Tutto cominciò l'11 aprile del 1953, giorno della vigilia di Pasqua, quando sulla spiaggia di Torvaianica, nei pressi di Roma, venne rinvenuto il corpo senza vita della ventunenne romana Wilma Montesi, scomparsa il 9 aprile precedente. Si trattava di una bella ragazza, fidanzata con un agente di polizia e in procinto di sposarsi, la quale coltivava anche l'ambizione di fare carriera nel cinema, tanto è vero che aveva anche preso parte a qualche film come comparsa o in piccoli ruoli.
Nell'Italietta ancora contadina e piccoloborghese di allora, non segnata dall'incipiente miracolo economico, patriarcale e maschilista, la vicenda che apparve su tutti i giornali suscitò la pruriginosa curiosità di molti.
Per non portarla troppo per le lunghe, dopo le prime indagini i medici dell'Istituto di Medicina Legale, dove viene eseguita l'autopsia del cadavere, affermarono che con ogni probabilità la morte della ragazza era da attribuirsi ad una "sincope dovuta a pediluvio", giacché la Montesi, dopo aver mangiato un gelato, per fare un pediluvio in acqua di mare si sarebbe tolta scarpe e calze, nonché gonna e reggicalze, venendo colta da un malore che il medico legale collegò al fatto che la ragazza si trovava nei giorni del ciclo mestruale.
Così l'indagine venne archiviata.
La stampa nazionale non era convinta di questa versione dei fatti. Si cominciò a parlare di "balletti rosa" ai quali avrebbe partecipato la ragazza insieme con alcuni esponenti della Roma-bene, tra i quali Piero Piccioni, figlio del parlamentare democristiano Attilio Piccioni, allora vicepresidente del consiglio.
Più precisamente, la Montesi avrebbe partecipato a un'orgia tenutasi a Capocotta, presso Castel Porziano, assumendo un quantitativo letale di droga e alcool che l'aveva uccisa. Il corpo esanime sarebbe stato trasportato da alcuni partecipanti all'orgia sulla spiaggia di Torvaianica, dove poi venne ritrovato.
La Corte di Appello di Roma riaprì ufficialmente la causa il 26 marzo del 1954, mentre lo scandalo aveva già travolto la corrente democristiana di Attilio Piccioni, che si dimise dalle cariche di ministro e dirigente del partito. Frattanto, suo figlio Piero veniva arrestato con l'accusa di omicidio colposo e uso di stupefacenti insieme al marchese Ugo Montagna e al questore di Roma Saverio Polito, accusato di favoreggiamento.
Il 28 maggio del 1957 il processo ebbe fine con l'assoluzione piena dei tre imputati. Questo scandalo decretò di fatto la fine della carriera politica di Attilio Piccioni, che fu costretto, come abbiamo visto, a dimettersi dalle cariche che deteneva.
Allora l'opinione pubblica ancora s'indignava per faccende del genere; allora un uomo politico coinvolto in esse aveva almeno il coraggio di dimettersi.
E veniamo a un caso per qualche aspetto simile (sempre di sesso si tratta) avvenuto molto più recentemente, in cui sia l'opinione pubblica che il politico coinvolto hanno avuto reazioni e comportamenti alquanto diversi.
Nella notte fra il 27 e 28 maggio del 2010 la diciassettenne marocchina Karima El Mahroung, detta Ruby Rubacuori, viene riconosciuta in corso Buenos Aires a Milano da una ballerina, che l'ha denunciata di averle rubato tremila euro quando era sua ospite. Arriva la Volante e Karima viene trasportata alla questura centrale di via Fatebenefratelli. Il sostituto dei minori, Annamaria Fiorillo, dispone che entri in una comunità. Ma, alle 23,50, telefona Silvio Berlusconi, allora presidente del consiglio, al capo di gabinetto Pietro Ostuni, dicendo che sta mandando la "consigliera ministeriale" (carica inesistente) Nicole Minetti perché le sia affidata la minorenne egiziana fermata, nipote del presidente egiziano Mubarak.
Le procedure di identificazione della minorenne si sveltiscono e Karima El Mahroung, marocchina, "diventata egiziana", esce dalla questura insieme con Nicole Minetti, ex cubista entrata in politica con il PDL, e con Michelle Conceiçao, brasiliana, ex amante di un amico di Berlusconi. Il 5 giugno successivo, in via Villoresi a Milano, arrivano due volanti della polizia, chiamate dai vicini di casa, spaventati dalle urla di due donne che litigano. Ruby denuncia di essere stata picchiata da Michelle Conceiçao e finisce in una clinica pediatrica. Interviene, a questo punto, Lele Mora, titolare di un'agenzia di spettacolo fallita, il quale chiede di adottarla.
La magistratura di Milano, proseguendo le indagini, interroga varie volte Ruby, che racconta delle feste che si svolgono nella villa beusconiana di Arcore, durante le quali alcune disinvolte ragazze si spogliano e ballano davanti a Berlusconi, toccandosi, toccandolo e chiamando "Papi". In dette circostanze usa l'espressione "Bunga bunga" per designare questo rito sessuale. Con l'accusa di essere cliente di una prostituta minorenne, Ruby, e di concussione (la telefonata in questura) Berlusconi viene rinviato a giudizio. Ha inizio un lungo processo, che si conclude con un verdetto di assoluzione per entrambi i capi di accusa in Corte d'Appello l'8 luglio 2014 e in Cassazione l'11 marzo del 2015. C'è da rilevare che, all'inizio della scandalosa vicenda, e precisamente con la votazione della Camera dei deputati del 5 aprile 2011, viene toccato uno dei punti più bassi della politica italiana. In tale circostanza l'organo parlamentare decide a maggioranza che il 27 maggio 2010, quando telefonò in questura a Milano per chiedere il rilascio di Karima El Mahroung, Berlusconi era convinto che la stessa fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak.
All'epoca pensai ingenuamente - ma ora non ne sono più convinto, dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane del 2016 - che in qualsiasi nazione democratica dell'Occidente uno scandalo del genere avrebbe stroncato la carriera politica del personaggio coinvolto.
Come sappiamo, le cose non sono andate così.
Berlusconi è costretto a dimettersi da presidente del consiglio il 12 novembre del 2011 non per la faccenda di Ruby Rubacuori, ma perché sta conducendo l'Italia sull'orlo della bancarotta economica. Anche sul piano politico l'immagine dell'ex-Cavaliere viene appena scalfita dalla storiaccia a luci rosse di cui è stato protagonista. Infatti, alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio del 2013, lo schieramento che fa capo a lui ottiene il 29,1% dei voti contro il 29,5% della coalizione di centrosinistra anche per il modo fiacco e insulso con cui il leader di quest'ultima, Pier Luigi Bersani, conduce la campagna elettorale.
È venuto il momento di trattare la storia altrettanto squallida (sesso, droga e quant'altro), che ha visto coinvolto il figlio di Beppe Grillo.
Ricordo i fatti, peraltro noti a tutti.
Nella notte tra il 16 e 17 luglio Ciro Grillo (figlio di Beppe), Edoardo Scarpitta, Francesco Carsiglia e Vittorio Lauria, al Billionaire, conoscono due studentesse, un'italiana e un'italosvedese. Con le due ragazze i quattro si spostano nella villa di proprietà del comico genovese. Tutti bevono vodka e altri alcoolici, facendo sesso di gruppo.
Otto giorni dopo l'accaduto la ragazza italosvedese, rientrata a Milano, si presenta alla caserma dei carabinieri e denuncia di essere stata stuprata.
Due considerazioni.
Quando il fattaccio avviene, praticamente tutta la stampa riporta la notizia nelle pagine interne, non dando alcun rilievo alla vicenda. Eppure, vi è coinvolto il figlio del fondatore e leader indiscusso del partito di maggioranza relativa. Invece, a suo tempo (tanto per fare un esempio) La Repubblica, con il suo giornalista di punta Giuseppe D'Avanzo, aveva attaccato in tutti i modi possibili Silvio Berlusconi per i suoi scandali sessuali.
Seconda considerazione.
Non ho competenza alcuna nel campo della tempistica delle procedure processuali, ma mi chiedo: in una vertenza giudiziaria, nella quale, mi par di capire, le uniche prove documentali sono le testimonianze dell'accusatrice e degli accusati (presunti stupratori), per quale motivo la Procura di Tempio Pausania ancora non ha emesso una sentenza di archiviazione o di rinvio a giudizio?
Ho un dubbio, ma spero di sbagliarmi.
Poiché nella fattispecie è assai difficile (e potrebbe anche essere impossibile) accertare la verità dei fatti (a meno che nei cellulari sequestrati agli indiziati e alla ragazza non ci sia qualche elemento di prova tenuto doverosamente nascosto), si attende che la situazione decanti a livello mediatico per emettere uno sentenza di archiviazione.
Staremo a vedere.
Ma occupiamoci più da vicino di Beppe Grillo.
Con il suo indecente video, in cui con argomentazioni penose ha tentato di scagionare il figlio, ha dato ampia dimostrazione di essere uno squallido maschilista retrogrado.
Ma, a mio modesto avviso, fin dalla sua "discesa in campo" come leader politico, aveva dimostrato di essere un individuo spregevole.
I suoi esordi risalgono all'8 settembre del 2007 (data jellata per la nostra storia), quando a Bologna organizza il suo primo "Vaffaday".
Di che si tratta?
Con un linguaggio sguaiato e volgare, che lo colloca a metà fra Vanna Marchi e il Vittorio Sgarbi del tormentone "capra! capra! capra!", presenta un'iniziativa di raccolta di firme per chiedere una legge che cacci dal parlamento 25 deputati condannati in via definitiva e ne impedisca l'accesso a chi è stato condannato anche solo in primo grado. Si presenta come un novello Robespierre con il suo Comitato di Salute Pubblica e il Tribunale Rivoluzionario.
Anche allora pensai, con la mia ingenuità di sempre - ma ora ho molti dubbi in proposito - che a un personaggio di tal fatta, in una grande e matura democrazia, non avrebbe dato retta nessuno.
Ma noi non siamo, e forse non lo saremo mai, una grande e matura democrazia. Purtroppo, noi non abbiamo mai fatto una rivoluzione, perché la rivoluzione è una cosa maledettamente seria: siamo stati ribelli, a volte, ma mai rivoluzionari. Oscilliamo costantemente tra sanfedismo brigantesco (cardinale Ruffo, Fra' Diavolo, Carmine Crocco) e anarchismo sinistroide (Gaetano Bresci, Renato Curcio, Mario Moretti).
Beppe Grillo, come Robespierre "alle vongole", piacque subito.
Ringalluzzito dai suoi successi iniziali, il Nostro, coadiuvato dall'imprenditore del web Gianroberto Casaleggio, un "guru" un po' inquietante e dalle idee apocalittiche, fonda il 4 ottobre del 2009 il Movimento 5 Stelle. Casaleggio è il proprietario di una piattaforma informatica, denominata "Piattaforma Rousseau", che verrà utilizzata per designare i candidati del Movimento 5 Stelle alle varie competizioni elettorali. C'è da rilevare che la trasparenza delle procedure elettorali di detta piattaforma lascerà sempre molto a desiderare.
Comunque, Beppe Grillo organizza e conduce le campagne del neo-partito con il suo solito stile: oratoria scurrile da Bar Sport a profusione ed espressioni facciali da invasato. Accanto ad alcune proposte condivisibili ecologico-ambientali il Nostro prospetta anche forme discutibilissime di democrazia diretta, tra cui la perla dell'"uno vale uno", che è un'esaltazione dell'ignoranza e dell'incompetenza elevate a sistema. Nel periodo più veemente della sua permanente campagna elettorale (è il primo febbraio del 2014), Grillo pubblica sulla sua pagina Facebook un volgarissimo video contro Laura Boldrini, rivelando fin da allora il suo maschilismo/machismo da coatto e borgataro (e mi scuso con entrambe le categorie).
Comunque il Movimento 5 Stelle passa di successo in successo in tutte le competizioni elettorali che si svolgono a partire dalla sua fondazione, divenendo partito di maggioranza relativa con il 33% dei voti alle politiche del 4 marzo 2018. A questo punto, una massa di rappresentanti dei popolo incompetenti e ignoranti occupa gli scranni de parlamento; e le "gaffes" e le cazzate di costoro si susseguono a iosa. Però, da quel marzo 2018, nel corso delle successive tornate elettorali, il consenso dei 5 Stelle crolla. Sembra che l'epigono (in peggio) di Guglielmo Giannini, cioè il nostro Beppe Grillo, abbia fatto il suo tempo.
Speriamo...
Ma al peggio non c'è mai limite nella nostra Italietta...