Alle prossime elezioni comunali di Centola, del sei e sette maggio, parteciperanno ben quattro liste; da quando vivo a Centola, non ricordo ci sia mai stato un così alto numero di candidati a sindaco. Se i candidati fossero stati due, l’esito della consultazione sarebbe stato scontato, visti i deludenti risultati dell’amministrazione uscente; con quattro candidati, invece, è difficile fare previsioni. Se è difficile prevedere chi vincerà, non è difficile prevedere che, alla fine, ancora una volta, uscirà sconfitto il nostro comune.
Il comune di Centola versa già in una situazione critica sotto vari punti di vista: finanze comunali, situazione economica delle famiglie, rispetto della legalità, qualità della vita che va via via peggiorando. Una condizione così drammatica avrebbe richiesto, a mio parere, uno sforzo maggiore per costituire una grande alleanza di forze politiche e sociali che avesse potuto raccogliere il consenso della maggior parte della popolazione. Invece siamo andati in direzione opposta. Con quattro liste, è poco probabile che il vincitore riesca ad ottenere un consenso superiore al 50% dei votanti.
Chi vincerà sarà probabilmente espressione di una minoranza, quindi la nuova amministrazione partirà portando il peso della sfiducia della gran parte dei cittadini. Il sindaco neoeletto non si troverà nella situazione migliore per affrontare i gravi problemi che si profilano all’orizzonte, avrà difficoltà ad attuare una politica lungimirante, si dovrà limitare ad affrontare le emergenze, e vivere alla giornata. Sappiamo quanto il fattore fiducia sia importante, soprattutto in periodi di crisi, per stimolare l’imprenditorialità, l’associazionismo, per creare e mantenere quella cooperazione, quella coesione sociale, che può far progredire l’economia. Ma con queste premesse c’è poco da stare allegri.
Un filo di speranza ci potrebbe essere solo se i vincitori, rendendosi conto della gravità della situazione, avessero l’umiltà e la saggezza di non chiudersi nel loro “cerchio magico”, com’è stato fatto in passato, ma di aprirsi alla collaborazione, con tutti quelli che vogliono impegnarsi per il bene del loro paese.