Abbiamo assistito recentemente alle polemiche che hanno indotto BenedettoXVI a rinunciare al discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università “La Sapienza” a Roma. Queste critiche erano seguite all’appello di 67 professori universitari che consideravano inopportuno ascoltare la parola del Papa, nell’Ateneo, fondato da Papa Bonifacio VIII, ritenendo che la Religione non debba interferire con le questioni di Scienza. In effetti, oggi, per molti, Scienza è sinonimo di Scientismo, un idolo da adorare, l’unica cosa, che può portare alla Verità, mentre la Fede viene considerata qualcosa di irrilevante per il mondo, e questo spiega l’intolleranza, l’astio, dei “sapienti” laici nei confronti di BenedettoXVI. Questi eventi hanno riacceso il dibattito sui rapporti tra Scienza e Religione, tra Scienza ed Etica. La scienza moderna ha la sua origine nella cultura europea, evidentemente più favorevole di altre alla ricerca della verità.
In questo humus culturale ha operato Galileo Galilei, padre della scienza moderna, che esige rigore e riproducibilità. Questo scienziato considerava il Creatore più intelligente di tutti i sapienti, di conseguenza riteneva che ci fosse una sola strada per conoscere le Leggi che regolano l’Universo (che chiamava impronte del Creatore): quella di porgli delle domande in modo rigoroso con esperimenti “di stampo galileiano”. Non basta il rigore della Logica o della Matematica per capire come è fatto il mondo, per dimostrare una Legge Naturale. La verità deve essere dimostrata dalla sperimentazione. Nel corso dei millenni, varie culture, varie religioni si erano illuse di interpretare il mondo basandosi solo sull’intelligenza, senza mai porre domande al suo Creatore, così nessuno era riuscito a scoprire una Legge Fondamentale della Natura. Se oggi la Scienza ha raggiunto questo sviluppo, lo si deve anche a quest’atto di fede e di umiltà intellettuale dello scienziato toscano. Certo, varie cose dette dai teologi (ma anche dagli scienziati) nel corso della storia si sono rivelate false, come ha ricordato il Santo Padre. Nella storia della religione cristiana, non sono mancati periodi bui, ma sono stati superati in quanto, nei secoli, è prevalsa la ragione e la ricerca della verità. Cercherò di sintetizzare le considerazioni di Benedetto XVI sulla scienza, espresse nel discorso che avrebbe dovuto tenere all’Università di Roma ed anche in altri suoi scritti.
E’ illusorio, dice il Papa, credere che la scienza possa salvare l’uomo, la storia ci dice che a volte le scoperte scientifiche (come ad esempio l’energia nucleare) si sono rivolte contro l’uomo. E’ illusorio credere di realizzare un mondo perfetto grazie alle conoscenze della Scienza e ad una politica scientificamente fondata. Quanti hanno cercato di farlo, come il Marxismo, hanno clamorosamente fallito. Il Marxismo, teoria politica nata per risolvere i problemi creati dalla rivoluzione industriale e dallo sviluppo del capitalismo, era qualcosa di nuovo nella storia del pensiero, una teoria apparentemente logica, ragionevole, ricca di buoni propositi. Il pensiero marxista ha avuto successo nell’ultimo secolo e diversi politici, in varie parti del mondo, hanno cercato di dare pratica attuazione alle sue idee. Ma il passaggio dalla teoria alla pratica è stato un fallimento ormai certificato dalla Storia. Questo ci porta a riconsiderare le basi su cui si fonda questa dottrina, cioè il materialismo storico. Non sono solo le leggi della materia che governano l’uomo, la società, ma anche fattori come la ragione, la volontà, il bisogno di verità e di libertà. Pensare che la scienza, o la politica, possano redimere il mondo e creare un paradiso in terra, è chiedere troppo alla scienza e alla politica. Possono rendere la vita più facile, possono contribuire alla umanizzazione del mondo, ma, sappiamo che possono anche distruggere l’uomo e il mondo se non vengono orientate da forze che si trovano fuori di esse e che tendono al bene. D’altra parte come diceva Norberto Bobbio, la cosiddetta morale laica non è ragionevole, perchè manca del chiodo alla parete cui può essere appesa: nessuno può dare una risposta ragionevole alla domanda: perchè fare il bene e non il male, se facendo il male me ne viene un vantaggio e non sarò punito?
L’uomo di tutte le culture, di tutte le religioni ha sempre intravisto un orizzonte oltre la vita terrena. Ma al giorno d’oggi, molti, soprattutto tra gli adoratori della scienza, hanno cancellato questo orizzonte, e sono state rimosse le domande che ogni essere umano dovrebbe porsi: da dove vengo? Dove andrò? Si pensa che il mondo sia stato prodotto dal caso; così finiamo per cadere nel materialismo, nell’individualismo, pensiamo solo a noi stessi, ai nostri bisogni materiali. Le risposte della scienza non bastano all’uomo, lasciano sempre un senso di angoscia, di vuoto, di insoddisfazione. Noi siamo gli unici esseri viventi dotati del dono della Ragione, ma spesso lavoriamo, amiamo, ci divertiamo senza riflettere, crediamo che questo sia, come diceva Voltaire, l’unico modo per rendere la vita sopportabile. Assistiamo a una sorta di rifiuto della Ragione che è paradossale in questa società, dove la scienza ha avuto il massimo sviluppo. Non c’interroghiamo se esiste un Dio, se esiste l’aldilà, ma se l’uomo fosse solo materia, di essa si potrebbe saziare, e invece la nostra angoscia testimonia che nessun bene materiale ci può bastare, dentro di noi c’è un forte desiderio d’infinito, di amore, di libertà, di verità.
L’esistenza di Dio e dell’Aldilà, non sono cose che possiamo dimostrare con la Ragione, con la Scienza, ma non sono neppure irragionevoli, infatti, queste idee sono state fatte proprie da milioni di persone nel corso di secoli. Senza Ragione non avremmo potuto scoprire la Scienza.
Benedetto XVI ha posto la Ragione al centro del dibattito culturale, essa è stata oggetto di molte sue riflessioni, ad esempio nel discorso tenuto all’Università di Ratisbona, nell’ultima enciclica “Spe Salvi”, e anche nel discorso che avrebbe dovuto tenere all’Università di Roma. Il Papa si domanda: che cos’è la Ragione? Come può un’affermazione, una norma morale dimostrarsi ragionevole? La Ragione, dice, non può essere a-storica, in altre parole non può autocostruirsi prescindendo dall’esperienza e dalla dimostrazione nel corso di generazioni, quest’esperienza è il fondo storico dell’umana sapienza, così la sapienza delle grandi tradizioni religiose è da valorizzare e non va gettata nel cestino della storia delle idee. Il Santo Padre parla come rappresentante di una comunità credente nella quale durante i secoli è maturata una determinata sapienza di vita, parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenze etiche che risulta importante per l’intera umanità. Poi si domanda: cos’è l’Università? Qual è il suo compito? L’Università nasce dalla brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuole sapere cos’è tutto ciò che lo circonda, vuole Verità. Verità, dice, è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theoria, ma la verità non è solo teorica, significa più del sapere, la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Scopo dell’Università dovrebbe essere, secondo Benedetto XVI, custodire la sensibilità per la Verità e non permettere che sia sopraffatta dalla sensibilità per i propri interessi particolari.
Il pericolo nel mondo occidentale è che l’uomo, proprio per la grandezza del suo sapere e del suo potere, si arrenda davanti alla questione della Verità e che la Ragione si pieghi di fronte alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità. Certo la ricerca della verità (come quella della libertà) ha un prezzo e può costare sacrificio, sofferenza, ma dobbiamo diffidare da chi ci offre una verità facile, comoda, preconfezionata. La ragione, se perde il coraggio della verità, diventa più piccola, distaccandosi dalle radici della società in cui vive, mettendo da parte l’esperienza di secoli di storia della nostra società.
Le manifestazioni critiche dei”sapienti laici” nei confronti del Papa e di altre persone che ancora si battono per gli ideali di cui abbiamo parlato, (figure, a mio parere, sempre più necessarie in una società come la nostra), dimostrano quanto sia forte in Italia il sentimento di intolleranza verso coloro che sono portatori di idee diverse e che non si riconoscono in una cultura dominante di stampo laicista e materialista.
Gustavo Mion