Dopo attenta ponderazione e per dare un’ulteriore dimostrazione dell’imparzialità ed apertura di Hermes, la nostra redazione ha deciso di pubblicare il seguente articolo di Giancarlo Serva, sebbene preceduto da questo commento. Commento necessario perché l’articolo stesso esprime delle idee che, pur rispettabilissime, sono in palese contrasto con quella che fin dall’inizio è stata l’azione politica e lo sforzo principale del nostro giornale: quello di ricompattare e riaffratellare le due liste di opposizione, che, divise, quattro anni fa consegnarono la vittoria all’attuale maggioranza al comune di Centola. In parole povere, noi riteniamo che il gruppo consiliare di Romano Speranza e quello del Polo debbano lavorare uniti e presentarsi insieme alle prossime elezioni comunali, per non privarsi di una vittoria che sembra a portata di mano. E dello stesso parere sono i due consiglieri Gustavo Mion e Giuseppe Natale. Invece con questo articolo ci sembra che il gruppo Libeccio voglia perseguire una politica diversa. Se la nostra impressione è giusta, non possiamo che rammaricarci: sarebbe bello essere tutti uniti, ma, se proprio non è possibile, è meglio chiarire per tempo le posizioni di ciascuno. Per evitare altri danni ed altre disgrazie al nostro amato paese.
La Redazione
Proviamo a ricostruire la scena degli ultimi eventi della politica del Comune di Centola. L’ex sindaco Speranza a fine anno 2004 propone al Comune, a saldo delle spese processuali da lui anticipate, il pagamento della somma di euro 135.000. Il sindaco D’Angelo Stanziola subito accetta, con lettera. Ma soltanto un anno dopo - sempre lenti questi colombi - il Consiglio Comunale formalizza “la transazione” per 135.000 euro per rimborsare le spese sostenute dall’ex sindaco. La vicenda sembrerebbe chiusa. Invece no. L’ex sindaco dopo un anno si intenziona di nuovi propositi e dall’alto del colle della fontana tuona che ora è disposto a transigere sulla base di 552.500 euro, o non se ne fa niente. La terra tremò, intimoriti si videro i colombi svolazzare verso i soliti e nuovi ripari. Ma a fine dicembre 2005 si ritrovarono riuniti sulla grondaia della casa comunale, che è bella larga e spaziosa. Con un unico grido accompagnato dal rumore di tubo che i colombi usano fare, approvarono, con un gesto del capo, ben 280.000 euro a ristoro delle spese processuali dell’ex sindaco a fronte della cifra da lui proposta in via transattiva nell’anno 2005 di 552.500 euro e a fronte dell’accordo del 2004 che si era invece tenuto per la cifra di 135.000 euro. La terra intanto si rischiarò, cessarono tuoni e fulmini, l’ira sembrò scomparire e nell’aria si aprì un chiarore livido che ancora avvolge il paese. Certo Zeus, signore dei fulmini, si è placato e i colombi, seppure impauriti, hanno ripreso a svolazzare. Ma un bel rebus o “gliommaro” si è formato, ed è da sgrovigliare. La cassa comunale si svuoterà di altri 145.000 euro, oltre a quei 135.000 euro inizialmente proposti per quel rimborso di spese giudiziarie. Spese che complessivamente ammontano a circa 400.000 euro, se si considerano quelle precedentemente corrisposte all’ex sindaco. E 135.000 euro – dicevamo - costa il tardivo accoglimento di una proposta di “transazione” fatta dal dott. Speranza. Euro 135.000, per la negligenza di un gruppo dirigente, che si ostina a governare il paese anziché dimettersi. “Ma come fa un debito a raddoppiarsi dopo circa un anno?” si chiedono i cittadini di Centola. Alcuni, per la verità, increduli pensano che la notizia sia una fanfaluca, altri che si tratti di uno scherzo. Altri ancora, quelli abituati a pensare male, ritengono che si tratti di un passo-doble, o addirittura di una tarantella che i due gruppi hanno danzato, alla rinfusa, felici e contenti che siano sempre essi a dominare la scena. Danza - e questo invece è certo - che i due gruppi hanno danzato insieme in occasione degli incarichi di rappresentanza che spettano alle minoranze. Perché questi incarichi, com’è noto, sono andati tutti alla minoranza di Romano Speranza, estraniando i due consiglieri (Gustavo Mion e Peppino Natale) dell’altra minoranza, quella uscita con la lista Polo-Libeccio, in barba a qualsiasi regola di democrazia e di corretta gestione della cosa pubblica. Ma tornando alla vicenda dei rimborsi spese, non si tratta né di uno scherzo né di una bugia né di danza, perché purtroppo c’è tanto di delibera e il fatto è vero; eccome è vero. I più tenaci hanno, per dirimere il dubbio del raddoppio, posto mano ai codici, da quelli più antichi fino agli attuali e anche ai codici di paesi stranieri. Ma in nessun testo sta scritto che il debito, peraltro fuori bilancio e di un Comune, si possa raddoppiare dopo un anno. E’ vero, riferiscono questi cittadini-studiosi, che nel diritto romano il debitore insolvente veniva lapidato, ma non certo che pagasse il doppio. Ma la lapidazione, dicono, urta contro qualsiasi concezione moderna del diritto. E allora? Allora si è fatto ricorso ad un indovino, poi ad un mago, proprio uno che ha gli occhi infossati a furia di leggere passato, presente e futuro, e poi a un santone indiano. Soltanto uno di questi veggenti ha mostrato, in una bacinella - così viene riferito - gente importante, politici navigati di questa comunità centolese, che banchettavano insieme, mentre alcuni uomini togati assolvevano l’imputato. Un altro veggente avrebbe visto, avvolti da una nebbia, colombe e falchetti che covavano insieme una nuova nidiata. Un’altra stranezza di questi veggenti, che qui si riporta per dovere di cronaca. E allora? Allora a noi pare al di là di scherzi, danze e quant’altro, che si sia verificato quello già quattro anni fa temevamo. Che cioè si sarebbero consumati altri cinque anni di insulsi ragionamenti, di finti progetti, di lazzi, di volantini anonimi e che il paese sarebbe andato ancora più indietro. In merito alla esposta vicenda del rimborso spese, molti pensano, e noi con loro, che questa amministrazione debba revocare la delibera di fine dicembre 2005 e pagare al richiedente soltanto quei 135.000 euro inizialmente proposti; somma definita dal consiglio comunale con la delibera del 2004. Quanto ai temi principali del dibattito politico, registriamo che nessun segnale o indicatore economico-sociale è positivo dopo i primi quattro anni dell’attuale maggioranza. Formazione: zero. Opere pubbliche: in prossimità dello zero. Cultura: sotto zero. Centri storici: sotto zero. E così per l’assistenza alle imprese, segnatamente quelle alberghiere e del comparto turistico, e così per nuovi posti letto (di alberghi), per nuove imprese e per l’occupazione. La lista è ben più lunga. In altre parole la crescita è sottozero, cioè il paese è in declino e l’amministrazione comunale non ha fatto nulla per modificare il trend (cioè la tendenza al declino). Così si fa sempre più pressante la formazione e l’esecuzione di un progetto politico organico e innovativo. Ma di questo parleremo una prossima volta.
9.03.06 Giancarlo Serva