I VINTI

di Nicola Valente

Banda mussicale "Città di Palinuro"Questo è il titolo di un libro di Marcello Veneziani, dove l'autore dichiara tutta la sua passione cavalleresca per i perdenti, che oggi sono in primo luogo i perdenti della globalizzazione.
Nel quarto capitolo Veneziani analizza i motivi per cui il nostro meridione si trova in una situazione di arretratezza. Egli scrive: "Il Sud è una terra schiacciata tra il fato e l' anarchia. Si osservano le leggi del fato, ma non quelle dello Stato. Così quando i terremoti e il fango, come accadde tra Sarno e Quindici, hanno sommerso centinaia di corpi e di case, la reazione è stata la maledizione contro la matrigna terra, che il destino ha loro assegnato e contro il governo ladro, proverbiale responsabile delle piogge, remoto potere da cui si attendono solo soprusi o favori, mai regole e garanzie. Dio e lo Stato ci hanno abbandonato, è il lamento antico del Sud ad ogni sconfitta;da qui fatalismo e rivolta, più che organizzazione e prevenzione. A me fa male, da uomo del Sud senza vergogna, dovere ammettere che le calamità naturali si accumulino alla calamità meridionale: la convinzione che si debba costruire la propria vita a scapito del resto dell' ambiente, delle leggi, degli altri, eccetto i propri famigliari e affini. PEREAT MUNDUS purché ci salviamo noi.
Questa è la malattia del Sud, la disperata speranza dei vinti che vogliono scaricare la sconfitta su ciò che li circonda, credendo in tal modo di affrancarsene. Questa mentalità non riguarda solo l'uso selvaggio del territorio, le costruzioni e le attività abusive, l'indole parassitaria e la richiesta petulante di provvidenza, ma si allarga al modo di vivere e di crescere a spese dell' ambiente che ci ha generati: emanciparsi al Sud vuol dire costituirsi parte civile contro la madre terra. ...
Le responsabilità cominciano, certo, a partire da chi governa, da chi guida questi processi, ma poi si estendono a tutti perché nascono da una mentalità diffusa. La classe dirigente del Sud di oggi ha fatto rimpiangere l'antico notabilato meridionale, pur gonfio di difetti, privilegi e storture, ha demolito l'equilibrio di un sistema feudale, che confinava con il padronato e sconfinava nell'onorata società, edificando un non sistema peggiore del precedente, fondato su due ingredienti: servilismo clientelare verso il potere e liberismo selvaggio verso il proprio habitat, ridotto a terra di nessuno. Controllo sociale, non controllo territoriale, controllo sulle persone e sul loro consenso, non sul paesaggio e sugli aspetti urbani; rapporto di dipendenza e provvidenza, non di coltivazione e creazione. Con il risultato di far rinascere su altre basi più dispotiche, le vecchie forme di feudalesimo e di associazione a delinquere.
Questo è il Sud, una corda tesa tra Maastricht e Sarno. E in mezzo l' abisso italoshima, direbbe Ceronetti, descrivendo la catastrofe ambientale del Paese con le parole di Teognide: «L'abbandono dei limiti e dei freni è il primo male che un dio manda all'uomo che vuole annientare». L'hubris nasce dall'albero dei vinti che pensano di salvare le foglie e i rami tagliando il tronco. Il Sud perde quando non è comunitario. ...
Il prototipo del vinto nel Sud, è grottesco, ridicolo. Si identifica con Pulcinella, che fa pure dello spirito sul suo destino di perdente sfortunato. Il suggerimento che se ne trae è trasparente: liberiamoci di questo Sud arcaico, chiacchierone e vigliacco, servile verso i potenti, anche se pronto a sparlarne quando girano le spalle, impersonato dalla maschera napoletana e nazionale. ... è bello pensarlo, ma l'emorragia dal Sud, terra dei vinti, delle sue più giovani e spesso migliori risorse, procede impietosa. Se ne vanno, se ne vanno in tanti; perdono la terra per non perdere con la terra!"
Da queste pagine si evince che se vogliamo garantire un futuro a questa nostra terra, dobbiamo dare risposte concrete ai tanti problemi che l'affliggono. Bisogna dar vita ad un dibattito sugli incentivi culturali e sociali necessari a risvegliare quell'interesse verso la politica, che è presupposto fondamentale per il ricambio della classe dirigente.

Nicola Valente