Il nostro Paese, in questi giorni, sta affrontando una difficile fase di crisi economico-finanziaria. Nel nostro Comune la situazione è ancora più tragica: cresce la disoccupazione, aumenta la miseria, e a questo si aggiunge il grave deficit di cassa del Comune. In questa situazione fra pochi mesi si aprirà la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale. Per effetto della manovra finanziaria del settembre scorso, il numero dei consiglieri comunali passerà da sedici a sette e quello degli assessori non potrà superare il numero di tre. Il quadro politico comunale al momento non è chiaro, si cominciano a fare riunioni di vari gruppi, si parla di possibili candidati (a sindaco). Penso sia un fatto positivo che molti cittadini vogliano impegnarsi per il proprio Comune. Forse molti cominciano a rendersi conto del momento drammatico che stiamo attraversando. La situazione finanziaria del comune è disastrosa, ci sono stati scioperi dei dipendenti comunali e dei lavoratori che operano nella raccolta dei rifiuti (da mesi non percepiscono lo stipendio), le attività legate all’edilizia sono in crisi e aumentano i cittadini in condizione di grave disagio economico. Se tutti, in passato, avessero fatto il loro dovere, oggi non ci troveremmo in questo stato. Nell’articolo pubblicato sull’ultimo numero di Hermes, il Sindaco Romano Speranza rivela che, negli ultimi dieci anni, molti non hanno pagato le tasse comunali provocando un grosso deficit di bilancio. Dai dati che ha presentato, sembra che a Centola l’evasione sia un fenomeno di massa, se le cifre presentate, nell’articolo, sono esatte, credo che il nostro comune possa battere un altro record, dopo di quello dell’abusivismo e delle case fantasma. Anche da questo si può dedurre che, da noi, il rispetto delle regole è a livelli minimi, di questo siamo un po’ tutti corresponsabili (in primo luogo gli amministratori). Con queste premesse, credo non ci possa essere molto ottimismo sul futuro del nostro Comune.
A livello nazionale, per affrontare la situazione critica dell’economia, è stato chiamato a dirigere il governo un tecnico di grandi capacità e stimato da tutti, Mario Monti, che è sostenuto da una larga maggioranza. Anche il nostro Comune, per affrontare questa crisi gravissima, forse, avrebbe bisogno di una squadra di amministratori che avesse l’appoggio della grande maggioranza dei partiti e dei cittadini. Viste le prospettive, non certo rosee, cosa potrebbe fare di buono una nuova amministrazione comunale? Forse potrebbe solo cercare di limitare i danni? Esiste, tuttavia, la possibilità di migliorare la qualità della vita pur in una fase di declino. Sappiamo che il benessere generale dell’individuo, e di una nazione, non dipende solo dal fattore economico, sono vari gli aspetti che lo condizionano, ad esempio i fattori relazionali, le relazioni umane, che potrebbero essere una risorsa per affrontare questo periodo di difficoltà. Il benessere economico ha portato a un aumento del consumo di beni di comfort, ma a ciò non è corrisposto un aumento della felicità, perché questi beni danno solo una soddisfazione effimera, anzi, questo consumismo ha ridotto la richiesta di beni relazionali, (esempio l’associazionismo) più difficili da costruire, ma che non si deteriorano con l’uso e danno soddisfazioni molto più durature. Pochi giorni fa, il presidente del CNEL, Antonio Marzano e il presidente dell’ISTAT, Enrico Giovannini, hanno presentato il progetto “BES” (benessere equo solidale, www.misuredelbenessere.it) che ha lo scopo di misurare il benessere e il progresso della società italiana. Dodici indicatori di benessere, ricavati da interviste a 45.000 cittadini italiani, serviranno in futuro a monitorare lo stato del paese. Gli intervistati hanno messo al primo posto la salute, la possibilità di assicurare un futuro ai figli, un lavoro dignitoso e un reddito adeguato, quindi le buone relazioni con parenti e amici, l’essere felice in amore, la sicurezza e fiducia negli altri. Le risposte dei cittadini sono state quindi condensate nei dodici indicatori proposti da CNEL e ISTAT. (ambiente, salute, benessere economico, istruzione, e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, relazioni sociali, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ricerca e innovazione, qualità dei servizi, politica e istituzioni). Come si vede, il reddito, il PIL, non rappresenta l’aspetto più importante dello stato di salute, del benessere, di un paese. Da questo studio si potrebbero trarre preziose indicazioni anche per la politica del nostro Comune, per migliorare la qualità della vita dei cittadini di Centola. In un periodo di scarse risorse finanziarie non si faranno grandi opere, ma si può migliorare la qualità dei servizi, i rapporti tra cittadini e amministratori, l’ambiente, la sicurezza, le relazioni sociali, la cultura. Si può aiutare il cittadino a vivere consapevolmente le potenzialità offerte dal proprio paese per poter star bene con se stessi e con gli altri. Migliorare la convivenza sociale, la collaborazione, è un elemento fondamentale per superare questo periodo di arresto della crescita economica, la cui origine, secondo alcuni economisti, sta proprio nella mancanza di coesione sociale e di fiducia. Come si può ricreare coesione e fiducia? Occorre mettere da parte la furbizia, rinnegare l’egoismo, rivalutare le virtù dell’onestà e della solidarietà, per sentirsi così veramente parte di una comunità. Secondo recenti teorie economiche e sociali (teoria della strong reciprocity-reciprocità forte), affinché in una comunità si crei e si mantenga quella cooperazione che possa far progredire l’economia è necessario che nelle persone sia presente un’etica pubblica e comportamenti di tipo “orizzontale” tra cittadini e non solo “verticali” (tra cittadini e istituzioni). Cioè non è sufficiente delegare il rispetto delle norme alle autorità, agli “organi competenti”. Chi si è recato in un paese dell’Europa settentrionale si sarà reso conto, per esempio, che se si parcheggia in una zona dove c’è divieto di sosta o se si butta a terra una carta, si viene subito redarguiti dai passanti, che non aspettano che intervenga il vigile. Da noi invece prevale la mentalità del “me ne frego”. Continuiamo a fregarcene, però poi non lamentiamoci se aumenta il divario socio-economico con i paesi nordici. Non sarà facile, anzi costerà molto sacrificio cambiare mentalità, negli ultimi decenni, infatti, non siamo stati sufficientemente educati al rispetto delle regole. In questo momento di crisi siamo tutti chiamati a rimetterci in gioco. Recentemente, anche il nuovo arcivescovo di Milano, cardinale Scola, ha affermato che questo è un doloroso periodo di transizione, la cui radice sta nella mancanza di fiducia e di coesione, e che da questa fase si esce solo stabilendo una fiducia vicendevole. Credo che questo si possa ottenere solo se ci rieduchiamo e se educhiamo i nostri figli al rispetto delle regole. Credo che questo possa essere il migliore investimento in questo momento, se vogliamo assicurare loro un futuro migliore.