LA CHIESETTA DEL BORGO

di Sabatino Echer

Nei primi anni novanta dello scorso secolo, per porre rimedio all’avanzare del degrado della chiesetta del borgo di S.Severino di Centola, un gruppetto di amici del posto, decidemmo di attivarci per raccogliere offerte in paese, necessarie per effettuare un minimo intervento di sistemazione della chiesetta, nella quale iniziavano a penetrare, attraverso la copertura, acque meteoriche che in pochissimo tempo, in mancanza di un intervento, avrebbero causato la completa perdita del manufatto. Ricordo che all’epoca, la chiesetta, era priva del portone di ingresso e chiunque poteva accedervi tranquillamente; i banchi erano andati distrutti, sulle pareti interne campeggiavano scritte blasfeme, e persino l’altare era stato oggetto di atti incivili. Le case circostanti versavano in avanzato stato di degrado e, pensavamo, che una volta salvata la chiesa, intorno ad essa sarebbe rinato l’interesse e la voglia di sistemare anche le vecchie case. Si mobilitò l’intero paese di S.Severino, raccolsero offerte anche amici che, per motivi di lavoro, erano lontani. In poco tempo la copertura fu sistemata, sia pure non in modo impeccabile; fu fatto un solido portone d’ingresso, i muri interni furono ripuliti dalle orrende scritte: si intravedeva un inizio di ripresa per il borgo.
Gli anni successivi hanno visto un succedersi di proposte di recupero del borgo, avanzate dai numerosi tecnici e uomini politici che sono passati per il posto. Sono state avanzate ipotesi di recupero spesso bizzarre e, a mio modesto avviso, quasi sempre avulse dal contesto. Intanto la vera essenza del borgo: gli attrezzi della cultura contadina, le zappe, le falci, le incudini, le tradizioni, e persino gli ultimi abitanti, scomparivano per lasciare posto alle ipotesi di cui si è detto. In tale contesto mi sono accorto di non raccapezzarmici più e così, per mantenere vivo nella memoria il ricordo di quella chiesina in cui, io e amici del posto, non più giovanissimi, siamo stati battezzati, ho scritto “A chiesia mmiezo o borgo”

 

A l’ariu, mmiezo ‘o borgo,
Ng’è ‘na chiesia
Ammucciata fra case scapezzate
lassata ppi anni sula e male trattata

Ngi trasietti criaturu ‘a prima vota
Ppi riceve u primu sacramento
Ngi torno qualche vota ppi prigà
e a trovo sempe china ri angiulieddi

Luce quannu ‘a matina sorge u sole
e a sira si tinge ri tanti culuri
Profuma ri fringi a primavera
e addiventa ‘ncantevole ri sira

Roppu c’aggiu prigatu inda a dda chiesia,
quannu po’esco mmi sento cchiu liggiero
svacantato ra pisi e da pinzieri
ca rendenu tosta a vita giornaliera

A l’ariu mmiezo o borgo ng’è ‘na chiesia
Zica , senza pretese
A metà strada cc’u paraviso
Capace re fa nasce ‘nu sorriso.