QUANDO LA GIUSTIZIA È CIECA
I diritti ignorati e calpestati

di Umberto Raulo

Chi scrive è un professionista napoletano che, insieme ad altre quattro famiglie di persone oneste e perbene, si trova a tutt'oggi a rimbalzare davanti a un muro di gomma costituito da una giustizia miope ed arrogante e da un'istituzione locale dormiente da decenni per ciò che concerne i propri doveri, ma attenta e puntuale nel riscuotere i propri diritti. I fatti si riferiscono al putiferio giudiziario e mediatico scatenato l'autunno scorso dal maxi sequestro preventivo da parte della procura di Vallo della Lucania di quasi tutti i terreni e gli immobili compresi nell'area dell'ex Club Mediterranée in Palinuro.
In un tranquillo pomeriggio di mezzo autunno ero seduto con mia moglie, nel soggiorno della nostra casa di Napoli, quando ricevo una telefonata di un'amica, che con voce concitata mi diceva di accendere il televisore e sintonizzarmi sul TG5 che in quel momento stava trasmettendo un servizio su Palinuro. Apprendevo così dalla voce della giornalista inviata, che si trovava a bordo di un elicottero della Guardia Costiera che in quel momento, su disposizione della procura della Repubblica di Vallo della Lucania, con enorme dispiego di mezzi e uomini, si stava procedendo al sequestro di immobili e terreni situati in una vasta area occupata decenni orsono dal Club Mediterranée.
Il sospetto che anche la mia abitazione in Palinuro, ubicata in quell'area, fosse stata compresa nel sequestro diventava certezza dopo una telefonata con l'amministratore del mio condominio, che, recatosi sul posto, si vedeva consegnare da un ufficiale della Guardia Costiera il dispositivo di sequestro giudiziario dell'intero condominio nonché la nomina a custode giudiziario.
Nel documento di valenza penale non era citato né il mio nome né quello di mia moglie, né quelli degli altri quattro proprietari, ma solo quello degli eredi del soggetto (ormai defunto da 11 anni) che nel 1995 ci aveva venduto le rispettive unità immobiliari. Dopo qualche giorno ci recavamo tutti e cinque sul posto dove con rabbia e rammarico constatavamo l'apposizione dei sigilli giudiziari agli ingressi del nostro condominio ed a quelli delle nostre abitazioni. In definitiva, ci veniva proibito l'ingresso nelle nostre abitazioni senza aver ricevuto nessun avviso "ad personam", ma apprendendolo per caso dalla televisione.
L'antefatto di questa assurda vicenda risale all'anno 1995, quando cinque famiglie di professionisti non residenti, acquistavano, con regolare atto notarile, altrettanti appartamenti ricavati, esclusivamente con variazioni dei tramezzi interni, da due edifici costruiti tra la fine degli anni "cinquanta" e l'inizio degli anni "sessanta" dal Club Mediterranée ad uso servizi (ristorante, cucine, lavanderie, ecc…). Dopo alcuni anni, in seguito all'abbandono del sito da parte del Club Mediterranée, il defunto proprietario, avvalendosi di due successivi condoni edilizi e pagando al comune tutti i relativi oneri richiesti, chiedeva il cambio di destinazione d'uso dei due edifici in questione senza alterarne minimamente la metratura e la cubatura complessive, bensì realizzando soltanto suddivisioni interne. In altre parole le nostre unità immobiliari sono ubicate sul posto da cinquant'anni. Al momento del rogito il notaio allegava ai cinque atti di compravendita tutta la documentazione relativa alle istanze di condono, comprese le ricevute di tutte le somme versate. In venticinque anni il comune di Centola-Palinuro non solo non si è mai espresso in merito (pur avendo incamerato il denaro), ma ha addirittura smarrito la documentazione. Dopo gli eventi dello scorso autunno noi cinque proprietari ci siamo fatti carico di fornire nuovamente al comune tutta la documentazione relativa ai rogiti, alle istanze di condono e alle oblazioni pagate, ricevendo ognuno di noi regolare ricevuta del protocollo. Finalmente qualche giorno fa il comune si è svegliato dal suo lungo sonno ed ha inviato a ciascuno di noi proprietari una raccomandata in cui richiede entro il termine perentorio di trenta giorni (un battito di ali di farfalla rispetto agli oltre 25 anni di silenzio, n.d.r.) l'acquisizione di alcune certificazioni tecniche, onde evitare il diniego del condono.
Tengo inoltre a precisare che dal 1995 a tutt'oggi il comune ha puntualmente percepito da noi tutti le somme relative all'ICI e alla TARSU. E la procura? Pare comunque che sia orientata a richiedere il rinvio a giudizio per il reato di lottizzazione abusiva nei confronti degli eredi del defunto proprietario, forse per salvare la faccia. In ogni caso continua ad ignorarci quali legittimi proprietari degli appartamenti sottoposti a sequestro, impedendoci di goderne fosse solo per le vacanze estive. È pur vero che a Palinuro come in tante altre località del Cilento sono stati commessi negli anni numerosi scempi a danno della natura e del paesaggio (che vanno comunque perseguiti ed eliminati), ma le nostre case sono lì da cinquant'anni, antecedenti quindi a tutte le leggi nazionali e regionali sui vincoli paesaggistici. Dopo tanti anni – forse – il comune se ne è reso conto, ma la magistratura continua ad ignorarci come persone giuridiche, come cittadini, come contribuenti e come esseri umani che hanno investito i propri risparmi per concedersi qualche settimana di meritato riposo. Nonostante tutto, la bellezza incomparabile di Palinuro continua a incantarci come accadeva già per gli antichi greci.

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