Una voce
di civiltà contro i maltrattamenti agli animali
L'AMORE E IL LIBERO ARBITRIO
Come ben conosciamo, esiste una differenza sostanziale fra le potenzialità dell’uomo
e quelle dell’animale e questa differenza sta proprio nel "libero
arbitrio"; ovvero l’uomo può scegliere, mentre l’animale, schiavo dell’istinto,
non opera scelte. Personalmente condivido quest’analisi, ma oggi mi chiedo se
questa teoria, nata principalmente sull’approfondimento legato all’anima e
alle possibilità di trasformare l’esistenza dell’uomo in un’esistenza
felice e priva di conflitti, non sia stata distorta ad uso e consumo dell’uomo
stesso. L’animale non decide, perché in una fase, per così dire, fortemente
biologica (nascere, nutrirsi, accoppiarsi, riprodursi, sopravvivere), ma tutto
questo non significa stupidità o brutalità, significa piuttosto purezza e
rispetto per la vita. Il diritto dell’animale sarebbe quello di consumare il
proprio percorso naturale e biologico senza interferenze artificiose. La storia
ci narra di legami divenuti naturali tra l’uomo e il cane; ci racconta di
convivenze addirittura preistoriche dove l’uomo condivideva focolari e caverne
con l’antenato del nostro amico quadrupede. Oggi, tra le tante deviazioni a
cui stiamo assistendo (e a cui in qualche modo partecipiamo), ci si propone
anche il fenomeno della totale degenerazione della sacralità di questo legame.
Il maltrattamento nei confronti degli animali in generale è ormai un dato di
fatto. L’uomo ha dimenticato completamente il dovere di condividere l’ambiente
con tutta la natura che lo circonda e, senza andare troppo lontano, come le
buone filosofie ci insegnano, il primo obbligo è proprio quello di guardare il
nostro piccolo contesto di vita quotidiana. Il panorama, attualmente, nel nostro
territorio è quello avvilente e triste di cani presi per scopi strumentali
(caccia, guardia, bambini da viziare, ecc.) e tenuti in modo del tutto
inadeguato alla loro natura. Corde che non arrivano a misurare un metro di
lunghezza sono la costante compagnia di molti cani che vivono a due passi da
noi, il più delle volte sotto il sole, il più delle volte senza acqua fresca,
il più delle volte a disposizione di parassiti e circondati da escrementi che
(inevitabilmente!) non riescono ad essere trattenuti. Fare di questo fenomeno un
argomento poco interessante o ridicolo, paragonandolo purtroppo a piaghe enormi
quali le guerre, la fame nel mondo, i bambini deturpati dalle mine antiuomo, la
privatizzazione dell’acqua nel Burkina Faso e così via, è cosa fin troppo
facile, ma anche abbastanza speculativa e meschina. È ovvio che esistono
problemi di enorme spessore sul nostro pianeta, ma, tutto sommato, penso che la
coscienza dell’essere umano sia una sola e, come tale, non può in nessun modo
scindere il senso di giustizia che o esiste (e quindi esiste in tutte le sue
forme) oppure non esiste per niente! Non pensiamo che sia impossibile cambiare,
non riteniamo inutile un nostro atto di coraggio denunciando casi di animali
relegati ad una fune tutto il giorno e tutta la notte. Il comune di Pesaro, per
esempio, ha disposto un’ordinanza contro il maltrattamento degli animali, che
prevede tra l’altro una particolare attenzione al miglior amico dell’uomo:
nessuno potrà tenere il suo cane in un recinto più piccolo di otto metri
quadrati, che non sia dotato di tetto e pavimento rialzato, avendo abolita la
catena, che, se è proprio necessaria, deve consentire comunque il libero
movimento dell’animale e l’accesso al cibo e all’acqua. Ai padroni spetta
il compito di nutrire giornalmente gli animali ed hanno la responsabilità della
loro riproduzione e delle condizioni igienico-sanitarie. Le sanzioni per chi
viola le disposizioni dell’ordinanza sono quelle previste dall’art.21 della
Legge regionale 20 gennaio 1997. E, ancora, è tuttora in esame al Senato la
nuova legge sui maltrattamenti degli animali, che all’art.623 quater cita:
"Chiunque, senza necessità ovvero fuori dai casi previsti dalla legge,
incrudelisce verso un animale o lo sottopone a sevizie o, tenendo conto della
natura dell’animale valutata anche secondo le caratteristiche etologiche, lo
sottopone a comportamenti innaturali o insopportabili, è punito con la
reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 2.500 € a 10.000 €.
Allora, visto che di libero arbitrio abbiamo parlato, ricordiamoci che noi
abbiamo un immenso potere: quello proprio di decidere. Possiamo chiudere gli
occhi o possiamo scegliere di non accettare che animali, sinceramente buoni
amici come i cani, vengano trattati in modo crudele come se a loro non fosse
data la possibilità di godere delle bellezze del mondo e della vita stessa.
Decidiamo di sviluppare un civile senso di responsabilità nei confronti di ciò
che ci può apparire come "piccola cosa". Alla fine sono queste le
cose più importanti per il nostro ambiente. Infine, Bath Norman Harris nella
sua poesia "Preghiera di un cane" recita: "Trattami gentilmente,
mio adorato padrone, perché nessun cuore in tutto il mondo è più riconoscente
per la gentilezza del mio cuore pieno d’amore…" "…Anche se non
avessi una casa, io ti seguirei attraverso il ghiaccio e la neve, piuttosto che
riposare sul più soffice guanciale nella più calda casa del mondo…"
"…Lasciami la ciotola piena di acqua fresca, perché, anche se non ti
rimprovererei se fosse asciutta, non posso dirti quanto soffro la sete"
"…E, adorato padrone, se il padrone dei padroni volesse privarmi della
salute o della vista, non mandarmi via da te. Piuttosto tienimi gentilmente tra
le tue braccia in modo che le tue mani esperte mi concedano il pietoso favore
dell’eterno riposo – e io ti lascerò sapendo con il mio ultimo respiro che
la mia sorte è stata sempre sicurissima nelle tue mani".
Gabriella Rissone