Gli ultra cinquantenni come me, hanno avuto la fortuna di crescere lontani dalla televisione e dal computer. Sono stati gli ultimi di una società agricola che stava velocemente tramontando. Tanti hanno rifiutato quella società e sono scappati, altri come me l'hanno amata, e conservano un bel ricordo di quegli anni. Si giocava ai soldati e agli indiani, si giocava con le fionde, le spade e le frecce. Si andava a rubare la frutta e si facevano giochi ormai scomparsi che rendevano agili, precisi e forti. Si andava alla scoperta del territorio e si scendeva per valloni e si scalavano montagne. Si aveva voglia di conoscere fisicamente il territorio. Della mia cricca eravamo in tre a condividere questa passione: Leopoldo che fa il ricercatore col C.N.R. e Gaetano che è un graduato della Guardia di Finanza. Ricordo ancora come se fosse ieri la nostra escursione fino all'Arco Naturale, partendo da Camerota, e il ritorno a Camerota seguendo la costa e passando per Marina di Camerota. La strada era in costruzione e di sicuro le tartarughe facevano le uova nella pineta della Cala del Cefalo. Da molti anni ormai c'è l'assalto dell'uomo alla Cala del Cefalo e la natura reagisce a modo suo, sistemando per bene la voracità e la pazzia dell'uomo moderno, sia esso giovane o vecchio imprenditore. Nonostante tutto, per incalliti camminatori e scopritori del territorio come me, il massiccio del Bulgheria è sempre una cosa grande e bellissima che sorprende sempre con le sue bellezze e i suoi tesori. Quest'anno, dopo sei o sette anni, non ho problemi di fitti di locali da pagare e mi posso concedere un meritato riposo, dopo venticinque anni di impegno invernale ed estivo. E' chiaro che le vacanze le passo sul massiccio che amo ed è chiaro che le passo camminando, alla scoperta di nuove piste. Quest'anno l'Associazione Posidonia realizzerà una mappa con alcuni sentieri da mandare in Germania, dove verrà usata per dare servizi alla clientela tedesca, che sempre più numerosa viene a passare le vacanze sul nostro territorio. Negli anni scorsi da più parti mi era arrivata la stessa richiesta: non c'era stata mai la voglia o il tempo di fare un lavoro del genere. Un simile lavoro non è semplice e non si può fare in poco tempo: occorre percorrere un sentiero più volte, in diverse ore del giorno e in diversi periodi dell'anno. Occorre poi dare un senso al percorso, dare una lettura del paesaggio, dare colore e calore al trekking. Solo gli imbecilli pensano che sia facile ed economicamente vantaggioso fare questo. Se poi li inviti a fare..., stanno zitti, girano la testa abbassando lo sguardo e ... vanno via. Gli imbecilli, però non sono utili per la società, non la fanno progredire, al massimo si accontentano di rubare un piatto di minestra o di fare i conti in tasca agli altri. Ritornando a scrivere di cose belle, ieri 4 luglio mi sono concesso una di queste escursioni di studio: sono partito dalla Fenosa ed ho attraversato tutta la pineta di San Cono toccando la Torre Muzza che domina la lunga Cala del Cefalo, sono passato nella costa del Bizzoco, immettendomi poi sulla vecchia mulattiera che da Palinuro porta a Camerota. Nonostante gli incendi di questi ultimi trent’anni, un bellissimo pezzo di pineta si è salvato, con esemplari che sono ultracentenari e che conservano le tracce dell'antica resinazione fatta fino agli anni 50 del secolo scorso. Raggiunti i punti panorami della Punta del Cavaliere, ho ammirato la lunga spiaggia, lo scoglio del Mingardo e la montagna di Molpa con l'Arco Naturale. Ho saluto una coppia di quarantenni che ammiravano il tramonto ed ho raggiunto velocemente il deposito dell'acqua del Bulgheria, che serve Palinuro e Marina di Camerota. Solo per questo dono indispensabile alla vita e al turismo, le popolazioni locali e soprattutto le autorità comunali e non dovrebbero proteggere il territorio, costruire i depuratori, le condotte fognarie ed eliminare le micro e macro-discariche abusive che avvelenano il suolo e le acque potabili. L'ultimo pezzo, la discesa della torre del Mingardo, è stato sistemato di recente. Chi l’ha fatto, va ringraziato: ha fatto un buon lavoro. Raggiunta la strada di Isca della Contessa, non ho proseguito sulla spiaggia, perché erano le 20 e 20; però, partendo prima, si può fare un bellissimo percorso di 12 km. Come chiamarlo? San Cono e la Cala del Cefalo. Mi raccomando: San Cono e non Sant’Iconio, come è scritto erroneamente da più parti e da molti anni. Il tempo per persone allenate è di 3 ore e la difficoltà è bassa. Arrivederci al prossimo mese.
Associazione Posidonia ONLUS