Rivista di cultura, attualità e politica
diretta da Paolino Vitolo
HERMES Ultimo numero Archivio Stampa Indirizzi utili Ricerca Sommario 
dicembre 2004
HERMES OnLine Scrivici HERMES su Facebook 

CAMEROTA: L'ISOLA INFELICE DEL CENTRO DESTRA

UNA PROPOSTA POLITICA DI GRANDE ATTUALITÀ

Pubblichiamo con piacere questo articolo, per l'analisi impietosa della situazione politica di Camerota, che comunque è perfettamente valida in tutto il Cilento e anche oltre. Ci piace questa analisi non solo per la sua franchezza, ma soprattutto per la proposta che l'accompagna, dell'istituzione di un tavolo di confronto delle forze politiche di centro-destra di tutto il territorio, sia di governo che di opposizione. Appoggiamo senz'altro l'idea di partire con una conferenza programmatica, che costiutisca un punto di partenza per il rinnovamento della politica di centro-destra nel Cilento.

L’ANALISI - Una delle ultime roccaforti del centro destra cilentano, ormai abituato ad essere sconfitto quasi ovunque, e in quasi tutte le competizioni elettorali, è il comune di Camerota. Lo strapotere del centro sinistra nel Cilento è oramai una realtà innegabile, tanto che nessuno quasi più se ne meraviglia. La crisi della Casa delle Libertà, e dei suoi dirigenti ai livelli più alti, è ormai cronica, e trova paradossalmente una spiegazione proprio nell’atteggiamento che i vertici della Cdl hanno avuto nei confronti di Camerota, degli esponenti che guidano l’amministrazione cittadina e dei supporter che compongono le base. Più volte ho provato a stimolare sull’argomento qualche amministratore, il quale, per la verità, nemmeno in confidenza ha voluto ammettere ciò che è alla luce del sole: ovvero l’assoluta, e ormai insopportabile, superficialità con la quale autorevoli rappresentanti, provinciali e non, del centro destra affrontano le tematiche proposte dall’amministrazione di Camerota. Se si esclude il periodo elettorale (troppo facile, ovviamente) alzi la mano chi ricorda una sola visita di dirigenti di partito (in particolare Forza Italia), una sola richiesta di partecipazione nelle sedi dove si decidono le strategie politiche, un solo incontro per discutere con le basi i temi – quali il Piano di Parco - che interessano veramente i cittadini, soprattutto perché da questi dipendono i destini delle future generazioni e le speranze di quanti vorrebbero continuare a vivere e lavorare in questo territorio. So che a qualcuno queste affermazioni non piaceranno. Ma tacere dinanzi all’evidenza ci renderebbe altrettanto colpevoli o almeno conniventi con chi non ha rispetto di quei tanti elettori ed attivisti che si battono per opporsi al gigante ulivista. E lo fanno 365 giorni all’anno nelle sezioni, attaccando manifesti in piena notte, discutendo, e proponendo le proprie idee nella speranza di poter convincere sempre più persone che la propria linea è quella giusta, e che forse è giunta l’ora di cambiare. Ma proprio il caso di Camerota è l’emblema di una situazione che richiede un’analisi approfondita: il comune cilentano è storicamente una roccaforte del centro destra, ma la giunta comunale fino al 2001 non lo era. Come si ricorderà, la rottura con il centro sinistra si consumò su due fronti: la mancata presidenza presso la Comunità Montana Lambro e Mingardo (che secondo i delegati locali spettava a Camerota ma che alla fine andò al consuocero di Antonio Valiante) e il dissenso sugli indirizzi e le previsioni del Piano di Parco, ritenute troppo soffocanti e rigide e quindi in contrasto con la vocazione turistica di Camerota, che alla fine in sede di comunità del Parco fu l’unico comune a votare no, e successivamente a proporre un referendum consultivo per la modifica del piano. Insomma, le tessere della Margherita furono stracciate in nome di una battaglia di civiltà. La speranza ovviamente era quella di trovare, una volta entrati nella nuova Casa (delle Libertà) uno spirito nuovo o, almeno, la voglia di battersi su argomenti come la pianificazione del territorio che, a mio avviso, è uno dei grandi temi sui quali il centro destra poteva (e doveva) muovere le masse. Anche perché il centro sinistra, quando si parla di ambiente e sviluppo, è in imbarazzo, visto che è costretto a sposare le linee “fondamentaliste” dei Verdi, di Rifondazione e dei Comunisti Italiani. Invece, che cosa ha fatto il centro destra campano, salernitano e locale: nulla, niente di niente, zero spaccato. Sul Piano del Parco, prossimo all’approvazione, non ha fiatato, condannando Camerota all’isolamento. Sulla recente legge sul condono, a stento ha abbozzato una leggera, quanto inconsistente, protesta. E intanto, mentre questi dormono, gli attivisti, i simpatizzanti lottano giorno dopo giorno, nel Cilento, contro la potenza del centro sinistra che, forte del fatto di non trovare ostacoli dinanzi a sé, si rafforza, cresce, e consolida le sue posizioni di potere, nel settore della sanità in particolare. Sia chiaro: non è uno sfogo, il mio. È solo il desiderio di stimolare un dibattito sull’argomento. C’è troppo silenzio. Uno strano silenzio. Si dirà, il silenzio è d’oro. Certo, ma stavolta lo è per Valiante &Co.
LA PROPOSTA - In sintonia con lo spirito costruttivo che anima questo giornale, dopo le critiche crediamo sia giusto avanzare qualche proposta. La crisi d’identità che il centro destra cilentano e provinciale sta attraversando deve essere oggetto di un confronto “allargato”, che coinvolga in primo luogo le basi, gli attivisti e i simpatizzanti. Per questo, da “Hermes” giunge l’invito ad istituire un tavolo permanente a livello territoriale. Si potrebbe iniziare con una conferenza programmatica, da tenere, ad esempio, a Palinuro. All’incontro dovrebbero partecipare tutti gli amministratori, e i consiglieri comunali, che si riconoscono nelle posizioni politiche del centro destra. In quella sede si dovrebbero gettare le basi per un’azione comune di opposizione a livello comprensoriale, da rendere concreta poi nelle varie sedi: nei consigli comunali, nei consigli generali delle comunità montane, alla comunità dei sindaci del Parco, ecc… Un faccia a faccia tra i tanti esponenti del centro destra a livello cilentano sarebbe, a nostro avviso, quanto meno utile a conoscersi. Al centro sinistra bisogna infatti riconoscere un merito: sono uniti, si conoscono, sanno trovare i momenti di sintesi nella programmazione e soprattutto, anche dalle divisioni, sanno trarre momenti di opportunità politica. Ecco perché riteniamo che la “Prima grande conferenza programmatica del centro destra cilentano” possa costituire un momento di unità, e di confronto sulle problematiche del nostro territorio. Questo ovviamente nel rispetto dei ruoli. Lungi da noi voler sminuire il ruolo dei rappresentanti nazionali, regionali e provinciali. Ma ciò non ci impedisce di rivendicare il diritto alla partecipazione al dibattito politico, che vada al di là dei periodi di campagna elettorale.

Ciro Troccoli


COSTRUIAMO DAL BASSO!

Stimolato dall’articolo sulla crisi del Centro-destra nel Cilento, con piacere partecipo al dibattito che mi auguro veda partecipi, nel prosieguo, altri esponenti politici della coalizione con l’obiettivo di un rilancio della stessa. Innanzitutto, condivido solo in parte quanto detto nell’analisi per quel che riguarda la presenza degli esponenti politici ed istituzionali della Casa delle Libertà nel Comune di Camerota. Naturalmente, per motivi di correttezza, rispetto e lealtà nei confronti delle altre forze politiche della coalizione, mi riferirò soltanto agli esponenti del mio partito. La presenza degli esponenti politici ed istituzionali di Forza Italia nelle problematiche e nelle necessità amministrative del Comune di Camerota non è mancata, anche se i problemi vengono affrontati, da essi, personalmente e non come partito, cioè frutto di un programma preciso e condiviso. Il motivo: mancanza di coesione all’interno dello stesso. Devo dare atto, personalmente, che gli unici sforzi fatti in questo senso sono stati quelli dell’On. Cuomo, che ha costantemente sollecitato all’unione di intenti ed al lavoro di squadra all’interno del partito. Anche per il nostro Comune la presenza, da parte sua, soprattutto sui problemi della pianificazione e dell’assetto territoriale (Piano Parco, Area Marina Protetta), non è mai mancata in termini concreti di consigli ed interventi presso la Regione ed il Ministero dell’Ambiente. Sul partito condividiamo l’idea che la mancanza di potere dal livello Regionale in giù, ci deve far raddoppiare gli sforzi per avere una classe dirigente che va “creata”, “formata” e “selezionata” con i vecchi canoni della formazione politica ed amministrativa all’interno dei partiti. I deputati: la sensazione è quella che puntano più a guadagnare posizioni, l’uno su l’altro (chissà con quale esito !!!), piuttosto che quello di essere punto di riferimento per amministratori, iscritti del partito e soprattutto per i cittadini che li hanno eletti. La speranza è quella che rivedano le loro strategie politiche per il proprio bene, del partito e del territorio. In tal senso, ben venga l’avvio di una fase di approfondimento programmatico interno e con le forze politiche della Casa delle libertà per le quali urge un formale coordinamento politico. Se questa fase politica la si guarda come opportunità, si apre per le forze della coalizione uno spazio molto ampio, a patto che il programma che ne scaturirà, per misurarsi con l’avversario politico, risulti chiaro e definito, soprattutto nella proposta all’interno delle varie tematiche che arrivano più velocemente all’elettorato. Essa deve partire in primo luogo dalle realtà del grande voto di opinione e quindi dalla capacità di coinvolgimento dei cittadini, delle categorie economiche e sociali del territorio. Le stesse elezioni regionali, sin troppo vicine dal punto di vista temporale, dovranno rappresentare il banco di prova di questo processo, che deve essere strategico (di lungo periodo) e non tattico (di breve periodo), se si vogliono ottenere risultati efficaci e duraturi nel tempo. In altre parole bisogna far diventare la Casa delle libertà del Cilento una coalizione-partito e non solo un cartello elettorale. In questa prospettiva, la strada tracciata dalla proposta di istituire un tavolo permanente a livello territoriale con una “Prima grande conferenza programmatica del centro destra cilentano” potrebbe essere lo strumento giusto per dare il via a questo processo politico-amministrativo. A mio avviso, però, bisognerà far partecipare non solo gli esponenti delle istituzioni amministrative ma anche gli esponenti dei direttivi dei partiti del Centro-destra, perché l’azione comune di opposizione, a livello comprensoriale, non la si rende concreta solo nelle sedi dei consigli comunali, nei consigli generali delle comunità montane, nella comunità dei sindaci del Parco ecc., ma anche e soprattutto nelle piazze, nelle case, nei salotti. Vi è infine, la necessità improrogabile di definire uno stabile e coerente assetto di gestione della coalizione che sia in grado di dare efficiente coordinamento politico ed organizzativo nonché piena rappresentatività a tutte le realtà significative (a partire dai coordinamenti comunali), per superare in maniera costruttiva gli spiacevoli episodi che hanno caratterizzato le recenti, e meno recenti, sconfitte subite a livello locale in comuni in cui si era, come coalizione, nettamente vincenti e nella provincia, per le divisioni che hanno compromesso, prima delle stesse elezioni, il suo esito.

Antonio Romano, Assessore di Forza Italia nel Comune di Camerota