SCUOLA E LAVORO: E ORA, CHE FARE?
Anche quest’anno si è concluso un quinquennio di studi. Ventiquattro maturandi, con giudizi generalmente lusinghieri, hanno lasciato il Liceo di Centola ed ora sono davanti al dilemma: che fare? Naturalmente bisogna proseguire: cosa farsene di un diploma liceale che in pratica non apre nessuno spiraglio sul mondo del lavoro? Si ripete dunque la diaspora dei giovani: Modena, Roma, Pisa, Napoli, Salerno…; le scelte: lettere, architettura, giurisprudenza,…. Fra tre o quattro anni questi ragazzi torneranno con la speranza, spesso vana, di un lavoro che i più, acquisita una qualifica del tutto avulsa dagli interessi locali, non potranno mai trovare nelle nostre contrade. Il territorio è troppo piccolo e con uno sviluppo limitato per poter offrire posto a tanti laureati, né i titoli acquisiti rispondono ad una qualche logica legata ad indirizzi di sviluppo. Credo che la questione scuola-lavoro vada inquadrata proprio partendo dalla capacità di un territorio di offrire lavoro. Il nostro territorio ha un’indiscutibile vocazione turistica, sia costiera che collinare, ed una grossa inclinazione all’agricoltura specializzata, non certamente quella di sussistenza oggi diffusamente praticata, bensì la floricoltura, le colture da serra, ecc. L’agricoltura è presto liquidata: mai considerata! Rimane il turismo, che però non è mai stato oggetto di una seria, convinta programmazione a medio o lungo tempo. Le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno "gestito" il territorio comunale con leggerezza ed impreparazione, consegnandolo alla facile speculazione, favorendo questo o quell’altro imprenditore e ignorando tutte le potenzialità insite nel nome e nelle specificità di Palinuro. Le iniziative da prendere sarebbero state tantissime. Contemporaneamente si sarebbe dovuto pensare alla preparazione di operatori turistici qualificati. Nel 1995 alcuni genitori di alunni liceali (soprattutto da Marina di Camerota), tra cui il sottoscritto, presentarono al Sindaco, già allora l’ing. Giovanni Stanziola D’Angelo, un grafico delle iscrizioni al primo anno di liceo, da cui si evinceva una chiara quanto paurosa tendenza al decremento. In sede di discussione furono avanzate proposte per arginare il fenomeno: tentare di delocalizzare il liceo o addirittura cambiare il tipo d’istituto. La risposta fu, grosso modo, che il liceo era un’istituzione che dava prestigio a Centola capoluogo e dunque andava bene così. Una risposta che, mi permetto di osservare, non era certo motivata da qualche sorta di analisi socio-economica ma semplicemente da campanilismo (del tipo sciocco, perché c’è anche quello stimolante). Per rendere meglio l’idea, ricordiamo che qualche anno dopo, esattamente nel 1998, era istituito a Castelnuovo Cilento l’Istituto Professionale Alberghiero; quest’anno da quell’Istituto sono usciti i primi diplomati QUALIFICATI in TURISMO. L’Istituto ha avuto grande successo: gli iscritti hanno raggiunto quota 500 suddivisi in 22 classi. Non so immaginare se nel Comune di Centola un analogo istituto avrebbe avuto lo stesso successo, ma provate a pensare le ricadute sul turismo (di Centola e comuni d’intorno). Probabilmente si sarebbe instaurato un processo di retroazione (in cui l’effetto stimola la causa) tra scuola ed economia territoriale, che avrebbe costretto i politici e gli amministratori a ripensare il territorio e ad aprire gli occhi. Questa sarebbe stata una scelta, coraggiosa, impopolare, ma alla fine certamente vincente. Ma le cose sono andate diversamente e il liceo anche quest’anno corre il rischio di non avere una prima classe. Colgo l’occasione per aggiungere qualche osservazione sul Liceo Scientifico di Centola, di cui so qualcosa avendo avuto tra quei banchi tutti e tre i miei figli. Meglio sarebbe chiamarlo Liceo Umanistico, dal momento che di scientifico offre ben poco. Infatti sono del tutto assenti i laboratori, l’informatica è, tra le discipline, la cenerentola. Ricordo che è un liceo sperimentale PNI, ma il progetto di 34 ore di laboratorio extracurricolare denominato "ipertesto" e inserito nel POF, non mi risulta che sia stato sviluppato. Del resto anche le due ore settimanali curricolari sono spesso dedicate ad altre attività. Per contro bene è andato il progetto "giornalismo". Il lemma "ambiente" al liceo è quasi tabù. Sull’orientamento si è visto qualcosa solo quest’ultimo anno. Da genitore posso affermare che se i docenti del liceo hanno fatto del loro meglio per preparare adeguatamente gli allievi, la conduzione dell’istituto è stata catastrofica: molte imposizioni-poco-educative, scarse occasioni di confronto col mondo culturale e del lavoro, scarso coinvolgimento dei genitori. Si ha la sensazione che il liceo ammaestri una cultura stratosferica, quasi abbia rimosso l’oggettività del luogo in cui tuttavia si muove. Decisamente siamo una realtà in controtendenza: mentre in Europa (per il momento non conviene fare riferimento a situazioni italiane) si discute e si concretizza ampiamente sull’argomento scuola-lavoro, nelle nostre realtà locali il problema sembra del tutto ignorato. Bocciato il nostro piccolo mondo politico, troppo impegnato a galleggiare nel mare dei pit, dei pon, dei por e degli spot, la speranza è riposta nella sfera intellettuale: si facciano avanti i pensatori ad aprire un dibattito che porti idee nuove in un settore, quello dell’orientamento e delle politiche scolastiche, di vitale importanza per il futuro dei nostri giovani e del territorio in generale.
Prof. Giovanni Cammarano