Ad un anno e mezzo dalla data delle amministrative è già iniziata l’opera silenziosa, in altri casi rumorosa, di quanti intendono con la loro alta professionalità affrontare e risolvere problematiche locali che avvelenano la vita dei cittadini. Escono dalle tane, come cuccioli di orsi in primavera. Accennano uno sbadiglio, aprono gli occhi e si guardano intorno. Farfugliano qualcosa, essendo ancora per metà addormentati e si preparano a vivere una nuova stagione. Ma a guardarli bene poi si vede che non si tratta di cuccioli, ma sono animali adulti, che, avendo durante il letargo consumato tutte le scorte di grasso assunte quando dormivano, si apprestano a razziare dove e quando possono, coadiuvati da una legislazione che, pur cercando di porre dei limiti agli appetiti sproporzionati, li legittima. Parlo di razza padrona della politica, che tale si autoproclama avendo, quasi sempre con voto di scambio, ottenuto la legittimazione a governare. Ma si può ingannare un popolo per sempre? Credo e spero che questo non possa più accadere. Allora, questo popolo di Centola e dintorni, a cui ci rivolgiamo con maggiore attenzione, poiché qui viviamo, cosa ha ottenuto da questi signori che, pur in età già avanzata, si presentano all’elettorato vogliosi e affamati? Hanno risolto problemi che i cittadini non erano da soli in grado di affrontare e risolvere? Hanno, pur avendo la possibilità di farlo, ampliato l’area occupazionale che è poi quella che consente all’individuo di emigrare per libera scelta e non per necessità assoluta? Propongono strategie alternative che consentano una qualità di vita diversa e migliore per il futuro? Siamo certi che nei fatti non modificheranno nulla, perché, in una società ben organizzata e libera innanzitutto economicamente, è molto difficile andare a chiedere il voto quando poco o niente è stato fatto nell’interesse della comunità.
Vi esporranno gli ormai stantii BLA BLA BLA e vi chiederanno di poter occupare le poltrone, legittimati dal vostro voto. Se lo ritenete opportuno, ignorateli e… mandateli a casa.
Alfonso Santoro