UN MODELLO TURISTICO IMPRONTATO SULLA PROVVIDENZA

Palinuro, giugno 2006: finalmente arriva l’estate. Dopo aver ibernato per lunghi mesi, il paese si rianima, riaprono i locali e le attivitá commerciali. Arrivano i turisti....e speriamo che sia una buona “stagione”.
Un rituale che si ripete tutti gli anni e che sembra richiamare nelle forme alcune scene verghiane dei Malavoglia. I gesti, le tradizionali polemiche, i volti affranti dalla fatica del lavoro che riprende ma i cui frutti appaiono incerti e mai soddisfacenti richiamano le scene descritte nel famoso romanzo, anche e soprattutto per la comune ed unica soluzione individuata in questi due mondi paralleli: la provvidenza.
Nello stato di torpore in cui versa il sistema economico locale, le dinamiche e i cicli economici legati al settore turistico appaiono generati da un determinismo storico, per chi crede in Marx, o dalla provvidenza, per chi crede in Dio, cosí come nella saga siciliana dei Malavoglia i risultati della pesca sono solo e soltanto l’espressione della volontá divina. Non vi é dunque spazio per le azioni umane, comunque vane e improduttive, che nulla possono difronte al disegno che il Signore ha tracciato per noi e per la nostra comunitá. Non é colpa degli operatori turistici se le attivitá non “fioriscono”, se quei pochi clienti che sono presenti si lamentano; é colpa di questi turisti, della particolare specie, genericamente definita dei napoletanacci, che affolla le nostre spiaggie e le nostre piazze senza spendere un soldo. Per di piú, siamo noi cittadini a dover pagare per i rifiuti da costoro prodotti e per la pulizia delle spiaggie e delle strade che contribuiscono a sporcare. Ma come possono gli operatori turistici cambiare lo status-quo se questo é il frutto di un processo che va al di lá delle loro volontá ed azioni. Meglio affidarsi alla provvidenza e, nel mentre, lamentarsi.
Catastrofismo? No! Solo la cruda realtá di un comune privo di strategia e di politiche per lo sviluppo turistico, dove le lamentele, le polemiche e i dissidi personali prendono il posto della professionalitá e si riducono al pressappochismo e all’improvvisazione; unici servizi turistici offerti negli ultimi anni. Come ci si puó lamentare del tipo di turismo e dei turisti che il nostro territorio attira quando la qualitá dell’offerta dei singoli operatori é relativamente scadente, quando l’intero sistema paese risulta privo di un modello di turismo su cui puntare, abbandonandosi cosí al disordine e al caos caro agli antichi greci da cui pur discendiamo. Ma se nel mondo greco caos significava bellezza e creativitá, nel mondo dell’economia globale, dove la competizione dei mercati avviene su scala mondiale, non essendoci piú alcun tipo di barriere a protezione dei mercati locali, il disordine e il caos sono solo indice dell’inadeguatezza della classe dirigente e degli operatori turistici. Perché mai una persona o una famiglia, dopo un anno trascorso in cittá e avvezza alla professionalitá e ai servizi che questa offre, dovrebbe decidere di godersi il meritato riposo in quel di Palinuro? Daccordo, ci sono cinque grotte naturali, una magnifica costa, delle belle spiagge e un mare stupendo, quando non sporcato dai soliti incivili.
Ma queste sono risorse che altri posti ci contendono, superandoci anche. Maldive, Seychelles, Messico, Cuba, Spagna, Tunisia sono solo alcuni tra i paradisi naturali accessibili a cifre non di molto superiori a quelle che si spendono per villeggiare a Palinuro. Certo, alle Maldive e Seychelle si arriva anche a 4-5000 euro a persona per una settimana negli alberghi piú esclusivi, ma con 1400 euro una coppia puó tranquillamente pernottare in un ottimo tre stelle, vitto e viaggio compreso. Assente da noi l’offerta esclusiva, la competizione avviene attualmente solo su quella media. Ma mentre in questi paesi ospitalitá e cortesia, qualitá dei servizi e turisti sono il centro e perno del sistema socio-economico e trovano forma in un idiosincratico modello, da noi sono piú frutto dell’immaginario collettivo alimentato dai discorsi da bar che della realtá. Sono solo parole con cui politici locali di qualsiasi “colore”, ed anche molti operatori turistici, si riempiono la bocca ma ne ignorano il significato. Il nostro territorio non ha le caratteristiche per asservire ad un turismo di massa eppure molti si concentrano su un’offerta economica puntando sulla quantitá. D’altro canto, quei pochi temerari e coraggiosi imprenditori che fanno della qualitá la loro principale politica aziendale, faticano ad emergere incontrando nella cultura locale e nell’assenza della valorizzazione e promozione territoriale i principali ostacoli.
Diventa deprimente e disincentivante lavorare in simili condizioni. Inutile sperare poi di attirare capitali di imprenditori esterni. Non solo l’attrazione di tali investimenti é pressoché nulla, ma viene anche osteggiata dagli operatori locali, la cui miopia non va oltre la percepita minaccia ai propri particolari interessi. Si innesta cosí un circolo vizioso dove per paura di perdere il proprio orticello si finisce poi per raccogliere pochi frutti.
É per questo che l’amministrazione locale é chiamata a mobilitare le risorse, che pure esistono, a sviluppare e implementare un modello di sviluppo turistico-economico in un’inequivoca direzione che aggreghi trasversalmente imprenditori, cittadini e politici per il merito del progetto e non per gli interessi dei singoli. Questi ultimi, d’altronde, non sono penalizzati e non confliggono con gli interessi generali della comunitá, lo sviluppo economico garantendo benifici piú ampi per tutti. Turismo non vuol dire solo spiaggia e mare; vuol dire soprattutto offerta differenziata di servizi ed attrazioni complementari: artigianato, floricoltura (ricordo che a Palinuro cresce una specie unica – la primula di Palinuro), prodotti e percorsi culinari e tradizioni culturali sono parte integrante e distintiva di un vantaggio competitivo in termini di offerta turistica. Sono le “vere” ricchezze del territorio, tuttavia inesplorate e mai valorizzate.
Un anno fa, sulle pagine di questo giornale provavo ad avanzare i miei dubbi riguardo gli investimenti previsti dal bilancio programmatico del Comune di Centola che evidenziavano tutto fuorché la dovuta coerenza di impiego a cui ogni programma di investimento, per lo piú se trattasi di risorse pubbliche, dovrebbe rispondere. A distanza di un anno, nessuna azione concreta é stata intrapresa, nessuna risposta é stata fornita. Chiosavo il mio articolo chiedendo, forse unico interessato, se il turismo fosse fonte di ricchezza per una comunitá o un onere. Sapendo che la risposta, ovvia in teoria, é la prima delle due prospettate, estendo il mio quesito e mi domando:
Turismo: quale turismo? Quale la strategia? Quali le politiche?
Nel mentre, un’altra estate é arrivata e... speriamo che sia una buona “stagione”!

Carmelo Cennamo

carmelo.cennamo@unibocconi.it