Ma, di cambiare la musica, gli italiani non ci hanno mai pensato nel passato, non ci pensano adesso e non ci penseranno mai: siamo un popolo creativo ma coerente, coerente soprattutto con quel surrogato dell'onestà che, come insegna il professore Mastandrea, andò a finire nell'impasto di colui dal quale noi tutti discendiamo.
Però, mi sorge spesso il dubbio che in quel famoso giorno della nostra creazione il Padreterno abbia commesso anche degli altri errori, per così dire collaterali, non ancora opportunamente evidenziati ed analizzati nemmeno dallo stesso professore Mastandrea.
Tanto per dirne una, io credo che il Creatore, sempre per la stanchezza, abbia anche scarseggiato nel dosaggio della memoria conferita al nostro capostipite.
Dico questo perché ho notato che, in alcune circostanze, noi italiani sembriamo tutti strettamente imparentati con lo smemorato di Collegno.
Un esempio?... Alzi la mano chi si ricorda ancora che diversi anni addietro, in occasione di un terremoto, venne proposto (ricordo anche da chi, ma non lo scrivo) alla pia e devota Italia di lastricare la via che porta alla chiesa di san Francesco di Assisi con dei mattoni personalizzati, con impressi i nomi dei credenti benefattori.
Modestamente, io sono tra quei pochissimi che, in questo caso specifico, la mano della memoria la possono alzare; ma soltanto perché, di quell'evento, ne posseggo un solido memorandum: si tratta proprio di un mattone, che è posto alla sinistra del mio forno, sopra una mensola dove ci sta pure il quadretto della madonna di Pompei.
I clienti più curiosi e più osservatori mi chiedono che cosa ci fa quel mattone accanto al quadretto della Madonna, e allora sono costretto a spiegare nei particolari il perché della così strana accoppiata votiva.
Prima di spiegarlo anche a voi, permettetemi di ricordarvi che quella famosa lastricatura della via di san Francesco non era gratis et amore Dei; infatti, chi voleva vedere impresso il proprio nome sul proprio mattone era tenuto ad effettuare un vaglia di lire centomila: si era in epoca pre-europea e… si lastricava ancora in lire italiane.
Sono sincero: anche io, allettato dall'idea che il mio nome restasse impresso a imperituro ricordo in un luogo così importante, avevo intenzione di spedirlo, questo vaglia eternizzante.
Ma successe che, proprio la notte prima di andare alla Posta, mi venne in sogno san Francesco in persona; prima mi somministrò uno scappellotto (manco tanto leggero) sulla nuca e poi mi disse:
"Domani, quando andrai alla Posta, sii umile: non pensare al tuo nome scritto sul mattone, ma fai un vaglia di novantanovemila lire e intestalo direttamente ai terremotati."
"E perché non di centomila lire?" gli chiesi io, meravigliato da quella cifra così dispari.
"Con le mille lire che ti restano, comprati un mattone, ma che sia anonimo, e mettilo in bella vista su quella mensola dove tieni il quadretto della madonna di Pompei."
"E perché?"
"Per non dimenticarti del miracolo che questa notte stai ricevendo dal sottoscritto," rispose san Francesco.
"Perdonatemi," gli dissi io con tutta umiltà, "ma non riesco a capire quale miracolo mi state facendo questa notte."
"Il miracolo di averti fatto scampare il pericolo di essere inserito nel libro dei fessi!" rispose lui, alzando la voce e somministrandomi un altro scappellotto. "Anche quello consultiamo alla vostra morte, e ti assicuro che ha la sua importanza, fratello pizzaiolo."