La presenza di un cine-teatro in un territorio può sembrare un segno particolare di privilegio a favore dei ricchi o di un certo ceto sociale, che si sente in grado di guardare con superiorità il popolo cosiddetto "basso". Il teatro non è un lusso, non un privilegio, riservato ad una "élite". Il teatro deve essere la vivanda facilmente accessibile per tutti, perché esso contribuisce a migliorare la vita, ad elevarne la qualità. Non è assolutamente vero quanto è stato affermato in questi giorni, che la cultura non fa mangiare.
"Non di solo pane vive l'uomo". Solo una visione molto angusta della vita, proiettata in una visione di animalesco istinto a volere soddisfare il proprio bisogno di alimentarsi, pensando che il cibo materiale sia tutto, alla luce della concezione che l'uomo "vale tanto quanto è capace di produrre" in senso economico, può spiegare certi tipi di affermazione. Una scuola antropologica definisce l'uomo "animale capace di fare cultura". Perciò penso che soltanto la cultura può dare dignità e grandezza all'uomo. Oggi in modo particolare si rende assolutamente urgente lavorare nella prospettiva della cultura, promuovere cultura, contribuire in tutti i modi a dare forza alla cultura, se l'uomo vuole riprendere la sua vera dignità. Non c'è vero sviluppo economico, non si può rinnovare la società, non è possibile dare senso alle scelte umane, non si può parlare di solidarietà, di onestà, di senso civile, se non si dà corpo e sostanza alla cultura. Una politica che trascuri la cultura in tutte le sue forme espressive, produce rapporti litigiosi e aggressivi, sterilizza la fecondità della ragione, rende aridi i sentimenti, indirizza all'abuso e alla presunzione, contribuisce a fare affermare la parte peggiore dell'uomo, uccide la grandezza dello stato democratico, svuota l'uomo del senso civico, alimenta demagogia, svende il rispetto della dignità umana, genera mostruosità comportamentali e soprattutto compie il più grande delitto, che è quello di produrre l'asfissia della libertà, che resta il più grande segno che contraddistingua la grandezza dell'uomo. La popolazione cilentana corre continuamente questi rischi, perché poche sono le presenze culturali. Quando il desiderio di volere creare cultura o di offrire occasioni di cultura si indirizza sulla strada giusta e si fanno tentativi di vario genere per alimentare una speranza che apra ad un futuro diverso, o almeno accenda possibili sbocchi costruttivi in tal senso, ci si accorge che le difficoltà aumentano, le possibilità di riuscita diminuiscono, e una asfittica indifferenza invade le coscienze. Il nostro territorio, forse, ha bisogno di "eroi" della quotidianità, che quando riescono a pensare non si fermano a perseverare in analisi di condanne o di accuse verso "l'altro", che generalmente è sempre ritenuto l'unico responsabile di tutte le disfunzioni che colpiscono l'uomo, con la consapevole conseguenza di volere scaricare e allontanare ogni responsabilità da se stessi, ma affrontano concretamente la realtà e in prima persona si lanciano nel difficile compito di "operare" e offrire se stessi sull'altare "dell'azione". Pensare, parlare e operare devono coincidere non come "coincidenza di opposti", ma come "coincidenza di identici". Ci si rende conto che è tutt'altro che facile, ma resta questa la via adatta per potere apprezzare quel "poco" che nel nostro territorio viene prodotto e organizzato dalla Diocesi di Vallo della Lucania. Non si va alla ricerca di attribuzione o rivendicazione di meriti, ma si chiede di guardare con serenità a quanto fatto dalla Diocesi in questi ultimi anni nella città di Vallo della Lucania, per potere usufruire della possibilità di assistere alla proiezione di un film o di partecipare a qualche serata di teatro, per godersi un momento che, proprio perché espressione di arte, di cinema, di teatro, di musica offre risposte culturali a chi è assetato di cultura, di arte, o di una semplice serata diversa dalle altre. Laddove è possibile scegliere, perché vi sono alternative alla televisione, è già un grande momento opportuno di presa di coscienza del proprio essere e la decisione adottata diventa sempre più espressione della propria grandezza. Il teatro "La Provvidenza" non vuole in nessun modo proporsi come offesa alla dignità culturale delle persone; non rientra nei suoi programmi stimolare l'abuso, la illegalità, il divertimento perverso. Esso vuole essere una presenza parlante, un momento comunicativo e socializzante, un evento stimolante, un amico che accoglie, un ambiente che contribuisce a fare stare bene con se stessi e con gli altri e instaurare processi di crescita personale e sociale. Esso non è per pochi eletti, non destinato ad un localismo circoscritto, ma è aperto a tutti, anche a chi non può contribuire "pagando il biglietto", pronto ad accogliere le più diverse richieste. Gruppi, associazioni, scuole, categorie diverse di persone desiderose di consumare una "cena culturale" troveranno nel teatro "La Provvidenza" gioiosa accoglienza. Certamente esso è destinato soprattutto alle comunità parrocchiali e ai gruppi parrocchiali. Infatti esso tende a proporsi come offerta formativa soprattutto a coloro che sono impegnati in un progetto di attività pastorale, perché attraverso l'arte, la musica, il teatro, la danza e tutte le altre forme espressive culturali, si possa coltivare il senso della bellezza, intesa come proprietà dell'essere delle cose, che racchiude in sé il senso dell'unità, della bontà e della verità che devono rimanere le caratteristiche essenziali di ogni credente. Non è facile realizzare questa visione costruttiva della vita, ma oggi la città di Vallo della Lucania può e deve convincersi che dispone di grandi opportunità che vengono offerte dal teatro "La Provvidenza" su un piatto facilmente accessibile, il cui cibo può essere consumato con gioiosa esultanza da chi lo desideri.
Don Guglielmo Manna
Direttore del Teatro La Provvidenza.