La mostra documentaria è stata uno dei momenti interessanti della giornata dedicata alla I Festa della Primula Palinuri. Allestita in due gazebo in piazza Virgilio, il Museo della Primula ha ospitato una selezione dell’enorme produzione letteraria di opere dedicate al mondo vegetale ed in particolare alle piante rare e belle. Le pagine prescelte hanno riguardato il genere primule, ma soprattutto la Primula palinuri, in un excursus temporale di circa cinque secoli. I brani in latino, inglese, francese e tedesco sono stati accompagnati dalla traduzione; per ogni autore è stata compilata una breve scheda biografica. La ricerca, non certamente esaustiva, è solo l’inizio di un approfondimento che chiede di essere condiviso e partecipato affinché diventi un prodotto culturalmente valido, interessante e divulgabile. Questa relazione è una sintesi dei documenti esposti.
Dopo una rapida introduzione al genere Primula, antica locuzione che stava per fior di primavera, attraverso documenti del Sylvaticus (1317, Scuola Medica Salernitana) e di altri botanici notevoli del XVI e XVII sec. come Aldrovandi, Matthioli, Tournefort, si entra nel vivo della tematica della mostra con una tavola del botanico Fabio Colonna raffigurante la Primula di Palinuro. È la prima raffigurazione del nostro fiore di cui si abbia notizia, disegnata e studiata nell’opera botanica Fitobasanos (1592) del Colonna e da esso indicata come Alisma.
Il XVIII sec. fu fecondo di botanici che ispirarono spesso, attraverso le loro opere, pregevoli opere grafiche, trasmisero inoltre l’amore per le piante e la passione per gli “orti dei semplici”. Iniziarono così a diffondersi gli Orti botanici in tutta Europa, il primo fu istituito a Venezia nel 1533. Anche l’università di Napoli annoverò illustri botanici, molto apprezzato fu Vincenzo Petagna promotore del primo orto botanico pubblico della città di Napoli: “l’Orto di Monteoliveto”. Botanico, medico ed entomologo il Petagna insegnò botanica presso l'università Federico II, scrisse varie opere tra cui Institutiones botanicae (1785-87), nel Tomo II dell’opera descrive la Primula p. assegnandole il binomio linneano con cui è conosciuta: Primula palinuri. È evidente che il Petagna, per assegnarle il termine specifico Palinuri, l’avrà osservata sulle coste di Palinuro e l’avrà considerata, con molta probabilità, una pianta esclusiva di quei luoghi.
Nel 1787 la Primula p. compare come essiccato nei fogli dell’Herbarium della prestigiosa associazione naturalistica Linnean Society con sede a Londra. Nella nota del foglio si legge: Dr. Cyrilli’s garden at Naples. Questo induce a pensare che la pianta fosse stata fornita dal dott. Cirillo in Napoli. Il dottore in questione era Domenico Maria Leone Cirillo professore di botanica e poi di patologia medica nell'università di Napoli. Fu autore, fra l’altro di Plantarum rariorum regni napoletani (1788) e di altre opere botaniche. Nell’orto botanico, ereditato dal nonno, era certamente presente la Primula p. a cui lui aggiunse l’epiteto Petagna, e siamo dunque al nome che identificherà compiutamente la nostra pianta: Primula palinuri Petagna. Cirillo avrebbe certamente dato un contributo essenziale agli studi botanici sulla riproduzione delle piante, nella cui ricerca era impegnato, se non fosse stato vittima dalla bieca reazione borbonica alle sue idee illuministiche prima e giacobine poi.
Linneo non conosceva la nostra Primula ma fu J.F. Gmelin, suo seguace, ad inserire nella 13.ma edizione del Systema Naturae, tra le altre novità, la Primula p. (1788).
Il sec. XIX fu provvido d’interessi per il nostro fiore. Nel 1811 il medico e botanico Michele Tenore, pubblicò Flora napolitana e nel Prodromo dell’opera dedicò una bella tavola col disegno della Primula palinuri accompagnandola da una minuziosa descrizione in tre intere pagine. Discepolo di Cirillo e di Petagna il Tenore aiutò quest’ultimo nella realizzazione dell’Orto Botanico di Monteoliveto (1805) e promosse il progetto di realizzazione del nuovo Orto Botanico di Napoli nel quartiere di San Carlo all’Arena di cui divenne prefetto (Horti Regii Praefectus) nel 1810.
Dal 1820 col diffondersi della passione per i giardini privati iniziarono a diffondendosi prestigiose riviste botaniche che trattavano soprattutto di piante rare e belle. Quelle che abbiamo conosciuto: Exotic Flora (1825) e Curtis’s Botanical Magazine (1835) entrambe londinesi, Nuovelle Herbier de L’Amateur (Parigi, 1838), Gardening For Ladies (New York, 1851), Just’s Botanischer Jahresbericht (Lipsia, 1903), Alpine Flowers (Londra, 1879), L’illustration Horticole (Gand, 1886), Gartenflora (Berlino, 1889). In ciascuno di questi periodici la Primula p. è ritratta in tavole che ne esaltano la bellezza della forma e dei colori. In The Gardenes’ Chronicle, sia nell’edizione del 1907 che in quella successiva del 1914, sono riportate le cronache di giornalisti che si erano recati di persona sulle coste di Palinuro per disegnare, fotografare e prendere semi (mai raccolte le piante!) dell’esotica pianta. Nell’edizione del 1914 il giornalista Willy Müller descrive il suo avventuroso viaggio da Paestum a Palinuro per raggiungere la “casa della Primula Palinuri” ossia la costa della Ficocella, che ritrae in una rara foto.
Intorno alla metà del sec. XX la botanica si arricchisce di un nuovo canale di ricerca: la cariologia, disciplina che associa lo studio della struttura nucleare degli organismi (citologia) con la sistematica e la genetica. Di questo periodo viene mostrato una delle pubblicazioni del prof. Alberto Chiarugi: “La Primula palinuri Petagna, il celebre endemismo della costa tirrenica della Lucania” apparso sul n.4 dell’Informatore Botanico del 1952.
Tra gli autori contemporanei vengono esposti: uno studio di Paola Masucci e Vincenzo La Valva presentato al 101.mo Congresso della Società Botanica Italiana nel 2006 dal titolo “Primula palinuri Petagna - analisi ecologico-distributiva ed implementazione G.I.S. per il monitoraggio e la conservazione”; una pubblicazione di Gian Franco Tucci e Paolo Pizzolongo “Una pianta rara. Primula palinuri Petagna” che lo stesso prof. Pizzolongo ha voluto cortesemente inviarci; due tesi di laurea, una della dott.sa Sara Barbi che nel terzo capitolo espone: “Primula palinuri Petagna, specie rara ed endemica” e l’altra del conterraneo dott. Alfredo Galietti: “Indagine sulle stazioni di Primula palinuri Petagna”, anno accademico 2006-2007. Infine si trovano esposti due tra i numerosi lavori di ricerca pubblicati dalla prof.sa Giovanna Aronne e dal dott. Maurizio Bonanno: “Occurrence of Morphological and Anatomical Adaptive Traits in Young and Adult Plants of the Rare Mediterranean Cliff Species Primula palinuri Petagna” del 2011 e “Climate changes and plant conservation: the study case of Primula palinuri Petagna”, relazione presentata al convegno sul “Cambiamento Climatico: analisi ed impatti su specie ed ecosistemi vegetali” organizzato dalla Società Botanica Italiana nel 2012.
Un altro cartellone della mostra è stato dedicato alla tutela della pianta. I documenti esposti: la Convenzione di Berna, relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa del 1979; la L. 7/02/1992, n. 150 che ha regolamenta la protezione di specie della flora e della fauna selvatiche; la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio dell’Unione Europea; la L.R. n. 40 del 25 novembre 1994 “Tutela della flora endemica e rara”; la Lista Rossa della Flora Italiana redatta dal Ministero dell’Ambiente.
Un’altra sezione della mostra è stata dedicata agli Orti Botanici, in particolare ai Catalogum o Synopsis ossia agli inventari degli Orti che per la prima volta hanno riportato la Primula p. tra le specie coltivate. Si parte dal 1802 con l’Horti Botanici dell’Accademiae Regiae Panormitanae. Del 1803 è il Catalogo Orto Casertano curato dal prefetto J. Graefer, rinomato giardiniere famoso in tutta Europa. Del 1805 è l’Orto della Villa del Principe di Bisignano a Barra, del 1807 il Regal Giardino Botanico di Napoli di cui era prefetto Michele Tenore, e così via negli anni successivi. Si vuole ricordare in particolare L’Hortus Camaldulensis, presso Napoli, del 1829 che oltre ad una vasta esposizione di piante ornamentali tra cui la Primula p., custodiva un autentico scrigno di diversità di cultivar frutticole. Contava infatti 19 varietà di Amygdalus persica (peschi), 12 di Percochi, 12 di Nocepeschi, 25 di Ficus Carica (fichi), 11 di Prunus Armeniaca (albicocche), 9 di Prunus Cerasus (ciliegi), 15 di Prunus Domestica (prugne), 67 di Pyrus communis (peri), 43 di Pyrus malus (meli), 49 di Uva Spina, 45 di uvas edules (uva commestibile) e 72 di uvis meracis (uve da vino). Questa è frutta! Ci viene da esclamare.
G.C.