Perché Palinuro possa decollare

di Maria Luisa Amendola



In occasione della presentazione del libro di narrativa, pubblicato dal Progetto Centola, il conduttore della serata, prof Giuseppe Lupo, mi ha chiesto quale angolo di Palinuro fosse per me più bello.
Gli ho risposto: “Non ho un angolo particolarmente preferito: è tutto bello, è bello tutto il territorio del comune di Centola, e Palinuro ne costituisce l’apice.”
Io immagino questa striscia di terra Cilentana come una grande, bella donna distesa, con la testa sulla spiaggia e il corpo sulla terraferma, dove, con le sue forme, dà vita a colline e a pianori. Lungo i suoi fianchi scorrono due fiumi, tra uliveti secolari e testimonianze nascoste di epoche remote.
Essa è inebriata da una particolare luminosità, che rende l’aria trasparente e che la riveste di colori bellissimi. Ma questa scultura della creazione, su cui abbiamo avuto la fortuna di nascere e vivere, per poter decollare, per potersi collocare al posto che merita nella scala delle bellezze d’Italia, ha bisogno d’essere amata, protetta, curata, non ferita e sfruttata. Se la si ama, bisogna seguire con costanza e attenzione lo sviluppo dell’intera area che costituisce il nostro territorio comunale. A nulla vale ricoprirne il corpo con un bel vestito se la testa non è protetta, non è salvaguardata nella sua bellezza, ma è solo adoperata e sfruttata, per rifornire, ogni estate, le casse comunali. E allora vediamo quali sono le cose indispensabili, perché questa povera Palinuro decolli, cominci il suo futuro, degno del nome che porta, sia per il riferimento letterario, sia per il fascino di una natura stupenda. Il centro storico non esiste: via Indipendenza, strada principale, è immodificata da oltre cinquanta anni, con illuminazione assolutamente fuori luogo, lontana da ogni logica che rispetti l’ambiente di un antico borgo marinaro. Le vie che congiungono la suddetta strada con la parallela, corso Pisacane, sono della stessa “giovane età”. Sono maltenute, sporche, con qualche albero a cespuglio che, indisturbato, si affaccia, prepotente dalle recinzioni degli orti limitrofi. La pavimentazione è sconnessa, più volte riparata con elementi diversi: si notano vecchi gradini di pietra levigati dal tempo, rattoppati con chiazze di cemento; ve ne sono altri, più recenti (si fa per dire) realizzati con pietre rettangolari, traballanti o fuori dalla loro sede. Non esistono contenitori per carte e per piccoli rifiuti. Raramente queste stradine sono spazzate da qualche operatore ecologico! Eppure in fondo ad ognuno di questi vicoletti si scorge un pezzo di mare azzurrissimo che è un quadro di raffinata fattura! E’ solo da vedere quello che è piazza Murat, se piazza si può chiamare! Non c’è bisogno di commenti: si evince bene dalla foto. Potrebbe essere la piazzetta del centro storico, accogliente e civettuola, con alberi, aiuole, spazio libero per chi vuole vivere un momento di serenità, lontano dal traffico e dalla confusione. Invece è un’area anonima, adoperata da chiunque ne ha bisogno, nei mesi invernali, e, durante l’estate, sicura fonte di multe a ripetizione, per il malcapitato turista, che, distrattamente, parcheggia l’auto in qualche angolo.Ques to spazio, oltre che ad essere trasformato in una bellissima piazzetta, potrebbe essere sfruttato come parcheggio sotterraneo, anche a più piani, ed avere finalmente un punto dove posare le auto al centro del paese, evitando ai turisti l’increscioso episodio di cercare la propria auto, perché il solerte carro attrezzi l’ha portata via. Per fare queste cose certamente ci vogliono molti soldi. Lo sappiamo, dunque bisogna attivarsi per cercarli presentando proposte e progetti: aspettare approvazioni e seguirne l’iter. Ma parliamo di cose “più spicciole, più minute” si direbbe in gergo: ad esempio parliamo dell’aspetto estetico del paese, con particolare riferimento ai rivestimenti e ai colori esterni delle case e degli infissi. Perché si rispetti il Piano colore, non credo che ci vogliono i soldi; ci vuole il senso civico dei cittadini e la volontà dell’Ente Comunale di far rispettare le regole. A Palinuro si vedono case e persiane di svariati colori: bianco, giallo ocra, giallo canarino, color sabbia, con infissi bianchi, marrone, celeste, azzurro… Non vi preoccupate: chiunque voglia ristrutturare e dare alla propria casa il colore che preferisce o voglia realizzare un portico, in legname di colore scuro che, magari, ha visto a Cortina D’Ampezzo, può farlo; così il turista più fantasioso potrà immaginare, senza molto sforzo, di trovarsi in montagna e al mare! Ritornando a quella bella donna di cui parlavo all’inizio, che si ritrova “c’a capo rutta” con la testa fasciata, e quindi offuscata nella sua possente bellezza, è inevitabile che ne soffrirà, e il turista che, arrivando, vede per prima cosa la testa così conciata, certamente non sarà interessato neppure a vedere il resto del corpo: l’entroterra. E allora, cominciamo dalle piccole cose, ma da subito, senza perdere più tempo: ripuliamo le strade, dotiamole di decenti e simpatici contenitori di piccoli rifiuti, mettiamo lampioni adeguati all’ambiente, promoviamo l’abbellimento di balconi e finestre con fiori, dando possibilmente indicazioni circa i colori; l’Ente Comunale crei aiuole, in tutti gli spazi ora sede di erbacce e carte raccolte dal vento. E poi le spiagge. Dove sono le belle spiagge libere di Capo Palinuro? E con ciò non voglio dire che non debbano esserci i lidi: è un servizio di fondamentale importanza ed è necessario che ne esistano di belli, bene attrezzati, ma è altrettanto indispensabile che i gestori rispettino la normativa vigente. E’ però importante che il turista che non ama l’ombrellone o non può consentirsi di affittarlo, trovi un pezzo di sabbia libera per stendervi un telo! Quindi, per tante piccole ma grandi cose, è necessario che gli addetti alla vigilanza siano dotati di buoni occhiali da vista che consentano loro la chiara visione dei luoghi. Sono certa che sta cominciando un’epoca nuova per il nostro Territorio Comunale: il sorgere di tante Associazioni, l’interesse della gente comune affinché qualcosa venga fatto per “questa donna distesa”, che è la nostra “Madre Terra”, è segno di ripresa, di presa di coscienza: ciò vuol dire che ci stiamo scuotendo da un’inerzia che finora ci ha fatto dormire.
Palinuro, 8 febbraio 2016

Maria Luisa Amendola