8 agosto 2022

Campagna eletto-balneare

di Paolino Vitolo

Quand’ero giovane c’erano i governi balneari.

Avevamo da poco riconquistato la democrazia, sancita e difesa dalla Costituzione “più bella del mondo”, come la definì qualche idiota di cui non ricordo il nome, e spesso e volentieri andavamo a votare, esercitando il nostro sacrosanto diritto di cittadini finalmente liberi di scegliersi il governo che li avrebbe governati.

Se le cose fossero state così semplici, la maggioranza sarebbe stata contenta di vedere i propri eletti al potere, mentre la minoranza sarebbe sì stata scontenta, ma con la speranza di vedere i propri beniamini premiati in futuro, se avessero ben meritato pur stando all’opposizione.  

Tutto chiaro e cristallino: io popolo sovrano ti concedo l’onore e l’onere di governare, ma te lo toglierò se avrai demeritato. Secondo le più pure regole dell’alternanza.

E invece non funzionava così. Si votava per un partito (e questa era l’unica cosa chiara), ma poi i governi nascevano dopo estenuanti trattative e camarille di palazzo, in cui a trionfare era solo il compromesso. Di conseguenza l’Italia si qualificò come il paese europeo con il maggior numero di governi all’anno. E durante le torride estati italiane (erano calde anche allora) spesso si faceva un bel governo balneare, destinato a durare al massimo fino ai primi freddi, il cui scopo era semplicemente quello di evitare agli eletti del popolo di sfinirsi in discussioni invece di godersi una bella vacanza.

Qualcuno pensò che la causa di questa anomalia fosse l’eccessivo numero di partiti, conseguenza diretta del carattere particolarmente individualistico degli italiani, e cercò di cambiare le regole del gioco. La legge elettorale da proporzionale diventò maggioritaria: il partito più votato avrebbe avuto un premio di maggioranza che gli consentisse di governare e sarebbero stati introdotti degli sbarramenti per depurare il parlamento dai partitini, che, pur nella loro inconsistenza, riuscivano a proporsi e ad agire effettivamente come “ago della bilancia”.

La cosa funzionò a meraviglia, almeno per un poco, anche perché il partito o la coalizione vincente doveva dichiarare in anticipo chi sarebbe stato il premier in caso di vittoria e quindi gli italiani sceglievano “effettivamente” il proprio governo. O quasi.

Avrete già capito che una cosa così bella non poteva durare. E infatti, per motivi vari che non sto qui ad elencare, dal 2010, cioè da ben dodici anni, gli italiani sono stati governati da governi NON eletti.

Si incominciò con l’ineffabile professor Monti, che, invocato dall’allora Presidente della Repubblica Napolitano per salvare l’Italia dallo spread e dalle manovre ordite dalla Germania di Angela Merkel, pretese di essere fatto senatore a vita (25.000 € al mese non dispiacciono neanche ai professoroni) prima di prendere le redini del Paese, coadiuvato da personaggi come la Fornero e affini (che Dio li abbia in gloria tutti, al più presto). I danni provocati da quel governo sono ancora ferite aperte sulla pelle di molti italiani.

E finalmente, spinti dalle emergenze sempre più gravi, si è arrivati al governo Draghi: una persona seria e autorevole, e soprattutto stimata a livello internazionale, alla guida dell’Italia. Proprio per queste sue caratteristiche Mario Draghi ha potuto governare per ben 539 giorni, sostenuto da una maggioranza parlamentare eccezionalmente ampia, ma poi, il 21 luglio scorso, ha dovuto capitolare, a causa delle fibrillazioni del partito dei Cinque Stelle.

Già. i Cinque Stelle, quelli che dopo aver assaggiato il gusto del potere, sentendo l’alito rovente della loro futura estinzione, posti di fronte alla probabile fine dei privilegi e dei lussi parlamentari, con la prospettiva di dover ritornare alla vita grama e squallida di un tempo, hanno cominciato ad agitarsi scompostamente e, così facendo, hanno spinto Draghi ad anticipare l’esaudimento dei suoi desideri: abbandonare questa gabbia di matti con cui non avrebbe mai immaginato di avere a che fare.

E così il 25 settembre 2022 andremo a votare. Manca circa un mese e mezzo e poi forse riusciremo finalmente a sceglierci autonomamente un governo, come ai vecchi tempi. E naturalmente in questa caldissima estate i politici non potranno fare i bagni, ma saranno costretti a lavorare duramente in una estenuante campagna eletto-balneare.

Vedi il povero Enrico Letta, che non riesce ad imbastire un’alleanza seria. Il suo problema è però molto semplice: l’accozzaglia che egli sta cercando di mettere insieme non ha un’idea né un programma in comune: l’unico obiettivo comune, peraltro spudoratamente dichiarato, è quello di non far vincere le Destre, per salvare così la Costituzione (sì proprio quella più bella del mondo).

A parte il fatto che il buon Letta non ci ha spiegato come la Destra stravolgerebbe la Costituzione se vincesse, come programma elettorale mi sembra un po’ misero. Capisco però che per molti elettori tradizionalmente di sinistra un tale programma possa sembrare non solo sufficiente, ma addirittura vincente. Chi se ne frega dell’inflazione, della mancanza di lavoro, della guerra, delle tasse, dell’incertezza per il futuro! Basta che la Destra non vinca. Anzi – dimenticavo – se la Destra vincesse il 25 settembre, potrebbe fare il governo addirittura il 28 ottobre, quando cade il centenario della Marcia su Roma. ORRORE!!! Quindi il programma elettorale della Sinistra è ottimo.

La Destra invece propone l’abbassamento delle tasse, con la flat tax al 23% per tutti, la pace fiscale, il ridimensionamento del reddito di cittadinanza e dei danni che ha provocato al Paese, l’opposizione all’immigrazione clandestina, ecc. Che ve ne pare? Sono tutti argomenti concreti, magari un po’ terra terra, ma forse ben comprensibili da parte di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese.

Alla data i sondaggi danno per vincente il Centro-Destra e addirittura Giorgia Meloni potrebbe diventare il primo Presidente del Consiglio donna della storia italiana. Chi mi conosce sa che mi farebbe piacere, ma non posso nascondere la mia preoccupazione. Se veramente i sondaggi avranno previsto il vero, la Meloni avrà grossi problemi a governare. Non solo dovrà vedersela con la situazione e con le contingenze veramente difficili, ma dovrà lottare e guardarsi dalle trappole di un’opposizione becera, che pur se incapace di redigere un programma serio e condiviso, è bravissima a mettere i bastoni tra le ruote a chi la pensa diversamente. In questo sono bravissimi e purtroppo lo hanno ampiamente dimostrato.

Auguri Italia! Sinceramente.