Escursione sulla collina della Molpa

di Maria Luisa Amendola

ginestra castelloMolpa collinaMolpa coniglio buondormire
primula
La prima escursione organizzata dal Gruppo botanico, formatosi all’interno dell’associazione “Palinurus”, è stata effettuata sulla collina di Molpa, il 7 giugno 2014.
E’ una splendida mattina d’inizio giugno.
Il gruppo, guidato dal prof. Giovanni Cammarano, si riunisce, alle sette del mattino, alle pendici della collina di Molpa.
I partecipanti parcheggiano le loro auto all’ombra degli alberi che delimitano la stradina dalla fitta boscaglia: l’escursione inizia attraverso un sentiero abbastanza agevole, che si inerpica tra cespugli di lentisco, rovi, mirto, ginestre, rose canine ed altre varietà di cespugli e di erbe spontanee che danno vita alla meravigliosa macchia mediterranea.
Mentre proseguiamo lentamente, presi dalla ricerca e dall’osservazione dei fiori selvatici, il sole si affaccia ad est, dietro le colline che partono dal monte Bulgheria e digradano verso il mare di Marina di Camerota.
Quel pezzo di cielo dove sta salendo il sole si veste di un giallo oro intenso e splendente che, propagandosi, diventa simile a un pulviscolo luminoso, soffice, leggero.
Tutto intorno a noi prende colore: le foglie dei lentischi, piccole e dure, lavate da qualche recente pioggia, pare che riflettano la luce del sole.
Il verde di questo cespuglio è intenso: i grappoli dei piccoli frutti tondi, rossi e neri, lo decorano in maniera elegante.
Anche la ginestra recita la sua parte.
Il suo inconfondibile odore ci blocca e ci invita a guardare alla nostra destra: è una serra di rigogliosi cespugli gialli, che si staglia fra gli arbusti e si impone ai nostri occhi come una visione.
Ci fermiamo.
Rimaniamo ammirati, stupiti, direi attoniti di fronte a questa prepotente esplosione di piante, di piccoli fiori selvatici dai colori ora delicati e tenui ora forti e decisi.
Abbiamo percorso più di metà strada per raggiungere la cima della collina dove sono i ruderi dell’antico castello.
L’entusiasmo e la soddisfazione di trovarci in questo luogo, immersi nella vegetazione spontanea e bellissima, alimentano la forza e la volontà di procedere nell’ascesa, annullando la stanchezza.
Quasi all’improvviso il sentiero finisce.
La macchia si allarga per dare spazio ad un pianoro, ad est dei ruderi, da cui si osserva un panorama indescrivibile.
L’aria, la luce, il colore ed il silenzio della collina di Molpa avvolgono il visitatore.
Stupiscono, incantano e rievocano epoche lontane.
Il fascino del luogo colpì la sensibilità di antichi scrittori a tal punto che immaginarono questa costa sede della sirena Molpè che, padrona e despota della collina, si divertiva ad incantare i naviganti, facendoli naufragare!
In questo posto incantato si dimentica il caos del mondo: si prova una libertà mai sentita, si resta coinvolti nel gioco del tempo e si immaginano miti e leggende.
E mentre i ruderi del castello richiamano alla mente la storia celata nei secoli, qualcosa ci riporta al presente e attira la nostra attenzione: è una pianta di mirto in fiore.
E’ un’esplosione di piccoli fiori bianchi che ricordano il velo delle spose per la leggerezza dei petali delicati come la seta.
Ci concediamo una sosta per ammirare nuovamente il panorama che da questo punto si può osservare a 360 gradi.
La Molpa si erge tra la foce di due fiumi: il Lambro e il Mingardo che scorrono in due vallate fertilissime, un tempo ampiamente coltivate.
L’orizzonte, a nord è delimitato dal preappennino campano, dal monte Gelbison e dal Cervati, più a sud dal monte Bulgheria.
Ad est dalle colline di Camerota da cui abbiamo visto spuntare il sole.
Ad ovest tra l’azzurro del mare e il verde della collina, corre come un circuito bianco la lunga spiaggia delle Saline che congiunge Palinuro e Caprioli.
Spostandoci sul versante di Molpa che cade a strapiombo sul mare, ad ovest, l’orizzonte si allarga a dismisura.
Siamo arrivati in cima alla Molpa ed è quasi indescrivibile ciò che vediamo da questa roccia.
L’aria è fine, iodata, calma e intrisa di un silenzio che non è assenza di voci e di
rumori, ma è un silenzio eloquente, che diventa poesia.
Qui parlano i colori del cielo e del mare, i ruderi consumati dal tempo, gli arbusti e le erbe e il loro profumo, la roccia ferrosa ed eterna.
A sud, la spiaggia del Mingardo che dall’Arco Naturale arriva a Marina di Camerota,
si lascia lambire da un mare quasi immoto, mentre, alle spalle, si lascia abbracciare dalle colline cariche di pini e rosmarino.
Il sole ora regala tutto il suo bagliore all’acqua del mare che si accende di infiniti luccichii.
Intanto procediamo intorno alle mura del castello, soffocate dalla vegetazione, e arriviamo a nord- ovest della collina: da qui si vede la spiaggia del Buon dormire, lo scoglio del Coniglio e la Marinella.
E’ innegabile che questo posto sia stato destinato alla natura per esaltare in modo particolare la sua bellezza.
Ne sono testimonianza i colori brillanti, le sfumature dell’acqua del mare e della roccia che vi si affaccia e vi si specchia, la vegetazione che si arrampica sui dirupi e finisce per congiungersi all’intreccio serrato della macchia sovrastante e, più sopra,
al verde–argento degli ulivi di Piano Faracchio.
Padroni di questo paradiso terrestre sono i gabbiani, che indisturbati, scelgono le punte delle rocce e ostentano assoluta libertà.
Facciamo pochi commenti, perché forse ciascuno di noi cerca di fotografare nell’archivio della memoria quanto vede e fissare nell’anima le emozioni che vive.
Riprendiamo la discesa percorrendo un altro sentiero dal lato nord-ovest della collina e da questo versante si vede la piccola valle del fiume Lambro che sfocia nel mare della Marinella.
Il sentiero è stretto e ripido: non è facile come quello per il quale siamo saliti sul lato est ma anche da qui si osserva un panorama che annulla il disagio del cammino.
Di fronte, sulla collina di Piano Faracchio si vedono le case nascoste fra gli ulivi secolari: sembra un rione di altri tempi, le piccole case discrete e silenziose si affacciano dall’alto sul mare di Buondormire per ammirarne le meravigliose sfumature di verde-azzurro e di celeste.
Guardando più lontano verso ovest, abbracciamo in un unico sguardo la costa cilentana da punta Licosa a Capo Palinuro.
Il mare è calmo, ed è impercettibile la linea di confine tra cielo e mare.
Il monte Stella, grigio e superbo, domina la cordata di colline disseminate di paesini. Mentre scendiamo, sulla nostra destra, in un anfratto di roccia esposto a nord, troviamo alcune piante di primula: la bella, delicata ed elegante Primula Palinuri che ha scelto questa sede e queste rocce per rimanervi nei secoli.
È l’ultima sorpresa che questa stupenda escursione ci regala!

Palinuro 10 giugno 2014

Maria Luisa Amendola