Il sogno nel cassetto di Antonio è piaciuto tanto a tutti: dedicare una festa alla Primula di Palinuro. Ma si era già a gennaio. L’epoca della fioritura della Primula era ormai prossima, avremmo fatto in tempo ad organizzare? D’altra parte rimandare al 2015 significava perdere un altro anno e Palinuro non se lo poteva permettere. Un aiuto decisivo l’abbiamo avuto dalla stessa Primula p. che riesce a conservare i fiori per un lungo periodo come succede alle Orchidaceae e le Asclepiadaceae, anche queste rare e spesso strane. Dunque siamo partiti.
Per l’occasione è stata organizzata una federazione delle associazioni del territorio comunale in particolare di quelle di Palinuro, quasi tutte hanno dato la propria adesione. È sorto in tal modo il Comitato della Primula Palinuri che, avvalendosi anche della collaborazione dell’Amministrazione comunale, in poche settimane ha preparato un programma, avendo curato le varie sfaccettature dell’argomento: dalla botanica al turismo, dalla ricerca alla didattica e alla divulgazione. Il risultato del lavoro di squadra ha lasciato tutti soddisfatti e ha posto le premesse per un evento che potrà e dovrà ripetersi nel tempo avendo negli obiettivi anche un preciso risvolto economico: destagionalizzare il settore turistico puntando subito sulle risorse naturalistiche e in seguito su quelle storiche e archeologiche.
La manifestazione ha avuto tre momenti salienti: il convegno, la passeggiata botanica, la mostra documentaria.
In questo articolo riferiremo del convegno che ha acceso i riflettori sulla risorsa “botanica” e ha messo in campo idee nuove che giustamente perseguite potrebbero dare una svolta, insieme ad altre felici iniziative già in atto, alla risicata economia turistica. Il meeting si è tenuto nella ampia e ospitale sala dell’Hotel Tre Caravelle, al tavolo dei relatori si sono alternati le istituzioni (Parco, Comune, EPT), il Comitato, le Università di Napoli e Salerno e il CNR, ha moderato l’ottimo Paolino Vitolo ingegnere informatico e giornalista. Diamo di seguito una sintesi del pensiero dei vari relatori in ordine d’intervento.
Il Sindaco Carmelo Stanziola, dopo il rituale saluto, ha elogiato gli organizzatori per la lungimiranza mostrata nella scelta della tematica e per il clima di collaborazione instauratosi tra le associazioni Palinuresi. Invita poi gli esperti presenti al tavolo dei relatori a impegnarsi per dare vita a Palinuro ad un Centro di Botanica sulla Primula palinuri.
L’intervento di Marco Sansiviero, operatore turistico membro del Comitato, è sicuramente propositivo. Marco, dopo avere ricordato l’impegno profuso dal Comitato nell’organizzare la Festa, lancia lo slogan “Palinuro Primula del Cilento” e indirizza poi alle istituzioni presenti tre richieste ben mirate: la creazione di un Parco Botanico (da prevedere nel PUC) in modo da dare al turismo una dimensione diversa dalla stagionalità estiva. Creare a Palinuro un Centro di ricerche e studi sulla Primula e infine istituire un “Premio Giornalistico Primula Palinuri” che andrebbe a gratificare la produzione giornalistica si sulla Primula sia sulla botanica locale in genere.
Giovanni Cammarano, coordinatore del Comitato Primula, ha presentato la mostra documentaria dal titolo: “Primula di Palinuro, documenti storici dal XVI sec. ai primi del novecento”. Di questo lavoro riferiamo nella rubrica Cronache Botaniche. Riportiamo invece le osservazioni scaturite dal lavoro di ricerca da cui si evince che le coste di Palinuro siano state frequentate da appassionati di botanica già dal 1500 e ci sono buone ragioni per considerare Palinuro una tappa del Grand Tour. Quel fenomeno turistico che ha interessato i luoghi più suggestivi d’Europa per circa quattro secoli e che si pensava avesse Paestum come estrema tappa meridionale è da rivedere, in quanto è documentato che si spingeva fino alle nostre coste per ammirare la Primula. Dunque il turismo naturalistico, che facciamo tanta fatica a organizzare, secoli fa era una realtà. Il relatore ha inoltre rivolto un invito, in particolare agli studenti, a cimentarsi con la ricerca storica per integrare i documenti pubblicati, magari prendendo come spunto i link indicati nella mostra o sul sito internet dell’associazione.
Aniello De Vita ha sottolineato l’impegno dell’ente Parco di cui è Presidente, nella salvaguardia della biodiversità e della tutela dell’ambiente, settori che giustificano l’esistenza dei parchi. In particolare il Parco del Cilento ha indirizzato impegno e risorse alla tutela e conservazione della Primula p. che ne è il simbolo.
La relazione di Maurizio Buonanno, ricercatore del CNR - ISAFOM presso la sede di Ercolano, ha illuminato l’uditorio innanzitutto sul lungo cammino fatto dal genere Primula nel suo lungo peregrinare dalla Cina occidentale all’Europa. Tra 3,6 e 2,4 Ma fa nella zona alpina si sarebbe generata la specie Auricola che rappresenta circa il 70% delle primule europee, alla quale appartiene la Primula palinuri. Quest’ultima si sarebbe originata, come specie relitta confinata in particolari microhabitat, da un antenato diffuso lungo l’arco Appenninico poi scomparso in seguito ad una delle fasi del riscaldamento del clima, per questo la Primula p. è da considerarsi un paleoendemismo. Questa predilezione della Primula p. ad occupare zone in ombra o comunque esposte a nord o nord-est sarebbe giustificato appunto dalle sue origini da ambienti freddi.
Buonanno ha poi illustrato uno studio da lui svolto sulla Primula, in collaborazione con la dott.sa Annalisa Santangelo e commissionato dall’Ente Parco, dal titolo: “Individuazione e valutazione dello stato di conservazione delle specie vegetali rare del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano”. I dati raccolti sono serviti anche per la “Relazione sullo stato di conservazione di habitat e specie di interesse comunitario” che ogni 6 anni va predisposto, da Parco, Regione e Ministero ai sensi della Direttiva “Habitat”.
Da tale relazione sono emersi, tra l’altro, gli aspetti botanici peculiari della Primula palinuri che possono essere riassunti brevemente:
· la sola specie della sezione Auricola a vivere sulle rupi esposte al mare;
· la sola di habitat mediterraneo;
· la più meridionale di tutta la sezione Auricola.
I principali rischi per questa rara pianta sono rappresentati dalle nuove costruzioni, dalla raccolta e ancora da incendi, pascolamento e frane. È ancora il caso di ricordare che per la sua rarità e bellezza la Primula p. è inserita in tutte le convenzioni nazionali e internazionali tese alla tutela delle piante rare.
Buonanno ha poi riferito di un secondo studio, sempre commissionato dal Parco, dal titolo “Monitoraggio ambientale dei micro siti in cui cresce Primula palinuri Petagna e studio delle prime fasi del suo ciclo vitale” cui hanno partecipato, oltre Bonanno, un’equipe dell’Università di Napoli comprendente Giovanna Aronne e Veronica De Micco entrambe del Dip. di Agraria e Carmen Arena del Dip. di Biologia. Tale lavoro ha individuato i punti critici del ciclo vitale della pianta stabilendone le cause.
Chiarito che la pianta non muore a fine inverno ma va in riposo estivo, già dopo le prime piogge autunnali si presenta una prima fase critica con la germinazione dei semi e conseguente attecchimento delle plantule. Una seconda criticità si presenta durante l’impollinazione dove la variazione nel tempo della temperatura dell’aria possono mettere in crisi la fioritura.
Ulteriori chiarimenti sulla vita della Primula p. li ha forniti Giovanna Aronne docente di botanica ambientale e applicata presso il dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli che ha esposto metodi e risultati della ricerca fatta sul campo per consentire, innanzitutto all’Ente Parco, di mettere in atto efficaci azioni di tutela nei confronti del raro fiore. Intanto la docente ha chiarito alcuni misteri della pianta. Innanzitutto la Primula p. preferisce esposizioni a nord perché non è in grado di svolgere il processo fotosintetico con luce diretta, cosa che capita anche alle piante del sottobosco. Altro sconcerto è la rarità di piante giovani nonostante la grossa produzione di semi: ciò sarebbe dovuto a due fattori, innanzitutto alla predazione dei semi da parte delle formiche: i semi sotto terra non germinano in assenza di luce. Il secondo problema delle giovani piante è l’accumulo di amido: se la pianta non riesce ad accumulare una quantità di amido sufficiente non accumula l’energia necessaria per cui perde le foglie e non arriverà alla stagione successiva.
Si è capito anche che il rizoma si accresce ogni anno di appena 5-8 mm! Eloquente è stato il paragone con gli alberi: se le piantine di Primule p. fossero alberi sulle coste di Palinuro osserveremmo boschi secolari alti decine di metri. Perciò qualora sciaguratamente staccassimo una piantina di Primula p. … da oggi sappiamo bene il guasto che arrecheremmo alla popolazione delle Primule e al nostro paesaggio.
Ancora una rivelazione: il meccanismo con cui i fiori riescono a non perdere il polline con la pioggia. La corolla fiorale compie, infatti, una rotazione di circa 180° in 20 giorni, da pendula si erge a verticale, posizione in cui è già stata impollinata. Un’ulteriore difesa dall’acqua è lo strato di cera idrorepellente all’ingresso del tubo corollino.
La Aronne ha poi illustrato i pericoli derivanti dal fenomeno diffuso del cambiamento del clima e dalla conseguente pressione selettiva cui sono sottoposti sia gli insetti impollinatori che le primule, laddove già la condizione di specie di montagna adattatasi al mare rappresenta una criticità. In breve sintesi la primula è in uno stato di equilibrio precario, data anche la sua rarità, e potrebbe entrare in un “vortice di estinzione”. Da qui la necessità di un monitoraggio costante, richiesto anche dall’Istituto Internazionale per la Conservazione della Natura, in acronimo IUCN, che deve classificarne il rischio di esistenza, per riuscire a capire l’evoluzione del genere e strapparla alla scomparsa.
Tutte le notizie presentate da Aronne e Buonanno sono frutto di anni di ricerca sul campo, di sperimentazioni in laboratorio e di costanti e difficoltosi monitoraggi. Per cui la docente si augura che si formi un presidio di persone del posto che possano collaborare provvedendo sia al monitoraggio che alla divulgazione, diffondendo soprattutto nelle scuole la conoscenza della Primula p., condizione indispensabile per proteggere e valorizzare questa bellissima pianta.
Enrica De Falco, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e Biomediche dell'Università degli Studi di Salerno, ha prospettato un possibile utilizzo della Primula come occasione di sviluppo e di valorizzazione delle risorse del territorio. Infatti della pianta, opportunamente coltivata e con l’assistenza della ricerca, potrebbero essere utilizzati sia i principi attivi sia i metaboliti presenti nelle foglie nei fiori e nei rizomi. Questo consentirebbe di estrarre nuovi composti e la produzione di oli essenziali per cosmesi, aromaterapia e centri benessere. Ma si potrebbe pensare alla Primula anche come elemento d’immagine di altri prodotti naturali realizzati con essenze di cui il Parco è ricco. Come pure si può pensare ad una riproduzione di piantine di Primula da diffondere nelle strutture turistiche, come già realizzato per la lavanda del Cervati. Dunque l’intervento della studiosa è teso a capire e a prospettare come utilizzare le risorse verdi del territorio attraverso una interazione forte tra risorse e competenze derivanti.
Ciro Adinolfi, dirigente del Settore Programmazione e Gestione Promozione Turistica dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, porta i saluti del Commissario dell’EPT, arch. Angela Pace, che in quel momento era a Mosca alla Fiera del turismo il MIT a presentare l’offerta turistica della provincia di Salerno. Citando Michel de Montaigne (1560) che
scrive “…si viaggia per sfregare il proprio cervello contro quello degli altri”, afferma che allora si diventa viaggiatori quando si incontrano gli altri, e ancora “… nel mondo non si vende più il paesaggio bello, il bel mare, oggi si vende bene quel prodotto dove c’è l’emozione”. Di qui l’incitamento a comporre una nuova offerta turistica con linguaggi nuovi che devono arricchirsi di emozioni per cui l’attenzione posto sulla Primula va nella direzione giusta. Ma non basta: i tour operator oggi ricercano località che decidono di diventare “comunità turistiche”. Per cui bisogna fare delle scelte per trasformare la qualità di vita della comunità affinché il turista viva intensamente la nuova realtà, venga emozionato dal posto e apprezzi che il cittadino sta bene; è così che subisce un’attrazione verso quel territorio e torna. Come pure è importante unirsi con le località limitrofe per determinare la proposta turistica da portare sui mercati internazionali. In coerenza con queste idee a settembre sarà presentato il Primo salone della dieta mediterranea che si terrà proprio nel Cilento. “E dunque il Cilento esprime delle peculiarità che sono turismo e agroalimentare a cui si aggiunge la biodiversità”.
Annuncia poi che la foresteria dell’Antiquarium di Palinuro sarà messa a disposizione della stampa estera, i giornalisti potranno sostare per una settimana in compenso di un articolo sul territorio e l’EPT si farà promotore di un riconoscimento all’articolo che ha caratterizzato al meglio questo paesaggio. Termina augurandosi che queste proposte condivise e promosse dalla comunità possano dare l’opportunità alle istituzione di portarle in giro per il mondo in una stagionalità che possa durare almeno da marzo a fine ottobre.
Luigi Nicolais docente presso la facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli nonché Presidente del Centro Nazionale delle Ricerche, si dice soddisfatto dell’integrazione tra CNR e Università e per come i risultati della ricerca possano migliorare un settore economico importante come quello del turismo culturale. Bene hanno fatto le associazioni di Palinuro, secondo il Presidente, ad unirsi tra loro e con le istituzioni per collaborare e competere col resto del mondo, evitando la dannosa competizione tra locali e impegnandosi a far salire il livello della qualità dell’offerta turistica. Assicura la collaborazione del CNR al monitoraggio delle popolazioni delle Primule garantendo un ruolo di coordinamento e di trasferimento alla popolazione. Il CNR infatti si è aperto da una parte verso le università e dall’altro al territorio, ai servizi e alle imprese per essere all’altezza di un mondo che cambia rapidamente. Afferma inoltre che nella ricerca come nel turismo è necessario puntare alla qualità e affermarsi non per il prezzo basso ma per la qualità alta, perché capaci di innovazioni: “…bisogna essere capaci di introdurre la conoscenza nelle cose che vendiamo”. Ma questo richiede una forte interazione tra chi produce conoscenza e chi usa conoscenza. L’invito è ancora una volta ad elevare il livello di qualità e ad affermare un marketing territoriale che sia basato su una molteplicità di aspetti “…perché è certo che, avendo girato molto, le coste di Palinuro non le trovate in nessun’altra parte del mondo, non trovate il colore, il mare che trovate qui”.
Con queste parole d’incitamento e d’indirizzamento del prof. Luigi Nicolais si chiude il convegno. A noi le opportune riflessioni e la capacità di realizzare, tutti assieme, cose buone, interessanti e originali.
G.C.