Si avvicina il 14 gennaio, data in cui la Corte Costituzionale deciderà l’ammissibilità del referendum elettorale che, che, qualora venisse approvato, assegnerebbe il premio di maggioranza non più a una coalizione di liste, ma a quella che ha ottenuto più seggi. Ciò comporterebbe anche uno sbarramento del 4% alla Camera e dell’ 8% al Senato. Nella società c’è un desiderio di semplificazione del quadro politico, con riduzione della miriade di partitini, (a volte a carattere personalistico), che spesso dettano legge e che sono una delle cause della scarsa governabilità del paese. Il referendum ha stimolato la fusione (nel centro-sinistra) di D.S. e D.L. nel Partito Democratico, un’altra aggregazione probabilmente ci sarà tra i partiti comunisti dell’estrema sinistra. Per quanto riguarda l’area di centro-destra, nel 2005, i rappresentanti dei partiti della C.D.L., firmarono un documento per la creazione di un grande partito dei moderati, ma , dopo le elezioni del 2006, nonostante l’opera paziente di Berlusconi per formare un partito unico (o una federazione di partiti) non si è riusciti a fare nulla. Da una parte Casini, pur rimanendo all’opposizione, pare abbia un diverso disegno politico, e ha cercato di costruire un nuovo raggruppamento, la cosiddetta “cosa bianca” collocata al centro dello schieramento politico, per decidere di volta in volta le alleanze; dall’altra Fini non ha perso occasione per criticare Berlusconi. Alla fine il Cavaliere, stanco dei tentativi di mediazione con i “parrucconi della politica”, ha deciso di uscire dall’immobilismo e, interpretando il desiderio di unione degli elettori di centro-destra, ha preso l’iniziativa politica della creazione di questo nuovo movimento, il cui nome sarà Popolo della Libertà. Questo partito sarà costruito dal basso, sarà fatto dalla gente che sceglierà il nome, approverà il programma, sceglierà i propri rappresentanti. A questo percorso, che porterà alla costituzione del nuovo partito, (che prenderà il posto di Forza-Italia alle prossime elezioni), oltre ai singoli cittadini, potranno partecipare anche altri partiti, circoli e movimenti, che abbiano il comune obiettivo di un’azione riformatrice per ammodernare l’Italia. Un partito che metta insieme tutti i moderati, che nasca dal comune sentire del popolo di centro-destra, su temi come l’economia di mercato, l’immigrazione, il diritto alla vita, la famiglia, il rispetto delle radici cristiane, il federalismo. Un partito popolare, democratico, di ispirazione cristiana e liberale, che sia il corrispettivo italiano del Partito Popolare Europeo (a cui già aderiscono F.I. e U.D.C.), e che sia il contraltare a quello di Veltroni. L’accelerazione, impressa da Silvio Berlusconi, negli ultimi giorni a quest’operazione, è dettata anche dal rischio che, l’anno prossimo, i piccoli partiti, per evitare la mannaia del referendum elettorale, decidano di far cadere Prodi, per andare a nuove elezioni con il vecchio sistema. Tuttavia, sia a destra che a sinistra, si avverte la necessità di superare questa fase di immobilismo legata a questo “bipolarismo bastardo”, in cui, spesso, sono i piccoli partiti ad imporsi. L’incontro tra Veltroni e Berlusconi ha inaugurato una nuova stagione di rinnovamento politico, entrambi, anche se su diversi versanti, sentono la necessità di poter governare, in maniera più efficace, con maggioranze veramente coese, capaci di resistere ai ricatti di piccole minoranze.
Di questo va dato merito ai promotori del referendum elettorale.
Gustavo Mion