INTERVENTO DELL'ASSESSORE ANTONIO ROMANO

Eminenza Reverendissima,
il nostro Paese, il nostro Comune, vive oggi un momento storico per la Sua presenza. E’ la prima volta, per il nostro Ente, è la prima volta per il nostro territorio.
E’, quindi, con un'emozione particolare, che attraversa, oggi, non solo quest'Aula ma l’intera Comunità di Camerota che Le rivolgiamo il più sentito ringraziamento a nome del Consiglio e, attraverso esso, dei cittadini tutti del Comune di Camerota, per aver accettato l’invito, che il nostro Sindaco Le ha rivolto, di conferimento della cittadinanza onoraria.
Il mio breve intervento si limiterà a rappresentarLe, anche se in maniera succinta, alcune delle pagine della “Storia camerotana” più recente alle quali si legano e ci legano quei valori per i quali, stamane, siamo qui a tributarLe il merito di essere, di essi, testimone ed operatore nello svolgimento quotidiano del Suo apostolato.
Lo faremo riconoscendo che lo stretto contatto e l’interagire della popolazione e della Chiesa è stato, nel tempo, un fattore determinante della cultura della fratellanza, della pace, della civile convivenza e della libertà nel nostro territorio, nel nostro Paese.
Già dal VII secolo d.c., il monachesimo Italo/Greco con i Basiliani, rappresentò, nel nostro territorio, un importante veicolo di emancipazione culturale. Dalle lauree ed i cenobi, spesso nacquero i primi villagi (Licusati e Lentiscosa ne sono un esempio). I monaci furono divulgatori di carità e pace in territori devastati da invasioni di ogni genere e furono, per questo motivo, ben tollerati anche dai dominatori longobardi (Ducato di Benevento), che riconobbero l’importante funzione di collante con la popolazione svolta dai monaci.
Storia di interazione Popolazione-Chiesa fu anche quella riguardante i moti del Cilento che costituiscono una pagina lunga e gloriosa del nostro territorio in cui numerosi cittadini di Camerota presero parte attiva alla rivolta capitanata dal canonico Antonio De Luca di Celle di Bulgheria che, anche se si concluse tragicamente con il contributo di sangue di tanti concittadini, fu il preludio della futura Unità d’Italia con l’affermazione di quella idea di libertà e di solidarietà necessari per l’ottenimento di essa.
Il profondo attaccamento dei camerotani ai valori promossi dalla Chiesa è testimoniato anche dal fatto che nel 1812, (fonte catasto provvisorio di quell’anno), mentre gli abitanti del Comune sono 1770, i sacerdoti sono ben 17 più un’intera comunità di monaci francescani (occupavano il convento dei cappuccini di Camerota), numero notevole se paragonato ad altre figure, per esempio maestri di cui ve ne era soltanto uno.
I valori della pace, fratellanza, tolleranza sono sempre stati alla base della vita dei Camerotani anche quando sono dovuti emigrare in Venezuela e Sud America in generale, Germania, Svizzera e Nord Italia. Li hanno esportati integrandosi perfettamente con le comunità residenti e creando, in armonia, quartieri e paesi con loro.
Colleghi consiglieri, intervenuti tutti, l’epoca che stiamo vivendo, il periodo che stiamo attraversando è complesso e completamente diverso rispetto a quello trascorso. Eventi, conflitti, cambiamenti di scenario, si intrecciano in questo mondo diventato più piccolo perché globale e che non è facile da leggere.
Valori come la pace, la fratellanza e la solidarietà per fortuna hanno voci instancabili, come quella del Cardinale Martino che richiama l'attenzione degli uomini su tutti i conflitti del mondo, anche su quelli più remoti e dimenticati, che richiama l’attenzione sui temi della giustizia e della fratellanza, della pace e della tolleranza, una voce che è stata ed è per questo, un punto di riferimento per tutti, cristiani e non cristiani.
Davvero un linguaggio compreso da tutti, in grado di superare le barriere degli Stati, delle culture, delle fedi. Davvero una capacità di portare lo sguardo, e la propria concreta presenza, con i suoi viaggi, ovunque nel mondo ci sia sofferenza, povertà, fame, malattie.
E quanto al mondo della globalizzazione della solidarietà, così come la chiamò il compianto Santo Padre Giovanni Paolo II, la sua posizione è di grande respiro, di grande lungimiranza. E' realismo, che nasce dalla consapevolezza che la povertà, la si combatte anche con un processo di sviluppo economico e sociale concreto in quelle aree.
Eminenza Reverendissima,
il nostro intento, il nostro impegno di oggi è quello di rinnovare quei valori di cui Lei è continuo testimone facendo in modo che Camerota sia una città aperta e solidale, attenta agli altri, in primo luogo a chi è più debole, agli anziani, ai disabili. Noi, nella nostra piccola attività amministrativa e sociale lavoriamo e lavoreremo anche per questo.
La cittadinanza onoraria che Le sarà di qui a poco conferita, nel modo più alto e sincero, rappresenta per noi un stimolo in più per seguire i valori di fratellanza e di pace che con la sua missione continua a testimoniare ogni giorno.
Grazie, Eminenza.

Antonio Romano