SALTIMBANCHI

Il nostro giornale esce come ogni anno ad ottobre inoltrato, quando, nonostante il clima e la natura vogliano convincerci del contrario, l’estate è ormai un pallido ricordo e la nostra terra è sprofondata nell’atavico letargo invernale. Magro il bilancio della stagione trascorsa (come sempre del resto, ormai da molti anni a questa parte): il solito turismo selvaggio, concentrato nei venti giorni canonici a cavallo di ferragosto, pochi stranieri, pochi servizi, pochi soldi. Basti dire che l’evento più significativo è stato il concerto di Venditti di fine agosto al porto di Palinuro, offerto gratuitamente alla plebe dal governo regionale: un bel po’ di persone che, dalle tre del pomeriggio fino alle dieci di sera, sono scese alla spicciolata lungo la stretta via del porto, per ammassarsi pericolosamente nel budello della banchina, dove era stato allestito il palcoscenico. Non solo il porto, ma tutto l’abitato di Palinuro sono stati blindati per circa ventiquattr’ore, provocando non pochi disagi a chi fosse interessato ad altre attività diverse dal megaconcerto della sera. C’è stata poi a fine settembre la festa di Sant’Antonio, con la processione a mare e lo spettacolo pirotecnico serale sulla banchina del porto e, dopo una sola settimana, inaspettatamente, la prima edizione di una cosiddetta “festa della gente di mare”, organizzata (manco a dirlo) sulla solita banchina del porto, con alici fritte, canzoni napoletane e naturalmente fuochi artificiali. Quasi un duplicato della festa di Sant’Antonio, che ha visto però – udite, udite! – la presenza di tutto il gotha dei politici di sinistra, che ogni tanto fanno finta di governarci, a cominciare niente po’ po’ di meno che dal presidente Bassolino (che il giorno dopo, da vero padrone, nuotava con la consorte nel percorso riservato alle barche del Buondormire, redarguendo gli ignari barcaioli che osavano esercitare il loro diritto di passare nel percorso a loro riservato). E poi c’erano Valiante, Villani e, naturalmente, il nostro sindaco, che faceva gli onori di casa.
Come mai tanta attenzione per la nostra terra, della quale solitamente poco interessa al governo provinciale e tanto meno a quello regionale? La risposta è ovvia: nel 2006 ci saranno le elezioni e quindi i nostri politici hanno iniziato la stagione delle convulsioni elettorali. Anzi, l’hanno incominciata già da tempo, come l’On. Oricchio, che eletto a suo tempo nella CdL, ha pensato bene di trasmigrare nel centrosinistra, e precisamente nell’UDEUR di Mastella, vero professionista dello sport del salto della quaglia, nonostante, per evidenti ragioni anagrafiche, non abbia potuto conoscere i famosi “sette puttani”, che, saltando dal Partito Monarchico alla DC, fecero cadere la giunta del sindaco di Napoli Achille Lauro. A questo proposito, confessiamo di avere un po’ di difficoltà a parlare di Oricchio, che pure stimiamo personalmente e che, come i nostri lettori ben sanno, è stato uno dei principali ispiratori del nostro giornale. Comprendiamo che una crisi di coscienza è sempre possibile, che non si riesca più a lavorare in un ambiente che si rivela o diventa diverso da quello che era sembrato. Succede non solo in politica, ma anche nel mondo del lavoro: in questi casi, se uno può, si dimette e va a lavorare da qualche altra parte. In politica però, se ci è consentito, le cose dovrebbero essere leggermente diverse. Se le cose non vanno, ci si può dimettere (e questo è già un danno per gli elettori), ma non si può “andare a lavorare da qualche altra parte”. Non è corretto, non è onesto nei riguardi dell’elettorato che aveva espresso un volontà diametralmente opposta, tanto più se ci si attiva per far trasmigrare altri politici poco rispettosi del mandato elettorale dallo schieramento che si ritiene perderà a quello che si ritiene vincerà. E quando di questo attivismo ci si vanta pure.
Noi ci auguriamo, anzi siamo certi che questi calcoli risulteranno sbagliati: gli elettori hanno più intelligenza e giudizio di quanto pensino certi politici.
Anche a livello comunale, sebbene per le elezioni amministrative manchi un anno in più, la campagna elettorale è virtualmente incominciata. La nuova festa del porto, di cui si è detto, ne è una dimostrazione. Per quel che ci riguarda, noi del centrodestra, che sbagliammo la volta scorsa presentando due liste e consegnammo così la vittoria alla lista della Colomba, che pure era in minoranza, cercheremo di non ripetere gli stessi errori. L’appello che lanciammo da queste stesse pagine all’indomani della sconfitta (ricordate il primo numero di Hermes?) è ancora valido. La differenza rispetto ad allora è che tale appello sarà ascoltato: ci stiamo riavvicinando, superando gli stupidi dissapori di un tempo, per rinnovare finalmente il nostro paese. Ce n’è veramente bisogno e tutti i cittadini ce lo chiedono. Questa volta non possiamo assolutamente deluderli. E non li deluderemo.

Paolino Vitolo