11 luglio 2024

Francia, Stati Uniti, Europa e Israele

di Pietro Lignola

Cari amici lettori,

le elezioni francesi non hanno segnato il trionfo della destra annunciato da alcuni. Io non sono meravigliato di quanto è accaduto. Una volta attuato il piano di alleanza fra Macron e la sinistra, i lepenisti avrebbero avuto bisogno del 51 per cento dei voti per avere la maggioranza dei seggi. Traguardo, ovviamente, impossibile oggi. Tuttavia non hanno perso voti, rispetto al primo turno, e la loro rappresentanza parlamentare si è molto accresciuta.  I seguaci di Macron hanno accettato l’alleanza con la sinistra e questo ha fatto guadagnare molti più seggi ai seguaci del presidente; non bisogna, però, dimenticare, che questo è effetto solo del sistema maggioritario. Ora c’è un problema di governabilità, reso complicato dalla ragionevole pretesa di Melenchon, che intende presiedere il nuovo governo, e il sostanziale rifiuto di Macron, che ha rigettato le dimissioni di Attal, rinviando ogni decisione. Restiamo a vedere.

La situazione si evolve, ma non troppo, negli Stati Uniti. Biden ha confermato di voler resistere ad oltranza, sostenuto dalla famiglia, dallo staff e, a parole, dai dirigenti del partito. Non è un mistero, però, che Obama e i suoi abbiano intenzione di toglierlo da mezzo. I sondaggi dicono che l’unico candidato democratico in grado di battere Trump sarebbe la signora Obama, la quale, tuttavia, sembra non avere alcuna intenzione di correre. Si è tornati a discutere del figlio di Biden, il quale ha molto interesse a sostenere il genitore e, ovviamente, lo fa.

Macron, però, ha un paio d’anni di tempo per tentare di risolvere i suoi non piccoli problemi. Gli avversari di Biden, invece, di tempo ne hanno pochissimo e poco ne ha il presidente per dimostrare che la figuraccia rimediata nel confronto con Trump sia stata effetto di un malessere transitorio. Gli elettori americani sono ingenui sì, ma soltanto fino a un certo punto.

La situazione internazionale non è significativamente mutata. Sul fronte palestinese sembra avvicinarsi la possibilità di una tregua, ma non quella di una conclusione del conflitto. Le cose, anzi, vanno peggiorando sul fronte libanese, tuttora controllato dagli italiani del contingente Nato. Speriamo che non si arrivi a una situazione di concreto e immediato pericolo per i nostri militari. Il cambio di governo in Iran ha rinviato ma non esclusa una resa dei conti. L’ayatollah, non più distratto dai problemi interni, tornerà, verosimilmente, all’attacco. Se il governo francese dovesse andare a Melenchon, questi, palesemente antisemita, potrebbe portare la Francia dalla sua parte.

C’è da sperare, ovviamente, che ciò non avvenga. Ma non si può ignorare il pericolo. Gli interessi reali dell’Europa non sono compatibili con il ridicolo antifascismo fuori tempo massimo di Bonelli, Fratoianni e Macron, più vicini all’antisionismo hitleriano e islamico che agli affermati ideali di libertà.