E’ noto che all’indomani delle elezioni del 3 e 4 aprile scorso, che videro prevalere per un pugno di voti la lista “Paese Unito”, il candidato sindaco della lista perdente “Ramoscello d’ulivo”, Ettore Liguori, inoltrò ricorso al Tribunale di Vallo della Lucania contro l’elezione del sindaco Cesare Festa per incompatibilità, in quanto quest’ultimo avrebbe dovuto dimettersi dalla carica di consigliere comunale di Salerno prima di candidarsi al comune di Pisciotta. La sentenza del Tribunale di Vallo, favorevole al ricorrente Liguori, è stata confermata anche dalla Corte d’Appello di Salerno, seppure con motivazioni diverse. Il giudizio di secondo grado ha infatti stabilito che Cesare Festa non può fare il consigliere comunale in due Comuni diversi, non tenendo conto del fatto che egli non è consigliere comunale, bensì sindaco di Pisciotta. Inoltre la sentenza di secondo grado non ha tenuto in alcun conto due sentenze relative al comune di Pavia e del comune di Budrio in provincia di Bologna, che si sono espresse in senso diametralmente opposto. In particolare il caso di Budrio è identico a quello di Pisciotta: anche a Budrio è stato eletto sindaco un consigliere comunale di Bologna e la sua elezione è stata confermata nonostante il ricorso dell’opposizione. Su questi elementi si basa appunto il ricorso in Cassazione presentato da Cesare Festa e dalla lista Paese Unito. Se questa istanza non verrà accolta in tempo e se non interverranno fatti nuovi, nella prossima primavera si dovrà andare a nuove elezioni. Dispiace che anche a Pisciotta, un po’ come avviene in ambito nazionale, l’opposizione, invece di partecipare serenamente e fattivamente, com’è giusto e come dovrebbe, all’azione di governo, preferisca “adire le vie legali” per far valere i suoi presunti diritti. In tutto questo, com’è ovvio, l’unico a perdere è il paese con tutti i suoi cittadini, che dovranno sopportare un interregno di almeno sei mesi, mentre invece i problemi urgenti da risolvere sono tanti e tutti certamente più importanti di queste beghe legali.
La Redazione