatori? La risposta data coinvolge, necessariamente, la Scuola, nella ricerca di qualcosa di “buono” anche nel passato. La possibilità, quindi, di riprendere qualcosa, alcuni valori e comportamenti, di epoche lontane, nella certezza che qualcosa di valido c’era e dunque può esserci ancora.
Una ironica Filastrocca contenuta nel libro, “L’amico”, è stata l’ultima lettura, seguita dall’ invito ad acquistare il libro per sostenere il Progetto del Cine Mattinale. L’ infaticabile Autrice, in chiusura, ha chiesto ai presenti di farle avere ancora racconti del passato, per realizzare ulteriori libri... Mi auguro che i concittadini diano a Marisa Amendola l’opportunità di realizzare questi altri libri e di dar vita ad altre Presentazioni, eventi culturali e sociali di cui scriverò ancora, volentieri.
Andrea Luise