30 ottobre 2022

Cronache di un cambiamento sperato

di Pietro Lignola

Giorgia, il Presidente.

Così vuole essere chiamato il nuovo capo di governo italiano, che ha ottenuto la fiducia della Camera ed anche del Senato.

Femministe e dem si mettano l’animo in pace. Giorgia Meloni è femmina, femminile, forse anche un po’ femminista, ma non cretina come quelle (e quelli) che proprio per questo non la sopportano. Fratelli d’Italia non toglierà la fiamma e non diventerà “Fratelli e sorelle d’Italia”!

A me dà già abbastanza fastidio che la Chiesa abbia ceduto alla moda e, quindi, che i celebranti abbiano aggiunto le “sorelle” ai fratelli delle loro invocazioni. Mi sembra uno spreco inutile di parole. Andando avanti di questo passo, dovremo creare un femminile, ad esempio, per la parola fedele: ché forse, quando dichiamo “fedeli” per indicare le persone che vanno in chiesa, ci riferiamo soltanto ai maschi?

La lingua italiana ha due soli generi, disconoscendo il neutro: ci sono parole che hanno un diverso significato al maschile e al femminile. Una per tutte: il busto e la busta. Se un bronzo o un marmo raffigura una donna dalla vita in su, dovremmo forse dire che è una busta e tentare di infilarci le lettere?

Io non sono maschilista: apprezzo tutte le donne che nel corso dei secoli si sono illustrate per qualsiasi ragione e quelle che oggi emergono e sovrastano i maschi in diversi campi.

Apprezzo, ovviamente, Giorgia Meloni, che si è fatta da sola e da sola è arrivata dov’è adesso. Quelle che non apprezzo sono quelle tante, troppe, che sono dove sono perché moglie di, figlia di, sorella di, compagna di, amante di… Ma, in verità, non apprezzo nemmeno quelli che sono figli, fratelli, mariti, compagni e via dicendo.

Il discorso programmatico di Giorgia m’è piaciuto. Mi piace anche il fatto che qualcuno dei ministri abbia già cominciato a progettare qualcosa di concreto. Mi rendo conto che le difficoltà sono molte, sia per la quantità e la pesantezza delle cose ereditate dai governi precedenti, sia perché nell’Europa di oggi non ci sono fratelli e sorelle ma solo concorrenti egoisti.

Ho fiducia, però, che Giorgia combatterà, com’è suo costume, su tutti i fronti e conseguirà qualche successo. Certo, non tutto tornerà come prima e tanto meno tutto diventerà perfetto. La perfezione non è di questo mondo e men che meno di quelli che vi rappresentano Cesare. Ma c’è un piano, nell’imperfezione, che divide ciò che accettabile da ciò che non lo è. A mio sommesso avviso, Letta, Boldrini, Conte e Di Maio sono sotto questo piano, Giorgia c’è sopra.

E poi, vi sembra poco che ci siamo, finalmente, liberati di Speranza? I nuovi ministri mi sembrano un pochino più qualificati dei precedenti. Per accennare a uno dei meno noti, c’è il nuovo Ministro della Cultura, Genny Sangiuliano, che conobbi all’inizio del secolo, quando era direttore del quotidiano ROMA: mi auguro che faccia rapidamente scomparire i bollettini televisivi che celebrano i residui della pandemia da Covid 19. Spero, poi, che promuova e sostenga iniziative per il rilancio della cultura e della lingua di Napoli. Qualcosa di meglio, insomma, che mettere mutande alle statue e incoraggiare la blasfemia di sedicenti artisti.

Wait and see, dicono gli inglesi. Stiamo a vedere. Io vedo sempre nero, ma un poco meno che prima del venticinque settembre.

Sarà, forse, perché quasi tutte quelle cose che i detrattori di Giorgia asseriscono di temere io auspico, piuttosto, che accadano davvero.



Giorgia Meloni
(foto da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgia_Meloni)