- Professor Martuscelli, lei: un napoletano di origine centolese con esperienze lavorative internazionali. Che cosa l’ha spinta a costituire un’associazione culturale a Centola?
La necessità-esigenza di ritornare alle proprie radici, e dare la possibilità di farle conoscere anche ai centolesi stessi, perché in molti di noi manca la conoscenza del passato. Progetto Centola si propone di recuperare il passato attraverso la storia iconografica delle famiglie dell’intero Comune di Centola, ma anche attraverso la testimonianza diretta, di coloro che hanno vissuto particolari momenti storici, o indiretta, di coloro che i fatti l’hanno ascoltati dai loro avi. Il lavoro dell’associazione è quello di non far perdere la memoria del passato che ci appartiene e che fa di noi quello che, oggi, siamo.
- Ritiene che la cultura, oggi, sia un campo in cui vale la pena investire? A livello nazionale, viene ad essa attribuita l’importanza che le spetta?
Assolutamente no. A parole, forse, si vuole far credere che sia importante, ma nei fatti non si fa nulla. I finanziamenti nel campo culturale sono sempre molto marginali, rispetto a Paesi come la Francia, la Germania, dove si investe molto nella cultura. Ritengo che sia un settore nel quale bisognerebbe investire molte energie perché uno Stato che non fa questo è uno Stato immobile, non proiettato all’allargamento del proprio orizzonte. Senza cultura non c’è sviluppo.
- Quali sono le maggiori difficoltà che un’associazione culturale incontra in un territorio come quello cilentano ed, in particolare, centolese?
La difficoltà principale è farsi capire, cioè far capire alla cittadinanza perché è nata l’associazione e quale tipo di collaborazione chiede a tutte le persone. Un’associazione come Progetto Centola ha successo solo se entra nelle case della gente e diventa capillarmente “invasiva”.
- La sua associazione, però, ha avuto un bel successo. Si vede che è riuscito a farsi capire.
E’ vero, come associazione, abbiamo avuto un grande successo, sia perché la gente ha contribuito, mettendo a disposizione foto, documenti, oggetti che appartengono al passato delle proprie famiglie, sia per le iniziative che l’associazione ha realizzato. Perché è importante strutturare le idee, renderle concrete, attraverso azioni che restino nel tempo. Si è abituati, in Italia ed in particolare nel Sud, ad organizzare eventi che poi non lasciano traccia. Secondo me, bisogna abbandonare la filosofia dell’effimero e puntare su cose più durature. Progetto Centola ha realizzato pubblicazioni di libri, un sito dove si trova la storia iconografica di tutte le famiglie del Comune di Centola, ha realizzato il Museo Comunale delle Testimonianze e della Memoria, a Centola capoluogo, che è il nostro fiore all’occhiello. Inoltre, per quanto riguarda il Museo, l’Associazione ha realizzato, utilizzando le competenze dei propri soci, un sito internet che consente di effettuare una vera e propria visita virtuale del museo stesso. Grazie alla collaborazione di molte famiglie che hanno dato in comodato all’associazione oggetti appartenenti ai propri avi, oggi è possibile ammirare spazi con un’importante oggettistica legata alle tradizioni locali, ma che si intreccia anche alla storia nazionale ed internazionale, con il settore dedicato all’emigrazione, per esempio. A tal riguardo, un ringraziamento va anche alle amministrazioni che hanno messo a disposizione gratuitamente i locali, anche se ormai avvertiamo l’esigenza di uno spazio maggiore, dove poter organizzare dei percorsi tematici all’interno del museo stesso e renderlo così, fruibile e più interessante anche per le scolaresche: museo come luogo di formazione e didattica.
- Qual è il suo punto di vista sul rapporto giovani-cultura?
Ahimè, credo sia un rapporto fallimentare. Ma non per colpa o per limiti da attribuire ai giovani. Purtroppo, oggi, manca una politica che metta la cultura a favore dei giovani. Essi sono curiosi e con voglia di imparare, ma si trovano sprovvisti degli strumenti necessari a soddisfare la loro curiosità e diventare “colti”.
- Secondo lei, la tecnologia ha contribuito ad alimentare o a diminuire il piacere per la conoscenza nei giovani?
Il progresso è sempre a favore della conoscenza: è l’utilizzo degli strumenti che esso mette a disposizione che può causare danni. La tecnologia, i Socials sono strumenti di grandissima rilevanza e di grande utilità se usati nel giusto modo. Questo dovrebbe essere compito della Scuola che, operando in sinergia con la famiglia, dovrebbe fornire mezzi e conoscenze ai ragazzi per far un buon uso del virtuale. Dovrebbe educarli al corretto uso degli strumenti tecnologici facendo comprendere loro soprattutto i pericoli ed i rischi che ad essi sono connessi, se mal usati.
- Oltre ad essere un chimico, lei è anche un docente universitario. Ritiene che la Scuola sia una valida agenzia del sapere, oggi?
La scuola, nella sua realtà nazionale, manca degli strumenti, oggi necessari, per poter essere un valido mezzo di trasmissione della conoscenza. In base alla mia esperienza universitaria, credo che sia fondamentale l’attenzione all’insegnante. Si dovrebbe puntare di più sulla formazione dei docenti. La Stato dovrebbe contribuire a tale formazione. Non è detto che un bravo professionista sia capace di trasmettere il suo sapere. Il buon insegnante deve essere in grado di rendere comprensibile la trasmissione della propria conoscenza utilizzando un linguaggio consono al pubblico che si trova di fronte. Altrimenti fa solo una bella lezione senza aver lasciato traccia nei suoi allievi di ciò che ha detto.
- Tanti gli eventi che la sua Associazione propone, molte sono presentazioni di libri di autori locali. Ciò denota certo un fervore creativo-letterario da parte dei cilentani, ma potrebbe nascondere la voglia di rifugiarsi tra le pagine di un libro per evadere da una realtà che non li soddisfa?
Le ragioni per cui un autore decide di scrivere sono molteplici. Però, dal mio punto di vista, scrivere significa mettersi in discussione perché chi scrive lascia traccia di sé, si espone. Chi scrive mette a nudo se stesso e dunque si espone anche alla critica del lettore. Colui che ha voglia di scrivere ha voglia di portare fuori ciò che sente dentro, di esternare una parte della propria interiorità, del proprio pensiero. Perciò, ritengo che scrivere sia molto positivo.
- Progetto Centola ha come obiettivo di recuperare la memoria del passato. I giovani di domani saranno incuriositi dal loro passato o saranno rivolti solo verso il loro futuro?
L’errore che la società sta commettendo è proprio quello di proiettare i giovani verso il futuro, senza capire che se manca il passato, faranno parte di un mondo globalizzato, ma saranno una “nuvola”, una massa senza sostanza. Mancando loro il passato, mancherà in essi il senso di appartenenza alla loro famiglia, alla loro terra, alle loro tradizioni. Non potranno mai avere un’identità completa.
- Quale consiglio si sentirebbe di dare ad un adolescente?
Innanzitutto quello di studiare non in maniera fine a se stessa ma in modo da allargare i propri campi di conoscenza per sapersi aprire ad un confronto costruttivo in ogni relazione. Gli consiglierei di essere sempre curioso delle cose: la curiosità è il primo passo verso la conoscenza. In fine, gli consiglierei di essere perseverante nel raggiungimento dei propri obiettivi. Conoscenza, curiosità, perseveranza: i tre gradini per raggiungere con successo qualsiasi obiettivo.
Maria Rosaria Lo Schiavo