9 giugno 2021

Intervista sulla democrazia

di Aldo Cianci

Aldo Cianci intervista lo scrittore Ulderico Nisticò, eminente grecista, sui contenuti del suo ultimo e recentissimo libro "La democrazia imperialista di Atene" - Edizioni di Ar.


Da dove viene l’ispirazione di questo libro?

Dalla par condicio retroattiva. Nel 1978, per Ar, scrissi "Il ritorno degli Eraclidi", sul tema di Sparta; e una seconda edizione nel 2020. Mi parve opportuno non dimenticare Atene.


Atene, l'anti-Sparta, la democratica?

Intanto, di Atene sappiamo molto e quasi tutto, ed è perciò un argomento di studio molto interessante di come si formi, attraverso il commercio e la guerra, una democrazia con tutti i suoi difetti, e, inevitabilmente, i suoi pregi.


La guerra ci spiega lo strano titolo di democrazia imperialista.

Atene vince le Guerre persiane del 490 e 480 -79; e mentre Sparta si ritira, prosegue l’offensiva, usando l’ideologia della liberazione. Ci pare di averlo già sentito ad altro proposito!
E già. Ma liberati dai barbari, i Greci delle isole e dell’Asia si trovano sottomessi ad Atene, che, addossandosi i rischi e le spese della guerra, chiede contribuzioni in denaro; e così gli alleati si ritrovano senza denaro e senz’armi, sottomessi e tassati. Intanto in città si sviluppa un sistema democratico assembleare, fondato sull’ evidenza che tantissimi sono cointeressati al sistema.


Ma davvero decidevano nell’agorà?

Fin quando ci fu il grande demagogo Pericle, che guidava accortamente l’assemblea con la retorica, l’arte oratoria, del resto inventata dal re ateniese Menesteo, che poi fondò Scillezio nell’attuale Calabria. Morto Pericle, l’agorà finì in mano a politicanti; ed ecco il disastro siciliano del 413!


In che modo la massa popolare era cointeressata al sistema?

Con la guerra, che non è più oplìtica, quindi aristocratica, ma navale. Atene vara una flotta di ben quattrocento navi, che hanno bisogno di rematori e combattenti. Vengono fondate cleruchie, colonie militari. Per tutto questo occorrono arsenali, porti, fabbriche d’armi, rifornimenti. Conosciamo la grande politica dei lavori pubblici, di cui rimane l’Acropoli ed altro; e non manca un’attiva politica culturale del teatro. L’agorà e i tribunali diventano un mestiere attraverso la diaria, e invale quella che chiamo la dicastocrazia. Curiosa la scoperta del “turismo giudiziario”, che costringeva gli alleati a venire ad Atene, a loro spese, per affrontare i processi. A coronamento, l’assistenzialismo.


Ecco apparire l'orazione "Per l'invalido"

Uno storpio, probabilmente o falso o esagerato, viene accusato di fruire ingiustamente di un sussidio : i tempi si erano fatti difficili, e ci dovette essere una specie di legge Fornero! Purtroppo non sappiamo l’esito della causa.


Ma la democrazia imperialista ateniese non ricorda, per caso, una democrazia imperialista occidentale dei nostri giorni?

Per avere una risposta, bisogna leggere il libro.


Un’ultima domanda, di carattere tecnico: tutte queste cose, in meno di 80 pagine?

Queste e altre, con Indici di nomi e luoghi, e un indispensabile Glossario. Basta fare a meno delle parole inutili e dei giri di parole, ed affidarsi a lettori intelligenti.