Nelle ultime settimane, per ben due volte, il Santo Padre, prima da piazza San Pietro poi dalla città di Prato, ha fatto sentire la sua voce contro quella che è una grossa ferita della società contemporanea e cioè: il lavoro nero. FRANCESCO ha, con forza, come è nella sua natura, fatto notare come il lavoro nero annulli addirittura la dignità dell’uomo, perché gli toglie dei diritti fondamentali come quello della pensione nell’età in cui si avrebbe, invece, il diritto di godere serenamente dei frutti del proprio lavoro.
Ebbene, nell’ascoltarlo, non ho potuto fare a meno di pensare a questo nostro martoriato territorio nel quale questo tipo di lavoro è quasi la prassi. Ci si è abituati a questo modo di fare, non so se perché ci si sente più furbi o perché si teme, altrimenti, di non poter lavorare. Eppure questo sistema porta con sé molti problemi legali e sociali: innanzitutto, lo sfruttamento del lavoratore che si ritrova senza diritti, poi l’evasione fiscale da parte del datore di lavoro e del dipendente. Pagare le tasse è uno dei primi doveri del cittadino e, cosa più importante, non pagando i contributi, si perde il diritto ad una pensione decente nella terza età. Ma ciò che è più grave, è che questi cittadini, risultanti senza reddito, cercano di ottenere benefici a discapito di cittadini realmente indigenti.
A questo punto mi sono chiesta: ma è possibile fare qualcosa per far decrescere questo problema? Secondo me, uno dei compiti degli amministratori locali, quando ne vengano a conoscenza, è quello di agire perché questo scempio venga limitato. È dovere del capofamiglia intervenire affinché i figli che si avvicinano all’illegalità ne vengano fuori. E quindi, chi vuole gestire la Cosa Pubblica come un buon padre di famiglia deve fare in modo che la comunità amministrata viva nella legalità e deve far sì che in futuro i suoi concittadini abbiano una vita migliore. Devono, secondo me, combattere questo fenomeno con determinazione anche per non arrecare danno all’erario pubblico.
Ripartendo dall’incipit di queste riflessioni e considerando che nell’ultimo sondaggio IXE’ (04-12-2015) papa Francesco è il Capo di Stato che raccoglie i maggiori consensi sulla fiducia (89%), perché chi si considera cristiano non vive secondo le regole dallo stesso dettate?
Lia Amato