Il 1° gennaio del 1948 entrava in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana, il 10 dicembre del 1948 veniva redatta la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, precedute di alcuni anni dalla firma della Carta delle Nazioni Unite. L’orrore del secondo conflitto mondiale, ancora vivo nei corpi di coloro che l’avevano combattuto e subito, aveva aperto uno spazio di dialogo mondiale, in cui c’era ancora posto per un sogno, un’utopia: la costruzione di una società aperta, rispettosa di ogni singola esistenza, non perché simile in tutto alla nostra, ma perché presente accanto a noi. Alla carta dell’ONU, alla Costituzione Italiana, sono seguiti altri strumenti normativi: pilastri su cui fondare una pacifica convivenza di uomini. A distanza di 60, 50, 40 anni, quegli stessi strumenti sono diventati reperti di una civiltà lontana, ci parlano con una lingua che sembra non appartenerci. Non siamo più in possesso di un codice in grado di interpretarne il senso rivoluzionario. Il nostro quotidiano, svuotato di forza politica e morale, procede stancamente sulle gambe di un pensiero unico.
Principi e diritti, per i quali molto sangue e tanto sudore hanno bagnato la terra, non determinano le nostre decisioni, non formano le nuove generazioni. Il potere politico, da anni torbidamente legato al potere economico, incapace di fungere da guida, persegue senza più vergogna un’ostinata difesa di privilegi individuali o di gruppo. Tanti sono i guasti prodotti da simili condotte, ma imputarne la responsabilità alla sola classe dirigente è un gioco troppo facile. Siamo tutti coinvolti, diceva uno slogan del maggio francese. Come cittadini, abbiamo abdicato al nostro ruolo, smarrito ogni consapevolezza delle possibilità di incidere sulla realtà che andremo a vivere. Tuttavia, questo tempo, vile e confuso, può essere l’occasione per reinventarci, per ricostruire le nostre comunità, grandi o piccole che siano, per creare una nuova unità di intenti e di lotte. Abbiamo il dovere di provarci, di trovare delle soluzioni. Come farlo? Ciascuno di noi potrebbe avere un’idea. Allora ricominciamo a parlarne, ripartiamo dal dialogo, abbandoniamo il chiacchiericcio, rileggiamo la nostra Costituzione, il trattato dell’ONU, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, poniamoli alla base della nostra educazione e delle nostre azioni. Potrebbero nuovamente illuminare il nostro cammino, ridare dignità alle nostre vite, così spesso umiliate e offese.
Adamo D'Angelo