ANGELO VASSALLO
Un esempio di buona politica nel Cilento

di Gustavo Mion

Angelo Vassallo
Il 5 settembre scorso è stato il quarto anniversario dell’uccisione in un attentato di sospetta matrice camorrista di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica. Quattro anni sono passati con molte domande, ma poche risposte. La sua famiglia, la sua comunità, non ha ancora saputo perché sia stato ucciso. L’ultima notizia interessante per l’inchiesta è stata l’arresto, in Colombia, del brasiliano Bruno Humberto Damiani, indagato per l’omicidio del sindaco, oltre che per un traffico di stupefacenti a Pollica e dintorni. La pista del traffico degli stupefacenti è una di quelle più battute dagli inquirenti, insieme con quella del controllo degli appalti e altre pratiche illegali della criminalità organizzata. Si sospetta che i criminali avessero voluto assumere il controllo del porto di Acciaroli, ora gestito dal comune di Pollica, questo avrebbe consentito loro, oltre ai guadagni per la gestione degli ormeggi, anche mano libera per i traffici di droga. Riguardo alla corruzione negli appalti, Vassallo aveva denunciato lo scandalo della “strada fantasma”, la Celso-Casalvelino, in cui i lavori non andavano avanti nonostante la ditta appaltante si facesse pagare le fatture per lavori non eseguiti. In effetti, dopo la sua morte, le indagini dei carabinieri mostrarono anche altri casi in cui varie ditte percepivano soldi dalla Provincia di Salerno per lavori mai eseguiti. Su questa vicenda, recentemente c’è stato uno scontro tra Dario Vassallo (fratello del sindaco ucciso) e alcuni noti esponenti del Partito Democratico del Cilento. Secondo il fratello del sindaco assassinato, Angelo avrebbe ripetutamente inviato lettere all’allora assessore ai Lavori Pubblici della Provincia Francesco Alfieri (attuale sindaco di Agropoli) riguardo ai lavori della Strada Celso-Casalvelino, senza aver avuto risposta. Forse anche per questi dissensi, all’interno del P.D., per il quarto anniversario della morte di Angelo Vassallo ci sono state due commemorazioni distinte: una a Pollica, dove il sindaco Stefano Pisani ha inaugurato un centro sportivo polifunzionale intitolato al sindaco ucciso, e un’altra a Casal di Principe, paese di don Peppe Diana, dove la Fondazione Angelo Vassallo (presieduta dal fratello Dario) ha commemorato il “Sindaco pescatore” con un convegno dal titolo: “ Angelo Vassallo, la bella politica del Sud”. In questo convegno è stato fatto notare che Vassallo è stato un sindaco che ha pagato con la vita la propria capacità di fare Politica con la P maiuscola, un sindaco che ha saputo responsabilizzare e trasformare le persone in cittadini. Era una persona umile, un sindaco pescatore, ma aveva le idee chiare: per il suo paese aveva tracciato un cammino di legalità e preservazione dell’ambiente e aveva convinto i suoi concittadini a percorrerlo. Grazie a questo cammino Acciaroli è diventata la “perla del Cilento” (un tempo tale denominazione era assegnata a Palinuro). Acciaroli è una delle dieci località balneari italiane a potersi fregiare delle cinque vele di Legambiente. In questo convegno si è detto anche che Angelo è stato ucciso per i suoi “no”, il fratello Dario ha detto che era stato isolato anche dal suo partito, in cui era stata ostacolata la sua carriera a vantaggio di altri. La politica di Angelo Vassallo, tesa a puntare a un modello economico basato sulla preservazione e valorizzazione delle risorse ambientali e naturali, era in contrasto con la criminalità organizzata che “voleva mangiarsi il territorio” e avere campo libero per lo spaccio di stupefacenti. Il suo esempio metteva in cattiva luce una classe politica del Cilento pavida e sottomessa, in molti casi, al “partito del cemento” e che chiudeva gli occhi davanti alle infiltrazioni camorristiche. Il fermo e onesto buongoverno di Vassallo, che aveva guidato il comune di Pollica per quindici anni, aveva pestato i piedi a qualcuno. Non deve stupire quindi che il nome di questo sindaco sia accostato alla “bella politica”, che esiste al Nord come al Sud, in grandi città e in piccoli paesi. Questa politica viene portata avanti da gente che ha a cuore il bene comune e ha il coraggio di difenderlo. La propensione dell’individuo a costruire una comunità in cui ci sia condivisione, fiducia, amicizia, come ha detto il premio Nobel per la Pace Muhammad Junes, (economista e banchiere del Bangladesh, ideatore del microcredito moderno) dipende molto anche dall’ambiente sociale in cui vive l’individuo. Ma per assicurare la prevalenza della componente buona dell’animo umano è necessario un continuo esercizio di modellamento, di stimolo alla pratica della virtù, che di solito viene demandato alla famiglia, alla scuola, alla Chiesa, ma anche alle istituzioni politiche. Questo prezioso patrimonio che chiamiamo “capitale sociale” non è fisso e immutabile: lo abbiamo ereditato dalle generazioni passate, dalla nostra storia, dalla nostra cultura, però rischia di deteriorarsi se non lo coltiviamo. Oggi questo lavoro di modellamento è a rischio per il gran numero d’individui abbandonati a se stessi, per vari motivi, per crisi delle famiglie, crisi della scuola, istituzioni che dovrebbero portare ad apprezzare le virtù civiche come il rispetto delle regole e del bene comune mentre spesso non lo fanno. A questo proposito bisogna ricordare che gli studi sulla soddisfazione di vita confermano che chi ha scelto la strada più lunga, più faticosa e si è fatto modellare dall’esercizio delle virtù, è più contento, soddisfatto di una vita ben spesa. Quello che è valido per l’individuo vale anche per la comunità: seguendo una strada virtuosa, anche se difficile, faticosa, i risultati non mancheranno. E’ però compito anche della politica coltivare il patrimonio invisibile del nostro territorio, fatto di abitudini buone come l’altruismo, la cooperazione, la fiducia, che sono parte costitutiva del vivere sociale. Ora anche gli economisti si stanno accorgendo dell’importanza di questo capitale e stanno cercando i modi per misurarlo e monitorarlo. Perché quando lo “stock” di capitale sociale è elevato, si ha una buona gestione dei beni comuni, i cittadini pagano le tasse, rispettano le regole (anche in quelle aree delle relazioni socioeconomiche in cui non c’è la copertura contrattuale o legale). Se lo “stock” del capitale umano è elevato, le persone si fidano, accettano il rischio sociale della cooperazione, costruiscono relazioni socialmente ed economicamente utili e feconde, valorizzando il gioco di squadra e così le società prosperano. Mi sembra che Angelo Vassallo avesse ben chiaro il percorso che il suo paese doveva compiere per avere uno sviluppo sociale ed economico. Se invece guardiamo al nostro Comune (Centola), mi sembra che le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi decenni non abbiano avuto chiara consapevolezza del percorso che il paese avrebbe dovuto seguire per uno sviluppo economico e sociale. Da noi si è sempre cercato di galleggiare, di sopravvivere, affrontando i problemi più urgenti e magari investendo in opere pubbliche, alcune delle quali sono state solo uno sperpero di risorse, (ad esempio l’osservatorio ornitologico e i cassonetti per i rifiuti interrati); mai si è pensato di investire sul capitale sociale della nostra comunità, tanto che molte delle nostre migliori risorse umane sono state costrette a emigrare. Sarebbe ora di individuare un cammino che porti alla cooperazione tra i cittadini aumentando la fiducia reciproca facendo rispettare le regole, con l’educazione civica, favorendo, attraverso il volontariato il dono gratuito di parte del proprio tempo. Questo percorso educativo inizia in famiglia, prosegue nella scuola ma deve essere promosso anche dall’amministrazione comunale. Purtroppo, in molti ambienti, viene esaltata la furbizia, coltivato l’individualismo, a scapito dell’interesse collettivo. Ci vorranno anni, nel nostro territorio, per ricreare un clima di fiducia che sia favorevole alla cooperazione e allo sviluppo, ma se non s’inizia, se non si hanno le idee chiare sulla strada da percorrere, quest’obiettivo resterà un miraggio. Questo è un percorso non facile, in salita, faticoso, forse anche doloroso per qualcuno; Angelo Vassallo aveva ben chiare le difficoltà di questo cammino, ma l’ha percorso con umiltà, perseveranza, coraggio, indicandolo anche ai suoi concittadini. Di lui rimane tutto il suo patrimonio umano, culturale, politico, ci ha dimostrato come il Sud può trovare nelle sue risorse la possibilità di migliorare la qualità della vita. Ci ha lasciato un patrimonio che non bisogna disperdere.

Gustavo Mion