Un giornale che nasce non è come un uomo che nasce. Un bambino appena nato è un essere bisognoso di protezione e di amore, un essere che non si sa esprimere, la cui stessa sopravvivenza dipende dalla mamma, dal padre, in generale dai “grandi”. Nessuno si aspetta da un bambino che sia autosufficiente, che sappia parlare, che esprima giudizi.
Un giornale appena nato è anch’esso gracile, un po’ inesperto, un po’ indifeso, ma nessuno si aspetta che non sappia parlare. Si pretende da esso capacità di giudizio, obiettività, precisione; fin dal primo numero. E non ci sono genitori a proteggerlo.
Il nostro non fa eccezione a questa dura regola, anzi il suo compito è forse ancora più gravoso. Hermes, nella mitologia greca, era, infatti, il messaggero degli dei: è evidente che, con un nome simile, il nostro giornale non potrà mai esimersi dal parlare forte e chiaro, dall’esprimere giudizi onesti ma inflessibili, dal dire sempre la verità, pur se con attenta riflessione. E’ questo il compito che ci siamo imposti e che cercheremo di assolvere al meglio delle nostre capacità e con tutte le nostre forze.
E non pensino i lettori che, con questo nome, noi abbiamo peccato di immodestia. E’ vero, Hermes è il messaggero degli dei, ma gli dei non siamo noi, perché il giornale non esprime la nostra voce, ma quella di tutte le persone che vivono e lavorano onestamente e che amano la nostra terra. Sono questi gli dei che noi vogliamo servire: tutti gli uomini di buona volontà e tutte le persone oneste e in buona fede.
Qualcuno potrà obiettare che, poiché Hermes è un giornale politico, non potrà esprimere le idee e i sentimenti di tutti, ma solo della parte politica, appunto, che lo ha fatto nascere. Ci piacerebbe che non fosse così, perché siamo certi che tutti, anche i nostri avversari, desiderino il bene e il progresso della nostra terra. Si potrà dissentire sul metodo e sui mezzi per raggiungere questo fine, ma in fondo la politica è proprio questo.
Hermes vuole essere la voce di tutti, il veicolo delle istanze di tutti, la palestra per le idee di tutti quelli che, in buona fede e con onestà, vorranno collaborare per il bene comune. Se riusciremo a far sì che tutti i lettori considerino Hermes come una cosa propria, un amico a cui confidare le proprie preoccupazioni e i propri desideri, solo allora potremo dire di essere riusciti nel nostro intento.
E sarà questa l’unica, ma stupenda ricompensa per la nostra fatica.