È festa a Centola, Foria, Palinuro, San Nicola, San Severino. Il popolo sovrano ha deciso di affidare il governo del Comune alla squadra rappresentata dalla lista INSIEME. Questo è il momento di festeggiare, ed è giusto che sia così.
Per raggiungere questo risultato abbiamo lavorato tanto e per tanto tempo: quindici lunghi, lunghissimi anni. Per dirla alla Eduardo, una lunga nottata; ma adesso - grazie a Dio - è passata. Quindici anni durante i quali il nostro paese, che era la “perla del Cilento”, ne è diventato il fanalino di coda, ignorato dal turismo internazionale, trascurato dagli organi di informazione, condannato a un progressivo degrado. Quindici anni in cui i nostri giovani hanno dovuto lasciare questo paese per cercare lavoro altrove, quindici anni in cui la stagione turistica si è progressivamente ridotta al solo mese di agosto, quando il nostro territorio viene invaso da un’orda, che di turisti ha solo il nome, che non portano ricchezza, ma solo degrado e sporcizia. Del resto che cosa pretendiamo, se non siamo più in grado di offrire servizi, se l’unica cosa che abbiamo è un mare ancora bellissimo e a buon mercato, ma certo non pulito come un tempo? Del resto chi potrebbe mai venire a Palinuro se già a settembre la maggior parte dei locali sono chiusi e tutto il paese va come in letargo, in attesa della breve abbuffata dell’anno venturo? Del resto, come potevamo aspettarci qualcosa di diverso, se chi ci ha amministrato in questa lunga nottata, era legato a filo doppio con un lontano potere regionale, al quale i nostri destini sono assolutamente indifferenti? I vecchi amministratori, che hanno persino avuto l’impudenza di presentarsi come il nuovo, hanno sì elargito finanziamenti e interventi a pioggia, ed hanno perfino offerto posti di lavoro (gli ultimi, alla Comunità Montana, nella settimana prima delle elezioni), ma solo per consolidare il loro potere, secondo il ben collaudato schema clientelare di stampo bassoliniano. Insomma, le persone che ci hanno governato fino ad ora sono le stesse che ci hanno sommerso sotto una valanga di rifiuti e di vergogna.
Ma ora - grazie a Dio - tutto è passato: è ora di guardare avanti, di rimboccarsi le maniche e di lavorare. Certo, l’eredità che ci viene consegnata è pesantissima. Le finanze del Comune sono dissestate, le opere da completare innumerevoli, lo sfascio e il degrado e l’immondizia ci sommergono. Gli uffici pubblici sono insufficienti: per fare solo un esempio, basti ricordare che soltanto una minima parte delle pratiche di condono (del primo condono, quello degli anni ‘80 del secolo scorso) sono state definite. E proprio questo esempio è uno specchio della gravità della situazione, ove si pensi che l’Ufficio Tecnico comunale, quello che si occupa dei condoni, appunto, ha avuto bisogno di ben due consulenti esterni, profumatamente e regolarmente pagati, per poter funzionare come ha funzionato. Di questo e di tutto il resto, che qui non abbiamo avuto il tempo di citare, vi daremo conto nel prossimo numero di Hermes, ma le poche cose già dette ci fanno capire che il compito che attende la squadra del neo-eletto sindaco Romano Speranza è di quelli che fanno tremare le vene dei polsi. Durante la campagna elettorale ci hanno accusati di non rappresentare il rinnovamento, perché il nostro sindaco aveva già rivestito questo incarico negli anni passati, prima della lunga parentesi di quindici anni che ci siamo lasciati alle spalle.
Ora possiamo rispondere a questa accusa dicendo che proprio l’esperienza di Romano Speranza ci servirà per affrontare con successo i difficili compiti che ci attendono. E non dimentichiamo che egli fu sindaco del nostro Comune proprio nell’età d’oro che ricordiamo con nostalgia e che noi della sua squadra, con la sua guida esperta e sicura, siamo certi che riusciremo a far rivivere.
I lettori avranno notato, che pur in questo momento di gioia, non ho mai usato la parola “vittoria” e tanto meno ho parlato di “conquista” del comune di Centola. A parte l’ovvia considerazione che il Comune non si conquista, ma si governa per il bene dei cittadini, dobbiamo pensare che in questo momento non abbiamo vinto nulla. L’unica certezza che abbiamo è quella che i cittadini ci hanno considerati degni del grandissimo onore di governare il loro, il nostro paese. È questo un onore che accettiamo con orgoglio, ma anche con rispetto e con la consapevolezza che un compito durissimo ci attende. La strada che abbiamo di fronte a noi per i prossimi cinque anni è aspra e ripida e irta di ostacoli: ci sarà da lavorare molto, da soffrire, da sacrificarsi. Dovremo usare tutta la nostra buona volontà, la nostra pazienza, le nostre competenze e le nostre abilità per consegnare al paese i risultati che esso si attende da noi. Non possiamo deluderlo, non possiamo deludere i cittadini, che, dopo quindici anni di nottata, si aspettano da noi la luce dell’alba e di un giorno radioso. Per questi motivi noi oggi non abbiamo ancora vinto, ma la nostra vittoria sarà tra cinque anni, quando, al termine del nostro primo mandato, la popolazione ci ringrazierà per quanto avremo fatto e ci riconferemà la sua fiducia e la sua approvazione. E allora, amici, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro: non c’è un minuto da perdere.
Paolino Vitolo