24 aprile 2020

Dilettanti allo sbaraglio... o peggio

di Paolino Vitolo

La pandemia Covid-19, provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, sta sconvolgendo le nostre vite. Pensavamo di essere forti, invulnerabili, destinati a un progresso inarrestabile, e improvvisamente ci siamo accorti che non è così. Molti hanno detto che la natura ha voluto darci una lezione, ricordandoci che non siamo affatto i padroni dell’universo, ma soltanto dei piccoli esseri insignificanti, ma presuntuosi.

Ad esser sinceri, queste tesi “bibliche” non mi hanno mai appassionato e tanto meno convinto. Preferisco affidarmi al ragionamento, partendo naturalmente da evidenze comprovate. Se e quando ci sono. E il ragionamento deve condurci a identificare gli errori, che siano stati eventualmente commessi, ed i responsabili, allo scopo naturalmente di rimediare e di evitare che quanto successo possa ripetersi in futuro.

Partiamo dalla scienza. I medici e gli scienziati, che preferirei chiamare semplicemente “tecnici”, si sono trovati di fronte ad un virus nuovo, molto contagioso e dal comportamento anomalo. Sono quindi comprensibili gli errori iniziali ed anche le sottovalutazioni, che per di più avevano vita facile, perché a tutti noi faceva piacere pensare di avere a che fare con una specie di semplice influenza. Io stesso, che non sono un tecnico del campo, fui portato a sottovalutare nel primo articolo che dedicai a questo argomento (“Chi ha paura del virus cattivo?” – 9 marzo 2020).

I tecnici però hanno subito corretto il tiro e stanno dimostrando di lavorare molto bene sia nella sperimentazione di cure efficaci, sia – cosa ancora più importante – nella ricerca di un vaccino. E ci fa piacere che in entrambi i settori si stiano distinguendo eccellenze italiane, come l’ospedale Cotugno di Napoli, con la terapia del dott. Ascierto, e la Irbm di Pomezia, che sta collaborando con lo Jenner Institute della Oxford University (UK) per la produzione di un vaccino, che probabilmente sarà già disponibile dal prossimo autunno per vaccinare i soggetti più a rischio (operatori sanitari e forze dell’ordine).

Ma allora chi sono i dilettanti allo sbaraglio cui è dedicato il titolo di questo articolo? I politici naturalmente, senza alcuna distinzione né di nazione, né di tendenza, né di colore politico. E alcuni di essi, rifacendomi al titolo, non sono solo dilettanti, ma “peggio”. Che significa “peggio”? Mah, scegliete voi! Vi do qualche suggerimento: imbecille, imbroglione, mariuolo, farabutto, ecc. ecc.

Incominciamo dall’inizio. Come tutti sanno, il sistema sanitario italiano è stato messo a dura prova dall’impatto repentino del virus. Le regioni del nord, più duramente colpite, hanno a mala pena fatto fronte al gran numero di pazienti in terapia intensiva, nonostante il loro sistema sanitario sia indubbiamente più attrezzato. Ma come mai il sistema sanitario si è trovato così impreparato? Le ragioni sono abbastanza lontane nel tempo: è almeno dal 2011 che la sanità pubblica è soggetta a tagli (in concreto diminuzione di posti letto e chiusura di ospedali) perché considerata costosa ed eccessiva. Il primo ad inaugurare questo andazzo fu Mario Monti, Presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013. Professore ed economista di chiara fama, prima di assumere l’incarico di premier, chiese ed ottenne dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la nomina a senatore a vita. Dopo quattro giorni da questa nomina, che gli assicurava la pagnotta (e che pagnotta!) vita natural durante, accettò di presiedere il Governo, che doveva riparare i danni volutamente inferti all’economia italiana dalla Germania della Cancelliera Merkel in odio al governo Berlusconi. Ma questa è un’altra storia di cui ho già parlato in passato (“Sogni” – dicembre 2012).

Comunque, per riparare i suddetti danni, il governo Monti si dedicò ad una politica di austerità. Tra le altre cose, non esitò a buttare in mezzo alla strada qualche milione di lavoratori che, pensionati regolarmente dai loro datori di lavoro, non ricevettero la pensione per molti mesi, perché i limiti di età erano stati improvvisamente aumentati dalla ministra Fornero. Essi furono definiti “esodati”, con termine obiettivamente aulico e fantasioso. Altra brillante operazione del governo Monti furono i tagli alla sanità pubblica di cui ho detto pocanzi, i cui effetti devastanti si sono visti nell’attuale emergenza coronavirus.

Obiettivamente non mi sento di definire il professor Monti come un “dilettante allo sbaraglio”. Sarà forse in una delle categorie del “peggio”? Non lo so, decidete voi.

Ma veniamo a tempi più recenti. Dopo molte incertezze e reticenze si è scoperto che i primi casi di infezione in Cina furono registrati il 17 novembre 2019. Il 10 dicembre si ammala il “paziente zero”, un venditore di frutti di mare di Wuhan, Wei Guixian di 57 anni, che verrà ricoverato in ospedale il 18 dicembre con polmonite bilaterale “di origine sconosciuta”. Il 27 dicembre, quando i ricoverati in ospedale sono già 180, il medico Zhang Jixian segnala alle autorità sanitarie locali che l’infezione potrebbe essere causata da un nuovo tipo di coronavirus. Questo medico sarà poi costretto a firmare una pubblica lettera di scuse il 1° gennaio 2020, per aver diffuso notizie false.  Egli, che poi sarà definito “eroe”, morirà il 2 febbraio 2020 di Covid-19. Un altro medico, l’oculista Li Wenliang dell’ospedale di Wuhan, viene arrestato il 1° gennaio per “diffusione di notizie false”. Nel frattempo le autorità cinesi cominciano ad oscurare i siti web e i social network dove si parla dell’epidemia.

Non voglio tediarvi con una cronistoria disponibile peraltro su numerose fonti web: ad esempio Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_pandemia_di_COVID-19_del_2019-2020. Mi preme però far notare che le autorità cinesi avevano già capito nel gennaio scorso la gravità della situazione e volutamente hanno nascosto le notizie fino a quando non è stato più possibile negare l’evidenza. Ricordo che in quei giorni stavamo serenamente stravaccati in poltrona davanti ai telegiornali che parlavano delle disgrazie dei poveri cinesi di una sconosciuta megalopoli di 10 milioni di abitanti, il cui nome Wuhan sentivamo per la prima volta. E intanto il virus viaggiava indisturbato per il mondo a bordo di passeggeri di aerei che dalla Cina raggiungevano ogni punto del nostro villaggio globale.

In quale categoria mettiamo il presidente cinese Xi Jinping? In quella dei “dilettanti” o in una dei “peggio”? Io un’idea ce l’avrei, ma preferisco lasciar decidere a voi.

Andiamo avanti. Il 30 gennaio 2020, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza internazionale da parte dell'OMS, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte conferma i primi due casi di contagio in Italia (due turisti cinesi, immediatamente ricoverati presso l'Istituto Spallanzani di Roma). Come primo provvedimento il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio blocca tutti i voli provenienti dalla Cina, dimenticando un piccolo particolare: chi viene dalla Cina può anche non usare un volo diretto, ma fare scalo magari in una città europea. Io per esempio, quando andai in Cina nel 2008 (viaggio stupendo ed indimenticabile peraltro) feci scalo a Londra. Quindi il mio volo finale fu Londra Heathrow – Roma Fiumicino, niente a che fare con la Cina; Gigino Di Maio non lo avrebbe bloccato.

Che categoria attribuiamo a questo ragazzo? Voglio essere buono: propongo “dilettante”, poi fate voi.

Finalmente, il 23 febbraio 2020, dopo i primi casi di Codogno (LO) e di Vo' Euganeo (PD), il governo italiano capisce che l’epidemia non ce la siamo scansata e comincia a prendere i primi provvedimenti: il Consiglio dei ministri approva il D.L. 6/2020, poi convertito in legge come L. n. 13/2020, con il quale si istituiscono le cosiddette zone rosse. Seguono una serie di DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri) per le norme attuative e le precisazioni. Di questi DPCM ne verranno in seguito una grande quantità; tutto bene tranne che per un particolare: i DPCM non devono essere convertiti in legge e non hanno scadenza. Sono una piccola forma di dittatura offerta al Presidente del Consiglio.

Comunque, se escludiamo le zone rosse, nel resto d’Italia si continua a fare la vita normale. Ma qualcosa sta per cambiare. Ci si rende conto che la situazione sta precipitando e col DPCM del 4 marzo 2020 si sospendono le attività didattiche su tutto il territorio nazionale. Subito dopo col DPCM dell’8 marzo 2020 tutta l’Italia diventa zona rossa. Si vietano gli spostamenti se non per validi e giustificati motivi, si sospendono tutte le attività commerciali e produttive non essenziali. Nasce insomma il mondo in cui oggi ancora viviamo.

Peccato che nell’ultimo fine settimana “libero” (sabato 7 e domenica 8 marzo 2020), a causa di indiscrezioni sul prossimo decreto di lunedì 8, trapelate non si sa come o forse soltanto intuite (a Napoli si dice: Sentì ‘o ffieto d’’o miccio), si verifichi un vero e proprio assalto ai treni da parte di meridionali residenti al nord che decidono, presi dal panico, di ritornare nei loro paesi di origine. Senza questo esodo probabilmente il sud sarebbe stato interessato ancora meno dalla pandemia.

Infine mi chiedo: visto che l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) dichiarò, come ho detto, lo stato di emergenza il 30 gennaio 2020, è stato corretto aspettare più di un mese per adottare il blocco totale, il cosiddetto lockdown? Se non si fosse aspettato tanto forse ne saremmo potuti uscire prima.

Il blocco di tutte le attività è un colpo durissimo per l’economia italiana e soprattutto per l’Italia meridionale, dove scarseggiano le aziende produttive e l’economia è basata sui servizi e soprattutto sul turismo. Per rendersene conto basti guardare a come è stata la scorsa Pasqua a Palinuro: il deserto assoluto quando negli altri anni c’era il pienone praticamente estivo.  A livello nazionale si prevede una recessione simile a quella della famosa crisi del 1929, con una perdita del PIL superiore al 9%.

Per ricominciare a risalire si spera molto nella fase 2 che dovrebbe incominciare il prossimo 4 maggio con riaperture delle varie categorie scaglionate nel tempo e con un ritorno graduale alla nostra libertà personale. Per affrontare l’emergenza economica, che sarà più grave e più lunga di quella sanitaria, il governo ha predisposto il cosiddetto decreto Cura Italia, con il quale stanzia ben 25 miliardi di euro per sostenere l’economia italiana in crisi. Nel caso non sia stato chiaro, sottolineo che il ben davanti ai 25 miliardi è da intendersi come ironico, visto che la Germania per gli stessi motivi ne ha stanziati 600, se non erro. Nonostante ciò la discussione sul Cura Italia si sta protraendo da tempo immemorabile, tanto è vero che il voto finale è previsto per oggi 24 aprile 2020.

Nel frattempo ci sono imprese che falliranno o che sono già fallite, imprese che non apriranno più e infine 10 milioni di italiani che finiranno o sono già finiti in mezzo a una strada.

Ma poco male, se non ce la facciamo da soli, l’Europa ci salverà. Appena ieri il Presidente Conte è ritornato trionfante da Bruxelles annunciando che finalmente l’Europa è diventata una comunità e la solidarietà di tutti gli stati membri è garantita soprattutto verso i più bisognosi come noi. Belle parole, addirittura benedette dal comico Grillo improvvisamente tornato in vita per l’occasione. E questo dice tutto.

Ma, al di là delle chiacchiere, vorrei riportare le parole del Mattino di Napoli di stamattina, che spengono gli entusiasmi dell’ineffabile avvocato di Volturara Appula (FG):

Si evoca una cifra di duemila miliardi di investimenti e spese generati dai meccanismi messi in campo dall'Europa per superare lo choc da coronavirus. Ma sui dettagli e sui tempi entro i quali gli strumenti potranno essere concretamente varati e messi a disposizione delle imprese per ripartire c'è ancora incertezza. Ormai assodato il consenso sulla creazione di un fondo di salvataggio e rilancio economico che viene definito «necessario e urgente» ma restano da definire dimensioni e caratteristiche. Il Consiglio europeo ha dato mandato alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen di avanzare una proposta sul Recovery fund entro il 6 maggio. Via libera anche ai prestiti del Mes, il contestato salva-stati, con l'unica condizione che vengano usati per le spese sanitarie, anche indirette, una formulazione che apre tuttavia la strada anche a un utilizzo più ampio dei fondi.
Il fondo salva-Stati (Mes), nato con l'obiettivo di aiutare i paesi dell'Unione in difficoltà, darà vita a una nuova linea di credito da 240 miliardi dedicata a fronteggiare la pandemia. Ogni Paese potrà prendere in prestito fino al 2% del suo Pil, per l'Italia circa 37 miliardi. Non sono previste condizioni. Secondo alcuni Paesi, Olanda in testa, il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie. Parigi, Roma e Madrid non vogliono condizioni. Da decidere i tempi.

Come si vede siamo in alto mare, mentre la nave fa acqua e sta affondando. In pratica il nuovo fondo salvastati, che dovrebbe garantirci un prestito in parte a fondo perduto e in parte con tempi lunghissimi (30 – 40 anni di restituzione) è ancora in fase di studio. L’unica cosa concreta sarebbe il famigerato MES, che ci darebbe appena 37 miliardi, speriamo non condizionati alla sola sanità pubblica, e che prevede clausole molto gravose per la restituzione. In pratica l’Italia diventerebbe schiava dei paesi più forti, come la Germania e l’Olanda, proprio come successe alla Grecia quando subì la crisi dell’autunno 2009. Se ci ricordiamo quello che successe in quel paese in quei giorni terribili, i salari e le pensioni dimezzati, l’assalto della gente ai bancomat, la miseria assoluta per un terzo della popolazione, dobbiamo fare di tutto perché questo non capiti anche a noi.

Il governo italiano attuale, con l’aiuto delle opposizioni, dato che in tempo di emergenza bisogna essere uniti e compatti, dovrebbe pretendere dall’Europa il trattamento che ci spetta, come stato fondatore e come componente essenziale della Comunità Europea, che senza di noi non avrebbe più senso.

Saranno capaci questi signori di ottenere questo? Dopo le trionfali esternazioni di queste ore temo di no. Ma voglio aspettare ancora e non voglio dare subito il voto all’avvocato Giuseppe Conte e compagni.

Sinceramente e per i motivi puramente egoistici che ho spiegato, non vorrei doverli classificare, come temo, dilettanti allo sbaraglio… o peggio.