Caro Direttore, siamo in un momento difficile della nostra vita ed in particolare ci sono due fatti che meritano un approfondimento da parte nostra. Il primo riguarda noi di AN ed è relativo al nuovo partito del Popolo della Libertà. Ritengo che sia auspicabile e necessario che si arrivi al più presto alla nascita del nuovo partito, ma è anche strettamente necessario che ci si arrivi con le idee chiare e a condizioni ben precise e condivise. Credo quindi che valga la pena approfondire la discussione che oggi non c’è stata. Necessita incentivare incontri e scambi di opinioni. Da quanto leggiamo sulla stampa di centro-destra sembra che l’opinione dominante sia “Si al Partito della Libertà, No all’antifascismo”. È necessario precisare che non si tratta di essere “nostalgici”, ma di aver buona memoria e non rinnegare le nostre origini. Non si tratta di aver nostalgia del passato trascorso per sempre, ma di avere buona memoria di ciò che ci siamo lasciati alle spalle. La destra, alle consultazioni elettorali del prossimo anno, potrà vincere se la corrente di AN nel nuovo PdL avrà il coraggio di sostenere le proprie posizioni, senza per forza spostarsi al centro. Uno spostamento al centro non sarebbe, a mio avviso, apprezzato e accettato dall’elettorato.
Il secondo ragionamento riguarda l’attuale crisi finanziaria ed il raffronto con quella del ‘29, crisi che coinvolse quasi tutto il mondo creando schiere di disperati. Nel ’29 ci fu però una giovane piccola nazione che dalla crisi non fu toccata, ma che anzi vide e visse un periodo di splendore economico. Una nazione povera di materie prime e fortemente legata all’attività agricola, con la cui esportazione pareggiava i conti dell’importazione del carbone. Una nazione che non fu toccata perché il governo dell’epoca affrontò con molta fermezza la difficile crisi, creando l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), che assorbì le grandi aziende in difficoltà economica, permettendo loro di salvare la produzione e l’occupazione. Quella nazione era l’ITALIA. L’Italia di Mussolini.
Tanti cari saluti.
Gianfranco Sabatino