Vieni al Cilento, dove ad accoglierti c'è sempre una casa, una tomba sicura; dove i giorni sono un lungo sermone, sempre lo stesso. La sera si sbottona davanti a un bicchiere lasciato a metà. Vieni al Cilento, dove le donne hanno larghe mammelle e un accento brutale, e occhi color della ruggine. Ti danno da mangiare. Conoscono i segreti della terra e le ruvide carezze dell'amore. Vieni al Cilento, dove i bambini si affacciano al vento e le madri spandono lenzuola bianche al sole. Vieni a zappare la terra degli orti, a nutrire le bestie, ad arare il dolore! A bere il sudore di una vigna assolata! Perditi nel verde sterminato della macchia odorosa! Sbarca nel mio Cilento ardente e fiero, arcaico e devoto, barbarico e nero, nel mio Cilento loquace come un funerale! Scavati la fossa. Tienimi d'occhio. Butta la chiave. Scaccia il malocchio. Vola sulle teste alle fiaccole di maggio o piegati sotto il peso di una Madonna dolorante. Sciacquati l'anima nel vino delle sagre!
Non potrai mai estirpare questa radice maligna.
Ma quando torni al paludoso Nord, ai grigi palazzi d'inverno, racconta gli orizzonti che hai visto, rimpiangi questo triste paradiso, immerso nel cuore selvaggio di una natura graffiante!