LA TRADIZIONE DELLE FESTE PATRONALI NEL CILENTO

di Mauro Leoni

SAntonioI festeggiamenti patronali rappresentano una delle caratteristiche culturali di tanti popoli, specialmente dell'area Mediterranea ed in modo particolare di quelli di estrazione latina anche perché custodiscono al loro interno momenti che comprendono spesso quel misto di eterogeneità che ben confonde, a volte, il sacro ed il profano, specialmente nel Sud Italia.
L'impegno di molti, quasi sempre dell'intera comunità, si focalizza non solo nei confronti della fede e venerazione per il Santo che si festeggia, ma anche a far conoscere gli usi e costumi del paese stesso, esaltando i suoi diversi aspetti folcloristici, culturali, spesso culinari, aspetti quasi sempre ben integrati e contornati da attrazioni spettacolari di luminarie, bande musicali, fuochi d'artificio ecc. ecc., insomma festeggiamenti non solo per gli autoctoni ma anche per il forestiero, il turista, la gente che arriva dai paesi viciniori.
Anche nel Cilento si festeggiano in tal modo Santi Patroni o ricorrenze votive e tra messa solenne e processione si inseriscono gli aspetti profani delle bancarelle, concerti bandistici, fuochi d'artificio, luminarie ecc. , divenendo anche l'occasione, per coloro che sono emigrati o non abitano più in paese, per far ritorno al paese e rivedere parenti, amici e conoscenti e, tutti insieme, festeggiare la ricorrenza religiosa.
Ma se le ricorrenze votive hanno il loro interesse e la loro importanza per il fatto eccezionale o per l'evento ritenuto miracoloso, il Santo Patrono rappresenta la festa per eccellenza a cui non si può mancare e questo concetto da sempre costituisce un punto fermo nella cultura e tradizione dei Cilentani.
Non essere presente alla Festa Patronale è un'ipotesi da non prendere in considerazione ed essere lontano dal paese alla ricorrenza di San Domenico per un Cammarotano oppure non esserci alla festa di Sant'Aniello per un Pisciottano o un Roriano o non essere presente a Vallo della Lucania in occasione dei festeggiamenti per San Pantaleo, e così via per San Mauro La Bruca, Rutino, Ascea, Piaggine, Rofrano ecc. ecc. è da considerarsi quanto meno sconveniente.
Per tutti?...No…un'eccezione c'è e, caso piuttosto strano, l'eccezione è rappresentata dal paese e dal luogo forse più caratteristico del Cilento.
Un tempo, all'incirca fino agli anni '70 del vecchio secolo, in quello splendido paesino, per consuetudine storica, culturale, religiosa e sociale, si festeggiavano religiosamente, folcloristicamente e calorosamente diverse ricorrenze, ma le più sentite e le più importanti, oltre ad una ricorrenza votiva ben nota, vi erano la Santa Patrona: Nostra Signora di Loreto, e la Madonna Assunta, rispettivamente il martedì dopo Pasqua ed il 15 agosto.
La vecchia chiesetta veniva addobbata con parati solenni e composizioni floreali multicolori, le luminarie abbellivano le strade del paese, si addobbavano con fiori e drappi pregiati i balconi dove passava la processione, le bancarelle affollavano l'area adiacente la chiesa.
L'intera comunità contribuiva e collaborava per la buona riuscita dei festeggiamenti, dalle "Congreghe" che sfoggiavano i loro variopinti costumi a coloro che erano impegnati nella sistemazione della statua per il trasporto in processione, da coloro che si preoccupavano della banda musicale a quelli che erano addetti alle funzioni religiose.
Poi… gradatamente sono scomparse le storiche figure promotrici e le generazioni successive, forse attratte dalle lusinghe del modernismo, hanno messo da parte le tradizioni focalizzando l'attenzione in altre direzioni e così la sfarzosa festa della Madonna di Loreto del martedì dopo Pasqua mantiene solo più un barlume di legame con i tempi moderni sotto il profilo religioso e la grandiosa festa dell'Assunta, di un tempo che fu, si è persa tra la scusante delle esigenze lavorative estive e l'indifferenza delle nuove generazioni, più propense ad organizzare iniziative inventate sul momento.
Non è dato sapere se si può attribuire alle vecchie generazioni la responsabilità di non aver saputo tramandare valori e tradizioni ai giovani oppure sono stati i giovani che non sono riusciti a recepire i suggerimenti di chi doveva tramandare quei valori e quelle tradizioni; La vecchia chiesetta non c'è più, ora c'è una nuova chiesa con le sue feste e le sue funzioni ma intanto si sono perdute nei meandri del tempo, ancora una volta, quelle occasioni per tramandare due splendide feste e per far capire alle future generazioni come eravamo.
Stranamente però è accaduto solo in quell'angolo di Cilento, poiché in tutto il resto del territorio ed anche in paesi confinanti e non distanti, sono tuttora radicate tradizioni ed aspetti culturali e sociali che arrivano dalle passate tradizioni e coinvolgono donne, uomini, giovani, vecchi, bambini, tuttora efficacemente attuali e che rendono molto gradevole il piacere delle feste patronali, così come tramandate nel tempo, a Palinuro purtroppo no…peccato…

Mauro Leoni