OGNI BUON SACERDOTE AMA L’OVILE A LUI AFFIDATO

di Nicola Lamassa

Il cuore dilatato dall’amore di Gesù Cristo è quel cuore di cui parla Geremia nel suo libro, quando sostiene che “il Signore trasformerà il c u o r e di p i e t r a in c u o r e di c a r n e “.
Questa trasformazione è la garanzia sicura per coloro che parlano di amore per le cose belle legate a Dio. Il sacerdote che consacra sé stesso a Gesù Cristo e quindi a Dio donando totalmente la sua vita a Lui e all’umanità; l’uomo che si impegna in tutto questo, comunque ricorderà sempre e con grande affetto il periodo di formazione ricevuta in seminario. Ivi accetta quotidianamente di viverne la vita e le regole alla luce degli orientamenti evangelici. Accoglie giorno dopo giorno l’invito di Dio ponendo la sua vita da adolescente prima e da giovane poi nelle mani dei propri Superiori, per poi deporla definitivamente nelle mani del proprio Vescovo, il quale con amore paterno e perché no, anche con amore materno essendo per definizione “G e s ù in mezzo a noi“, si prenderà cura di lui, di questo sacerdote e ministro, perché divenga sempre più conforme alla figura di Gesù Cristo in terra. “Le mie parole sono acqua viva che zampilla per la vita eterna” dice Gesù rivolgendosi alla samaritana presso il pozzo di Giacobbe. A Nicodemo risponde, nel campo degli ulivi: “Se uno non rinasce dall’alto, non può entrare nei regno dei cieli“, cioè questa è una condizione per far parte di Gesù.

In questi ultimi trent’anni, dopo il Concilio Vaticano II, si è andata concretizzando una “Liturgia della Parola”, distribuendo sapientemente le letture delle quattro Tempora di ogni Anno Liturgico in modo tale che in tre anni anche il cristiano più pigro riesca ad ascoltare quasi per intero tutto l’A.T. e il N.T. nei quattro vangeli canonici, come pure nella stragrande maggioranza del resto della Sacra Scrittura, passi oculatamente scelti e riferiti ai “giorni feriali”, intercalati dalle memorie “facoltative“ e “obbligatorie”, dalle “festività” e dalle “solennità ricorrenti“. “Non tutti possono capire…” risponde Gesù agli apostoli in (M t 19, 10) e in un altro passo evangelico, quando Pietro infastidito, chiede al Maestro di spiegare il significato delle Parabole anche alle folle, Gesù risponde: “a loro non è dato di capire, loro hanno orecchie ma non odono … a voi solo è dato di capire…”.

Più di qualche dialogo diretto si svolge strettamente tra Pietro e Gesù. Come si può capire Gesù Cristo. Leggendo la Bibbia dal primo rigo del Pentateuco all’ultima sillaba dell’Apocalisse: “dall’• all’ • della Sacra Scrittura”? E’ un buon metodo per molti passi incomprensibili anche se letteralmente acquisibili? Frequentando le facoltà teologiche si può ottenere tanto. Però quante parole occorrerebbero ai singoli docenti per far comprendere il pensiero di Dio che gli A g i o g r a f i non abbiano già fatto e scritto? Ad esempio, può la Teologia essere studiata come ogni altra materia? Lo studio della teologia può essere paragonato allo studio della matematica, per quanto quest’ultima abbia bisogno di un particolare impegno e una tenacia fuori del comune perchè possa essere agevolmente compresa? Tutti traducono il termine “teologia” con “discorso su Dio”. Pochi sono quelli che invece credono fino in fondo e ne sono convinti di tradurre “Teologia” come “Attività di fede”.

Le brillanti ed elette argomentazioni con cui teneva le lezioni di Teologia fondamentale Monsignor Rocco de Leo rimasero impresse nella mia memoria, come un epitaffio scalfito nel marmo, quelle parole, “attività di fede”, sono sempre state un monito alla mia pigrizia. Questa nitida differenza la si scandaglia nel cuore solo se il porgitore ha fatto trasparire quanto già da lui stesso sia stata intimamente incarnata. Erano lezioni vive e piene di fervore. erano qualificate da una chiarezza, le cui parole sembravano essere abbracciate da un pentagramma musicale unito ad un altro ove l’uno aveva il ruolo di contenere le note basse e baritonali mentre l’altro aveva il ruolo di contenere quelle alte, di tenore e soprano. Egli sapeva toccare tutti i livelli armonici della musica, sia quando esprimeva un concetto, sia quando suonava per suo diletto; del canto egli era un maestro vero e proprio. Dire che in lui l’armonia della fede vissuta agiva tutta per Dio, è dire poca cosa. Ecco allora da dove nasce l’ammirazione per il suo modo di porre e insegnare la Teologia, egli vi poneva armonia anche nelle argomentazioni occorrenti ai vari concetti teologici.

Il sacerdote è colui che sa trasferirti con tutto il suo essere, ciò che di Dio egli sa. E’ la persona più idonea e qualificata per assimilare le cose belle di Dio. Anch’egli ha sposato la Sposa di Cristo che è la C h i e s a . Sin dall’AT. Questa innamorata di Dio, questo popolo ridotto in schiavitù, verso cui Iddio si china tante volte e per tanti innumerevoli motivi, che resero così ansioso lo stesso Davide da dire - che non si sarebbe dato pace sino al giorno in cui non avesse costruito un casa per il suo Signore – E’ vero che Iddio comunicò a Davide che la casa l’avrebbe costruita, non lui, ma il figlio Salomone, anche se Dio non aveva bisogno di una casa perché Egli già albergava nel cuore di ogni uomo che desiderava avere con sé. Non si potrà mai eguagliare l’amore di Dio, per quanto l’uomo si sforzi all’infinito, egli non potrà mai raggiungere Dio senza che Dio lo voglia.

Vediamo però se quest’ultimo concetto riusciamo ad articolarlo in modo semplice in un’ottica in cui si possa mettere in risalto proprio il rapporto dell’amore tra Dio e l’uomo. L’uomo non è solamente un individuo, è anche e soprattutto una persona. L’individuo è una vita a sé: un animale può essere un individuo, anche una pianta può essere un individuo. L’uomo invece diciamo che è una persona, e che questa persona va distinta dall’individuo perché l’uomo appartiene, mediante la sua vita di relazione, a un agglomerato sociale col quale egli s’intesse quotidianamente con responsabilità e solidarietà. L’uomo è fatto di vizi e di virtù, si dà delle leggi che possano regolare la sua vita con gli altri; è dotato di coscienza, mediante la quale da solo può capire se una sua azione è fatta bene o è fatta male, se il fine che si prefigge è cosa buona o cattiva. Affetto continuamente da malattie, pieno di continui bisogni, chino sotto il peso degli affanni, quest’uomo, soggetto a passioni, sa che buona parte di queste esigenze dipendono dagli altri e buona parte di esse le risolve grazie agli altri.

Ebbene anche se, a volte, gli è agevole capire che le persone vicine a lui, gli sarebbero di sostegno e maggior conforto, se le tenesse accanto a sé, sapete, qualche volta, questo uomo cosa fa? Volge totalmente il suo cuore a Dio, abbraccia le sofferenze del Figlio Suo, prende la croce e inizia un lungo cammino e con coscienza certa dice no al mondo e alle comodità e i conforti che questo mondo potrebbe offrirgli. Dice no ad ogni cosa effimera per abbracciare Cristo e la Chiesa donandosi così interamente per il bene altrui senza pretenderne il contraccambio. Questo uomo è il sacerdote a cui vengono affidate le anime – come si dice comunemente – vi sono le anime di oggi create da Dio, come vi sono state le anime in tutti i tempi, anche queste create da Dio. Vi erano quelle del popolo ebraico nell’AT., mentre quelle del NT. si chiamano “figli di DIO” e lo sono realmente dice San Paolo! Se questi figli di Dio, affidati alla cura ministeriale del sacerdote, attività che viene dai secoli più remoti, incontrano nel loro cammino la grazia imbattendosi in una guida spirituale che gode della quasi totalità delle virtù che dovrebbe avere un P r e t e, e dal canto suo questo sacerdote si accolla l’onere della missione affidatagli, quale realtà più bella potrebbe entrare nella vita degl’uni e come nella vita del sacerdote se non le parole risuonanti di Gesù: ”Io sarò con voi ogni giorno fino alla fine dei tempi“. Se in quel preciso istante stava proprio accomiatandosi da suoi discepoli per poi ritornare nella P a r u s ì a (ultimi tempi) per Sempre.

Cosa intendeva dire Gesù con quelle parole? Perché prometteva tali cose? Nell’ultima Cena Gesù dice ancora: “Fate questo in memoria di me “. Da allora su ogni altare cristiano ortodosso il sacerdote durante il Sacrificio Eucaristico al momento dell’E p i c l e s i: “fa” Gesù trasformando il Pane e il Vino in Corpo e Sangue del Dio fatto uomo. PARROCCHIA ROCCA, parroco inamovibile.

Il nostro don Giovanni Cammarano avendo svolto la sua missione su un territorio in cui ha coperto circa sessanta anni di servizio sacerdotale, con zelo e piena approvazione dai superiori. Egli amava molto il luogo ove vedeva riuniti i suoi fedeli da essere legato affettivamente a quel tempio in cui una popolazione fatta di coetanei, di meno giovani, di giovanissimi, aveva ricevuto mediante il suo operato sacerdotale tutti i vari Sacramenti, ognuno per il loro verso e all’occorrenza. Era un sacerdote sicuramente col cuore di un padre che sapeva soffrire sulle incomprensioni ma soprattutto per il bene della sua missione e il bene dei suoi fedeli. Sull’altare mediante gesti, parole e cose il sacerdote ci procura veri e propri tesori di vita sia naturali sia soprannaturali.

Quelle parole vanno custodite come perle: infatti, nel Vangelo leggiamo “non buttate le vostre perle…”. Siano esse, parole che appartengono al linguaggio di Dio, siano esse, cristiani attenti alla propria santificazione, non possono che essere custodite molto gelosamente come perle perché il maligno non le rapisca. Ecco quindi l’esigenza di un luogo ben protetto, da Dio e dall’uomo: un luogo che potremmo chiamare O V I L E .

Ecco perché l’ansia di un sacerdote e il suo amore per la sua chiesa è lodevole .

Nicola Lamassa