Il futuro è vicino

Nello scorso numero di Hermes, distribuito prima delle elezioni politiche di inizio aprile, chiudemmo il nostro editoriale con una doppia esortazione: “lasciamoli perdere, andiamo a vincere!”. A conti fatti e col senno di poi dobbiamo ammettere che, dei due imperativi, uno è certamente giusto, l’altro è decisamente sbagliato o almeno imprudente. Vediamo perché.
L’imperativo giusto, nel senso cioè che è stato perfettamente esaudito, è il secondo, anche se può sembrare strano. Infatti, se c’è un fatto indubitabile e sicuro in tutto il pasticciaccio post-elettorale che ha allietato le nostre vacanze pasquali, questo è che la Casa delle Libertà ha vinto e basta. Le elezioni sono per definizione lo strumento con cui si permette al popolo di esprimere la propria volontà, esercitando così quella cosa di cui tutti ci riempiamo la bocca, cioè la democrazia, che, come tutti sanno è parola greca che significa “governo del popolo”, appunto. E il popolo ha approvato chiaramente i cinque anni di governo Berlusconi, che i cosiddetti “poteri forti” avrebbero voluto bocciare senza appello. Uso il pur abusato termine “poteri forti” perché molto comodo per indicare i giornaloni, i giornalacci, gli altri mezzi di informazione prezzolati, le industrie più o meno statali super-sovvenzionate, i sindacati agganciati allo stesso carro delle industrie di cui sopra, i banchieri d’assalto, i palazzinari (pardon, volevo dire immobiliaristi), quelli che non hanno mai lavorato e vogliono continuare a mangiare alle nostre spalle, gli imbroglioni e i faccendieri, i comici falliti, i cinematografari (non riesco proprio a chiamarli registi) che pontificano in patria e prendono pesci in faccia a Cannes, i disonesti in mala fede, tutti quelli, insomma, che ammorbano la nostra povera Italia. Ebbene, tutta questa marmaglia aveva già deciso da mesi che la CdL avrebbe perso ignominiosamente e che l’anomalia (secondo loro) della politica italiana sarebbe scomparsa. E invece non è stato così, perché abbiamo vinto e possiamo dimostrarlo. Per quanto riguarda il Senato, non c’è bisogno di ricorrere alla matematica per dimostrare la vittoria della CdL: parlano i numeri e basta. E’ stata una vittoria di misura, ma pur sempre vittoria. Troppo esigua però e quindi facilmente stravolta dagli imbrogli che si sospetta siano stati fatti sul voto degli italiani all’estero. Ho detto imbrogli volutamente, e non brogli, perché gli imbrogli sono quelli che si fanno prima del voto, mentre i brogli si fanno dopo. E così, grazie ai pochissimi senatori “esteri” e grazie ai senatori a vita (nel caso della Levi Montalcini direi “a vita eterna”, beata lei!) accortamente scelti a suo tempo tra i fedelissimi della sinistra, l’Unione, pur avendo perso, si trova ad avere una maggioranza numerica, inconsistente e ballerina, ma comunque utilizzabile. E in verità l’ha utilizzata con tracotanza inaudita per occupare tutto l’occupabile, confermando come minimo un’assoluta mancanza di buon gusto, segno di una fame arretrata non indifferente.
Per quanto riguarda invece la Camera dei Deputati, dove si aspettavano una vittoria schiacciante, i sinistri hanno prevalso per meno di 25000 voti su 40 milioni di votanti. Una semplice divisione ci restituisce un rapporto di 0,000625, pari allo 0,625 per mille, quindi inferiore all’errore statistico minimo ammissibile (1,25 per mille = 0,00125). E c'è il fondat sospetto che lor signori, per ottenere questo miserrimo risultato, siano dovuti ricorrere a brogli (sì, diciamola questa parola), ovviamente laddove abbiano potuto farlo, cioè negli innumerevoli seggi elettorali dove tra presidente e scrutatori non c’era uno straccio di sostenitore della CdL, e non c’erano (e questa è colpa nostra) nemmeno rappresentanti di lista. Per dimostrare questi presunti brogli bisognerebbe andare a prendere negli archivi ormai polverosi le schede votate per la CdL, ma annullate proditoriamente con pretesti vari e, se necessario, con macchie o “scippi” artatamente aggiunti. E non mi si venga a dire che le 50000 schede contestate sono già state ricontrollate, perché io non alludo a quelle esaminate in Cassazione, bensì alle centinaia di migliaia di schede annullate e NON contestate, per mancanza di contestatore, ovviamente. Comunque, anche se sarà difficile che quei signori, ormai avviticchiati alle poltrone, ci lascino evidenziare le prove dei loro brogli, la matematica ed in particolare la statistica ci vengono in soccorso. La statistica, infatti, enuncia dei concetti che valgono sui grandi numeri: ad esempio, se gioco al superenalotto la stessa combinazione tutte le settimane per un migliaio di anni, sono certo che farò almeno una volta sei. Ebbene, 40 milioni di votanti sono un grande numero ed è lecito aspettarsi che la proporzione di schede annullate sia la stessa sia al Senato che alla Camera. E siccome i votanti per il Senato sono meno di 40 milioni (per votare al Senato bisogna aver compiuto 25 anni) ci si aspetterebbe che le schede nulle siano di meno al Senato e di più alla Camera. Invece è avvenuto esattamente il contrario, il che semplicemente dimostra che qualcosa non ha funzionato.
Assodato quindi che le elezioni politiche le abbiamo vinte, torniamo al primo imperativo dello scorso numero: “lasciamoli perdere”. Esso è risultato completamente sbagliato. Basandoci sul doppio senso della frase, che significa anche lasciamoli stare, lasciamoli tranquilli, gli abbiamo dato la possibilità di usare tutti gli accorgimenti, leciti ed illeciti, per rubarci una vittoria sacrosanta. E pensare che sappiamo benissimo che i sinistri sono bravissimi in queste cose.
Decidiamo quindi di smettere di recriminare su questi sciagurati avvenimenti e pensiamo al futuro, che per il nostro territorio si presenta importante e denso di avvenimenti. Tra un anno, infatti, voteremo per il comune di Centola, appuntamento che assolutamente non possiamo permetterci di sottovalutare. Anche perché i recenti risultati delle elezioni amministrative di Napoli hanno rivelato che l’accoppiata Bassolino-Iervolino è più forte del traffico, delle strade dissestate, della camorra, della criminalità grande e piccola, della spazzatura, dell’insicurezza, della invivibilità, della precarietà, della disonestà, della prepotenza, degli imbrogli, degli scippi, ecc. ecc. Se ai napoletani tutto questo sta bene, che se lo tengano: sicuramente avranno trovato la loro convenienza (anche se anche a Napoli ci sono persone per bene ed oneste che soffrono di questo). Però stiamo attenti, perché la pianta del malgoverno è una gramigna che si allarga facilmente ed anche noi viviamo nella regione dove agisce il formidabile sistema di potere appena citato, che è così forte da far impallidire il vecchio sistema della prima repubblica pre-tangentopoli. Quattro anni fa avevamo un governo nazionale corrispondente alle nostre tendenze eppure commettemmo molti errori e consegnammo il Comune alla lista della Colomba del sindaco Giovannino Stanziola D’Angelo, facendolo rieleggere, incredibilmente, per la seconda o terza volta (non so, ho perso il conto!). L’anno venturo non potremo permetterci di sbagliare ancora, sia perché nessun errore ci sarà perdonato da chi è maestro nello sfruttarli, sia perché partiamo da un risultato elettorale delle scorse politiche a dir poco brillante. Al comune di Centola, secondo i risultati ufficiali, la CdL ha ottenuto al Senato il 66,5% dei voti contro il 32,94% dell’Unione ed alla Camera il 66,11% contro il 33,77%. In parole povere la Destra ha ottenuto il doppio dei voti della Sinistra. Si potrà obiettare che questi ragionamenti non valgono per le elezioni amministrative, quando, soprattutto in un Comune piccolo, prevalgono considerazioni personalistiche e squisitamente locali. Vorrei far notare però che anche quattro anni fa, quando la Destra (chiamiamola così per semplicità) perse per essersi spaccata in due liste, la lista della Sinistra, cioè la Colomba, prevalse sulla seconda (quella di Romano Speranza) per un pugno di voti e così pure quest’ultima superò l’ultima arrivata (il Polo Libeccio) per un altro pugno di voti. Insomma anche allora la Destra valeva in voti il doppio della Sinistra, ma, avendo commesso l’errore di spaccarsi in due, finì per perdere. Anche perché la spaccatura non fu indolore e molte furono le vittime lasciate sul campo.
Oggi gli attori sono tutti (o quasi) cambiati; e lo sono anche i burattinai. E siccome non ci manca intelligenza e giudizio cercheremo di non cadere di nuovo in qualche trappola e non seguiremo false sirene. I numeri visti poc’anzi ci impongono tassativamente di rimanere uniti e la cosa principale per esserlo fino alla fine è di avviare per tempo il dibattito politico, in modo da scegliere la squadra migliore per dare finalmente al nostro paese un governo degno di questo nome. Non si è ancora spento l’eco delle elezioni politiche e già si levano numerose voci di cittadini, che si propongono come sindaco di Centola. Questa generosità fa onore al nostro paese, perché ognuno di noi, in buona fede, è convinto di poter dare il proprio contributo di dedizione e di lavoro. Ma attenzione! Proporre la propria candidatura è una cosa, imporla è un’altra. Non commettiamo, ampliandolo, l’errore di quattro anni fa: ognuno, anche il più bravo, deve avere il coraggio di fare un passo indietro, se necessario.
A mio parere, ma non soltanto a mio parere (come si noterà da un altro contributo a questo numero di Hermes), la scelta del sindaco e della squadra di governo, che si candideranno alle prossime amministrative, dovrà essere affidata al popolo che poi la voterà. Se non abbiamo nomi e personaggi di una levatura tale da non temere rivali, è meglio affidarsi fin dall’inizio al popolo sovrano con delle elezioni primarie, che, tra l’altro, pare siano di gran moda. Passata l’estate, tradizionalmente negata alla politica nel nostro territorio, il dibattito si accenderà e – potete giurarci – cominceranno a nascere come funghi movimenti, associazioni, gruppi politici, tutti convinti di possedere il verbo, la bacchetta magica per risolvere, una volta per tutte, i nostri problemi. Tutto questo sarebbe lodevole e bellissimo se la politica non si limitasse a riaccendersi sei mesi prima delle elezioni, per poi dormire per un lungo lustro. Fatta così, essa crea solo confusione. Perciò evitiamo di perdere tempo, affidiamoci preventivamente al giudizio dei cittadini, che avranno tutto l’interesse a forgiare direttamente il loro governo. Qualcuno potrà obiettare che la gente non vorrà esporsi mostrando di partecipare a queste ipotetiche “primarie della destra”, ma chi la pensa così, mostra di avere una scarsa considerazione della fibra del nostro popolo. Io sono convinto che, se sapremo proporre la formula più giusta e accorta, che garantisca la riservatezza dei votanti, la risposta sarà corale e soprattutto efficace. Ci eviterà di commettere passi falsi, di ricadere negli errori del passato e, come gli stessi numeri ci confermano, ci permetterà finalmente di cimentarci nella dura prova di governare la nostra terra con equità ed eccellenza.

Paolino Vitolo